sabato 06/07/2019
Il Cazzaro Rosé
di Marco Travaglio
Uno fa di tutto per dimenticare, rimuovere, archiviare, poi apre Repubblica e trova un titolone a caratteri di scatola, manco fosse scoppiata la terza guerra mondiale: “Migranti, io accuso il Pd”. Perbacco, sarà rinato Emile Zola e avrà lanciato un nuovo J’accuse? No, è Renzi che manda una lettera. E propone -udite udite- “dieci piccoli spunti di riflessione”. Non un paio. Dieci, come i piccoli indiani. Voi direte: avrà scritto per spiegare come mai proprio l’altroieri è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 15mila euro al Comune di Firenze per un danno erariale di 125mila a furia di assunzioni inutili? Per darci la giusta lettura di quelle strane frasi di Lotti, intercettato con Palamara, sulla sua spedizione in Qatar per vendere la Roma agli emiri? Per raccontarci che fine han fatto i 6,6 milioni di dollari sottratti ai bambini africani da suo cognato e dai di lui fratelli appena rinviati a giudizio per un mega-furto ai danni di Unicef e altri enti benefici, malgrado la sua legge salva-appropriazione indebita che nel frattempo ha salvato pure Bossi? Per soddisfare la curiosità di grandi e piccini sul vero mestiere dell’amico Lotti, fra spedizioni a Londra per il business dei diritti sportivi, traffici con Palamara sulle Procure di Roma e Firenze, e convegni di corrente nel partito da cui si sarebbe “autosospeso”? Per scusarsi di aver candidato Cosimo Ferri, il pm berlusconiano, anche lui pizzicato nello scandalo Csm? O di averci insultati chiamandoci “Falso quotidiano” perchè osavamo raccontare l’incontro fra il babbo e Romeo, poi accertato dagli stessi pm romani che han chiesto di archiviare papà Tiziano?
Macchè, ha scritto per farci sapere che “non possiamo arrenderci allo tsunami sovranista”. E vabbè. E che “resistere e rilanciare si può”. Mo’ me lo segno. Ma anche per il solito mea culpa battuto sul petto altrui. Il vestra culpa. Di chi? Di Gentiloni e Minniti, premier e ministro dell’Interno del Pd sostenuti dal partito che aveva come segretario lui, Renzi. Che han fatto, i due manigoldi? Nel “funesto 2017” (funesto perchè il premier non era più lui) hanno “sopravvalutato la questione immigrazione”, che a suo dire si riduceva a “qualche decina di barche”. In effetti nel 2016 e nel 2017, grazie a Renzi, sbarcarono in Italia 181.436 e 119.369 migranti, mentre la cura Minniti li fece calare nel 2018 a 23.370. Ma, si sa, Minniti li sopravvalutava, mentre Renzi se ne fregava. Infatti al Viminale non aveva messo nessuno (Alfano) e si occupava dei veri problemi del Paese. Abolire le elezioni per il Senato, rimpinzarlo di sindaci e consiglieri regionali. Far rimpiangere il Porcellum con l’Italicum.
Fabbricare altri precari col Jobs Act. Leccare Marchionne e Boccia. Premiare gli evasori. Inciuciare con B. & Verdini. E tante altre belle cose. Invece Minniti sopravvalutò gli sbarchi e impose alle Ong di darsi una regolata, lavorò per stabilizzare la Libia e guardacaso gli sbarchi si ridussero a un quinto. Ma sentite quest’altra: “Il crollo nei sondaggi del Pd comincia quando si esaspera il tema arrivi dal Mediterraneo e allo stesso tempo si discute lo Ius soli senza avere il coraggio di mettere la fiducia… Il successo di Salvini inizia da lì”. Ora, a parte il dettaglio che il segretario del Pd era lui, il tapino dimentica che il primo boom di Salvini nei sondaggi (dal 5% a oltre il 10) si registrò quando il suo governo non faceva nulla contro l’immigrazione selvaggia, anzi mercanteggiava flessibilità dall’Europa per le sue mancette elettorali in cambio dell’impegno a prendersi e tenersi tutti gli sbarcati (Bonino dixit), mentre la Lega calò un po’ quando al Viminale si vide finalmente qualcuno. E il Pd precipitò definitivamente grazie al suo geniale RefeRenzum (lui dice che furono le “fake news”: ciao core). Quanto allo Ius Soli, Salvini sperò che il Pd lo approvasse a fine legislatura, regalandogli una campagna elettorale che l’avrebbe portato non al 17, ma al 30%. Ma fu un bel pezzo del Pd renziano, con gli ottimi alfaniani, a non volerne sapere. E, con l’aria che già tirava, fu una scelta azzeccata, altrimenti il 4 marzo il Pd non sarebbe finito al 18, ma al 10%.
Il bello è che, mentre Minniti e Gentiloni “sopravvalutavano” i migranti, il segretario Renzi li applaudiva a scena aperta. “Dobbiamo uscire dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che abbiamo il dovere di salvarlo. Ma non possiamo accoglierli tutti noi… Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico… Abbiamo il dovere morale di aiutarli davvero a casa loro… L’immigrazione indiscriminata è un rischio che non possiamo correre. Sostenere la necessità di controllare le frontiere non è un atto razzista, ma un dovere politico… Un eccesso di immigrazione non fa bene a nessuno”, “Ci dev’essere un numero chiuso di arrivi… Nel 2018 si discuterà del bilancio, se altri paesi che si sono impegnati ad accogliere non lo fanno, l’Italia dica che non contribuirà a pagare 20 miliardi al bilancio Ue”. “Si è fatto bene a bloccare gli sbarchi. Non c’è divisione nel Pd su questo”. Frasi che sembrano uscite dalle fauci del Cazzaro Verde, invece sono di Renzi, il Cazzaro Rosé, nel suo libro Avanti (7.7.2017) e nel suo discorso alla Festa dell’Unità di Bologna (1.9.17). Ora, a un occhio superficiale, Renzi potrebbe apparire il solito incoerente. Errore: da quando giurò di lasciare la politica in caso di sconfitta referendaria e invece restò perchè “solo il vigliacco scappa”, è la coerenza fatta persona. Il suo guaio è un altro: ormai sta sulle palle a tutti, ma soprattutto a se stesso.
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