domenica 14 luglio 2019

Nello stagno


Leggere una notiziola, di quelle apparentemente e filosoficamente errate, del tipo: dai non può essere, si sono sbagliati, il linotipista avrà fatto serata, non fa che accrescere una certezza insita, celata nel cuore da ormai lustri divenuti nel frattempo ere: ma in che cazzo di sistema stiamo vivendo? 
Veniamo alla notizia: Deutsche Bank, quindi non propriamente una bancarella da sagra rionale, ha elargito ai suoi dirigenti negli ultimi vent’anni per 50 miliardi di euro, grazie al famigerato investment banking, una sorta di gioco d’azzardo gigante trasformato in abilità ingegneristica finanziaria dalla cosiddetta società civile. Mentre i famelici onnivori in doppiopetto si spartivano il bottino e la grande banca teutonica degenerava in colossali truffe assimilando migliaia di miliardi di sofferenze, i ribaldi le chiamano così, ecco scattare il piano per rientrare, il solito becero menu per tutti gli allocchi respiranti e partecipi di queste vergogne universali: lacrime e sangue che prevede in tre anni il licenziamento di 18000 dipendenti. Esistesse un’entità superiore, un comando supremo, un direttorio di saggi, questi fatti avrebbero le giuste conseguenze: spoliazione dei beni, Tso obbligatorio e centro di rieducazione sociale per tutti questi parassiti, sanguisughe senza decenza che incamerano risorse destinati alla collettività, erigendosi a luminari, ad emblemi, a cammei da mostrare per trasmetterci il subliminale messaggio “studia ed osa per arrivare ad affermarti nella società” 
Fino a quando non ci capaciteremo di essere stati docilmente incastonati dentro ad un sistema inchiappettante molti per le ladrerie di pochi, tutto continuerà a girare in questa modalità: i nani serventi da una parte e i signorotti dall’altra. In mezzo barbaredursate, grandi fratelli, pianti lacrimevoli mediatici, stordenti ed appannanti ragione e dignità.

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