martedì 3 dicembre 2024

Altro Trumo


Joe Caligola
di Marco Travaglio
Ora che Joe Caligola Biden ha graziato suo figlio Hunter, che rischiava una trentina d’anni di galera dopo essersi dichiarato colpevole di frode fiscale per 1,4 milioni di dollari e porto illegale di pistola, sarebbe interessante conoscere l’illuminato parere dei suoi trombettieri di casa nostra: quelli che intimavano a tutti di dichiararsi pro-Biden e anti-Trump, espellendo dal consesso civile chi li considerava per quello che sono: uno peggio dell’altro. Ma temiamo che resteranno in silenzio, per ritrovare la favella quando Trump – legittimato dal vomitevole nepotismo di Biden per il figlio mariuolo – grazierà gli assaltatori di Capitol Hill (che, per inciso, fecero esattamente ciò che ora fa la presidente golpista georgiana Zourabichvili, rifiutando la schiacciante sconfitta elettorale e aizzando il popolo alla guerra civile con l’appoggio Ue e Usa). Ovviamente, quando diciamo “Biden”, ci riferiamo alla cricca di criminali di guerra che decide al posto suo da quando lui uscì di testa senza più rientrarvi. Oltre al timore che il figlio tossico non regga al carcere, i manigoldi che si fanno chiamare “democratici” sono terrorizzati dall’idea che se la canti e racconti uno dei retroscena della guerra in Ucraina: gli interessi affaristici dei Biden a Kiev. Nel 2014, dopo il golpe bianco, anzi nero, di Euromaidan finanziato dal duo Obama & Biden, Hunter entrò nel Cda di Burisma, il colosso ucraino-cipriota del gas e del petrolio, con un gettoncino di presenza di 1 milione di dollari l’anno senza saper distinguere un gasdotto e un oleodotto da un paracarro. Il procuratore ucraino Viktor Shokin iniziò a indagare sui malaffari di Burisma e nel 2016 Biden chiese a Kiev di licenziarlo.

Nel 2019 Hunter portò il suo pc a riparare in un negozio e se lo scordò lì. Il proprietario tentò invano di contattarlo, poi diede una sbirciatina, trovò foto di Biden jr. con droghe e pistola, e avvisò l’Fbi. Il New York Post pubblicò la storia e le foto, raccontando che nelle email c’erano prove di corruzioni tra Hunter, Joe e Burisma. Ma i molto democratici padroni di Twitter (Dorsey) e Facebook (Zuckerberg) oscurarono la notizia sui social per salvare la campagna elettorale di Biden, che infatti batté Trump, diventò presidente e soffiò sul fuoco della guerra civile ucraina. Che un anno dopo sfociò nell’invasione russa. Ora che la cricca sta per essere messa alla porta da Trump, arriva la grazia: vedi mai che Hunter parli. E si appiccano incendi un po’ ovunque: dall’Ucraina (mine anti-uomo e ok all’uso dei missili Atacms contro la Russia, già definiti “inutili” in settembre da Lloyd Austin) alla Georgia, dalla Romania alla Siria: vedi mai che Trump voglia farla finita con qualche guerra e che se ne scoprano i mandanti. E i moventi. 

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