Da leggere, articolo molto interessante, che condivido pienamente
“O ANCHE NO” - UNA TRASMISSIONE SENZA RETORICA - LA TV FA BENE
Manda al diavolo il disabile, scoprirai la vera inclusione
di Stefano Disegni
“La vita è quella cosa che ti accade quando sei occupato a farne altre” diceva John Lennon, forse non esattamente con queste parole, ora non me le ricordo bene, ma il senso era questo. Quando squillò il cellulare e una voce femminile, pacata, con pause giuste e senza inflessioni dialettali, insomma da signora molto elegante, mi salutò con “Buongiorno, sono Paola Severini Melograni, la seguo sempre sul Fatto Quotidiano, mi piace molto quello che fa, sarei felice se lei volesse collaborare con noi” pensai, nell’ordine, che aveva un cognome che pareva inventato da Villaggio, che non riuscivo a immaginare a cosa avrei dovuto collaborare, che dai modi e dal tono della voce forse si trattava di un magazine di Giardini Verticali a Milano. Ero pertanto pronto a rifiutare con grande garbo la proposta, quella voce meritava il miglior british style, spiegando che mi occupavo di fare il culo a strisce alla gente mediante satira e non ero quindi armonizzabile con riviste patinate (fermo restando che se mi pagano bene mi armonizzo subito).
Poi la donna col cognome che pareva inventato da Villaggio mi spiegò a cosa sperava volessi partecipare e pian piano capii, nell’ordine, che era qualcosa di inusuale e bellissimo, che andava a solleticare una mia esigenza di sempre, quella di fare qualcosa per il prossimo, specie per quel prossimo per il quale si fa ancora poco e che, altro che Giardini Verticali, quella elegante signora era più tosta di un portuale livornese. Mi sono ritrovato in uno studio tv a fare vignette e chiacchiere sui disabili. O meglio sul tema dell’inclusione dei disabili nel mondo di noi cosiddetti normali che se scandagli bene nelle nostre teste, siamo in molti a non scherzare quanto a disabilità e seri problemi comportamentali.
Il programma che Paola S. M. (cognome non villaggesco ma lungo e io devo risparmiare spazio) ha inventato, conduce e difende con le unghie e con i denti contro la tirannide dello share in difesa della qualità e della tv come servizio sociale (ora insieme a un satiro entusiasta) si chiama O anche no e va in onda la domenica mattina alle 9.20. “E chi ce vede? Dormono…”, ho pensato ma non l’ho detto, superficialmente. Alla faccia mia, ci vedono molti, tutti quelli che tengono a un appuntamento con un tema importante come la conoscenza di quanto in Italia viene fatto per sfatare l’immagine del povero disabile, triste ed emarginato, incapace di essere un quadro produttivo, per dirla con l’orribile linguaggio di chi riduce le persone, normali o disabili che siano, a numeri. Costi e ricavi, per capirci. Ho accettato di partecipare a O anche no perché era una sfida. Non sono mica facili le vignette a tema disabilità. Corri il rischio di finire nella gara di solidarietà svolta con gli occhi buoni per togliersi un peso dalla coscienza (non sono superiore, sono con voi, ragazzi!) invece di sfruttare l’opportunità di conoscere mondi che non conosci e da lì partire per far ridere mediante satira. Aiutare a far sapere a quelli a casa quanta gente c’è che, senza troppa pubblicità, si dà da fare per i normali con qualche problema. Una mission vitalizzante nonché buon cibo per lo spirito, specie per quelli che come me si monitorano con regolarità per essere sicuri di cosa stanno facendo e se è il caso di farlo. Così il satiro cinico ed esperienzato ha scoperto con stupore che un disabile non è uno cui fare carezze fisiche e morali per fargli sopportare meglio di “non essere come noi”, ma uno esattamente come noi con cui si può scherzare, ridere e se ci litighi mandarlo a quel paese come gli altri, down compresi e questa non è una scorrettezza grave, ma un’inclusione vera.
Puntata dopo puntata, in particolare dopo lo spin off di O anche no per la Giornata Internazionale per l’Inclusione dei Disabili nel Lavoro, due ore di musica, satira, riflessioni, partecipazione di grandi nomi e messaggio del presidente Mattarella, svignettato dal sottoscritto, speriamo bene, le quote di pessimismo decrescono constatando la voglia diffusa di dare una mano e l’esistenza di un’Italia intelligente, non siamo egoisti come vorrebbe qualche untore di intolleranze. Non ultima incoraggia la presenza della Rai facente finalmente funzione di servizio sociale, informando e divertendo, guarda le performance dei Ladri di Carrozzelle e del loro batterista e vedrai se sbaglio. Niente male, questa Paola S.M. Riesce perfino a suscitare interesse senza spararsi 6000 watt di luce in faccia come va di moda tra le teleconduttrici.
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