L’amazzone Mogherini: non sarà stato Putin?
DI DANIELA RANIERI
Abbiamo concluso la lettura dei giornali di ieri con la sensazione di dover chiedere scusa a Federica Mogherini. Come si sa, la ex ministra degli Esteri del governo Renzi e poi Alta rappresentante dell’Ue per la politica estera era stata “fermata” dalla magistratura di Bruxelles con l’accusa di aver brigato in modo illecito per ottenere dal Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), una specie di ministero degli Esteri della Commissione Ue, l’appalto per una scuola di formazione per diplomatici, in quanto rettrice del Collegio d’Europa di Bruges (ieri si è dimessa), tutto a spese di fondi europei per un totale tra 700 mila e 1 milione di euro l’anno per 6 anni.
“Mogherini torna libera”, titola Repubblica, che riferisce pure le parole della ex “Lady Pesc” (fu voluta in quel ruolo da Renzi, con il quale comunque i rapporti erano interrotti da tempo, come ci tengono a precisare i giornali del blocco riformista renzian-nostalgico, per quanto garantisti). “È stata una maratona ma ho risposto su tutto”, dice Mogherini, come se avesse potuto benissimo non farlo; poi esprime “massima fiducia” nella magistratura, bontà sua. Inoltre, apprendiamo con sollievo, non c’è stata mai tensione con gli inquirenti, e la ex ministra del Pd potrà “tornare in Italia per le feste di Natale”, meno male. Secondo i magistrati, Mogherini potrebbe essere stata a conoscenza dei requisiti necessari ad aggiudicarsi la gara grazie ai rapporti privilegiati col Seae guidato dall’ambasciatore Sannino, anche lui fermato; il suo Collegio avrebbe comprato un edificio da 3,2 milioni di euro nel centro di Bruges poco prima dell’avvio del bando, che avrebbe poi previsto, tra i requisiti per l’assegnazione, la disponibilità di un alloggio per gli studenti. Ovviamente, “diversi funzionari delle istituzioni europee hanno iniziato a sospettare che dietro l’inchiesta ci possa essere una ‘manina’” esterna. Indovinate di chi? Esatto, “della Russia, che ha dimostrato di avere una notevole capacità di influenzare le vicende europee”. Putin coi suoi emissari potrebbe benissimo aver spifferato al Collegio diretto dalla Mogherini i criteri per vincere il bando, che ne sappiamo? Comunque, adesso tutto a posto: Mogherini può avere “un pizzico di tranquillità in più”, dice il quotidiano, come se l’avessero rilasciata perché le accuse sono decadute e non perché, come prassi, non c’è pericolo di fuga.
I reati di cui è accusata, peraltro, sono praticamente bagatellari: turbativa d’asta, frode in appalti, corruzione, conflitto d’interessi e violazione del segreto professionale e delle norme sulle gare: niente di che. Infatti La Stampa ha già chiuso il caso: “Corruzione Ue, spunta la talpa. Mogherini e Sannino rilasciati. ‘Agito con spirito di servizio.’”. Mogherini è ritratta come un’amazzone della verità: “Serena nel difendere il suo lavoro, precisa e dettagliata nel rispondere alle domande… non ha tentennato un attimo e ha rivendicato ruoli e decisioni. Punto primo: ‘Ho agito con spirito di servizio nei confronti dell’istituto di cui sono rettrice’. Punto secondo: ‘Credevo in questo grande progetto per avviare un’accademia di formazione dei diplomatici europei’”. Tutto chiarito, dunque: Mogherini ne esce “a testa alta”. Anche il Corriere getta una luce cruda-romantica sulla brutta avventura subita da Federica, raggiunta dal provvedimento di fermo nella “graziosa abitazione di Ixelles”, alle 5 del mattino, davanti alle sue due figlie (che modi! È stata pur sempre Lady Pesc, predecessora di quella Kallas che oggi detta legge in Europa), per essere poi sottoposta a 12 ore di interrogatorio con una sola pausa, “il tempo di mangiare fugacemente un panino”, manco, che so, un primo di Cracco, una focaccia di Eataly. Certo che sfiga, proprio adesso che due europarlamentari del Pd, Moretti e Gualmini, sono sotto torchio per la vicenda del Qatargate (un caso-bufala per i nostri giornali) per aver presumibilmente ripulito la reputazione del Qatar dietro indebita corresponsione di vantaggi. Anche il Corriere riferisce che “c’è chi parla di una talpa in seno al collegio”, sempre che non sia stato Putin in persona a fare l’esposto.
Repubblica avvisa: “Lo scandalo danneggia ulteriormente l’immagine e la credibilità dell’Ue, in un momento di forti attacchi dall’esterno”, anche se questi qui in teoria sarebbero attacchi dall’interno nonché, spiace dirlo, schiettamente Made in Italy. Ma “non a caso”, dice Rep, “il portavoce del Cremlino (Peskov, ndr) ne ha parlato: ‘La corruzione esiste ovunque… Noi facciamo di tutto per combatterla”, un riferimento un po’ maramaldo alla vicenda della classe dirigente di Zelensky, decimata per essersi fatta ville e water a 24 carati coi soldi nostri. Ecco, a ogni modo sarebbe meglio che la magistratura si astenesse dall’indagare per corruzione i membri dell’élite europea, o vogliamo fare un favore a Putin?
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