venerdì 5 luglio 2019

Madama Doré



Titubanza ed immobilismo? Madama Dorè torna a pontificare cercando di far dimenticare il fatto che per essere ancora lì ha dovuto emigrare in Trentino in un seggio sicuro, tanto è l'entusiasmo altrove ogniqualvolta si odono le sue dolci, zuccherate parole. 
Il partito, meglio dire quel che resta del partito dopo la gestione renziana dello stesso: una nave in balia di onde con motori fuori uso e nessuna rotta programmata; dopo anni di irrisioni di antiche scelte, di commistioni con parti di società un tempo politicamente nemiche, vedi Confindustria che dettava leggi, dopo scelte agevolanti l'evasione fiscale con innalzamenti di limiti oltre i quali scatterebbero sanzioni ed arresti, tanto alzate da rendere impossibile la sana e giusta cella ai briganti che ancora ci circondano, dopo love story con banchieri e annacquati capitani d'industria trasformatisi negli anni in giocatori di crediti per l'onnivora voglia di incamerar denari, dopo abrogazioni di articoli dello statuto dei lavoratori conquistati a caro prezzo e frutto di battaglie politiche, dopo leggi occupazionali rintroducenti forme di schiavitù aggiornate ai tempi, insomma: dopo tutte queste incredibili scelte compiacenti gli amici di un tempo capitanati da uno che sino al 1994 pagava tangenti alla mafia, questo è il minimo che può accadere ai resti di un partito. Le rovine del PD si possono restaurare solo se personaggetti alla Madama Doré fanno valige e biglietti con destinazione ignota. Solo allora si potrà tornare a respirare aria pura e, desiderio quasi chimera, di sinistra. 
Adieu!

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