L’Europa contro Trump: ma chi governa la Nato?
DI ELENA BASILE
Viviamo una anomalia che non viene sottolineata nei media occidentali. La Nato, come recitava Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale di Jimmy Carter, uno dei massimi strateghi statunitensi, di origini polacche e russofobo, è una alleanza di vassalli europei sottomessi alla potenza egemone, gli Stati Uniti. Il Presidente degli Stati Uniti, nella contraddittoria e inquietante dialettica tra istituzioni esistente a Washington, costituirebbe la sintesi tra le varie lobby e poteri e rappresenterebbe costituzionalmente il Paese sulla scena internazionale. In ambito Nato, tuttavia, oggi l’Europa persegue una politica opposta alle direttive di Trump. Quanto più quest’ultimo parla di mediazione necessaria con la Russia, tanto più Ursula von der Leyen e Kaja Kallas, all’unisono con Mark Rutte, perorano la continuazione della guerra adducendo gli usuali alibi menzogneri che dovrebbero rendere le madri fiere come per il Vietnam di sacrificare i loro figli in nome della libertà del democratico occidente. Quali sono dunque i vertici che contro il Presidente USA hanno preso piede nella Nato? L’Europa continua da sola una guerra per procura contro la Russia fortemente voluta dai Dem Usa anche quando si è democraticamente cambiato l’inquilino della Casa Bianca? Si tratta di una contraddizione lacerante del mondo euro-atlantico supinamente accettata dai nostri analisti. Immaginate possibile che il braccio europeo armato della Nato si intromettesse nella mediazione con Kruscev del pur isolato Kennedy nel 1962, liquidato dopo poco dai non tanto oscuri contropoteri americani a cui oggi Trump si riferisce con l’appellativo Deep state? I cittadini europei che vedono il proprio Stato sociale smantellato dall’attuale classe dirigente e i valori di pace e prosperità rinnegati, dovrebbero innanzitutto chiedere a quali poteri l’Europa obbedisce. Quante volte i diplomatici hanno criticato i pacifisti ricordando realisticamente i necessari vincoli euro-atlantici, l’obbedienza all’egemone che garantisce l’ombrello nucleare? Eppure per la politica basata su architetture internazionali note, gli Usa oggi sostengono la mediazione non i rifornimenti di armamenti all’Ucraina.
Le tante violazioni del diritto internazionale passano ormai sotto silenzio. I capi di Stato e di governo europei plaudono agli atti terroristici, l’assassinio di un generale russo con un attentato davanti alla sua abitazione, l’esplosione dei telefonini che tante vittime civili ha realizzato in Libano, l’attacco a uno Stato sovrano, la Siria, perpetrato da milizie jhadiste, sono accettati supinamente dai governi occidentali. Finalmente abbiamo un Isis come si deve, afferma una cinica battuta oggi in voga. In effetti se poteri non dichiarati nell’architettura costituzionale euroatlantica guidano le marionette europee al sostegno illimitato alla guerra in Europa, non possiamo dormire sonni tranquilli. Dopo il popolo ucraino, chi saranno i nuovi agnelli da inviare al macello? Non credo Trump possa pervenire a una mediazione che Mosca accetterebbe solo con condizioni terribilmente gravose: neutralità dell’Ucraina, riconoscimento dei territori occupati dalla Russia, architettura di sicurezza che renda impossibile un nuovo scoppio del conflitto. Trump avrebbe il suo tornaconto isolazionista scaricando i costi sull’Europa. Noi pagheremo le armi da inviare in Ucraina. I neo conservatori, la burocrazia del Deep state avranno la loro mezza vittoria. Le oligarchie delle armi brinderanno alla continuazione dei loro profitti. Intanto in Medio Oriente l’orrore di Gaza continua di fronte a spettatori assuefatti al male. La Russia ha fatto buon viso a cattivo gioco in Siria e un accordo tra Turchia, Iran e Russia ha reso possibile il trionfo delle milizie terroriste quasi senza spargimento di sangue. Mosca , a conferma che i doppi standard non sono patrimonio unico dell’Occidente, ha condannato le brutali azioni di forza israeliane in Siria (come in Libano e in Plaestina) ma non le manovre turche. La fine degli Assad coinciderà con una spartizione di risorse e terre tra americani, turchi e israeliani, in virtù della forza militare bruta delegata agli ex tagliagole. I russi non perderanno l’alleanza turca e degli arabi sunniti, conserveranno le basi militari sul mar Nero. L’Iran risulta perdente insieme alla resistenza palestinese. Avrà piegato la testa nella speranza di evitare il colpo che Netanyahu e la lobby di Israele da tempo promettono e che con Trump sarebbe divenuto certo? Purtroppo gli elementi a disposizione nel liberalismo autoritario in cui ci assopiamo ignari, non permettono di poter fare analisi fondate. La sola cosa certa è che il popolo siriano sarà sottoposto a un nuovo esperimento geopolitico e il terrorismo di stato in Palestina continuerà indisturbato e impunito. Le vittime ucraine non avranno ancora l’agognata tregua.
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