giovedì 1 giugno 2023

Lecca lecca

 

Lingue retrattili
di Marco Travaglio
Abbiamo sempre tifato per Schlein, da ben prima che diventasse segretaria Pd. Ma un vero amico quando l’altro sbaglia glielo dice: infatti l’avevamo avvisata che, a fingersi morto per sopravvivere, bastava Letta. Ora che ha perso le Comunali, cioè le elezioni più propizie al Pd, ci sta ancora più simpatica. Anche perché i giornaloni che per tre mesi l’avevano pompata come un incrocio fra Dolores Ibarruri, Indira Gandhi e Golda Meir, ora che ha seguito tutti i loro consigli gridando al fascismo, difendendo il fazismo, sposando il bellicismo e nascondendo il tutto con supercazzole da assemblea studentesca, già la scaricano col classico calcio dell’asino. Il Corriere celebrava “I magnifici 5 della squadra Schlein” e “Le strade nuove di Elly. Con l’Ucraina ma da ‘pacifista’”. Rep strombazzava “Schlein e la community: il manifesto del nuovo Pd”, “Schlein conquista il congresso Cgil”, “Effetto Schlein: 4mila iscritti in un giorno”. Si spellava le mani per la mirabolante “Squadra dei millennial: da Furfaro e Braga a Di Biase” e per Elly che “tesse la rete europea: Sánchez, Costa, Marin e gli altri” (il primo e il terzo poi prematuramente scomparsi). Si sbucciava le ginocchia anche quando sbagliava: “Schlein, Vogue e la loook-strategia”, “Schlein col fazzoletto rosso supera la prova della piazza”, “Schlein indossa il look da comizio”. Concita passava dall’“avercene di Meloni” all’avercene di Elly: “La donna nuova che spinge Giorgia nel secolo scorso”. Cappellini in piena estasi vedeva “Millennials alla riscossa. Sfida coi boomers dem per cambiare il partito” e riusciva a esaltare anche la sua inesistenza: “L’assenza è presenza: le pause di Schlein”.
La Stampa era tutta un’“Offensiva Schlein”, “Schlein a valanga”, “Il Manifesto Schlein”, “La Pax di Elly”, persino la “Primavera Schlein”. Per Domani dello sponsor-portafortuna De Benedetti, “Il cambiamento di Schlein fa paura”, “Schlein si prende l’opposizione”, “Schlein porta in Europa l’altra Italia”. Lì Damilano celebrava sobriamente l’“Effetto Schlein. Il nostro tempo. La nostra parte. Domenica 26 febbraio, una data che segnerà la nostra storia”. Il nuovo bipolarismo Giorgia-Elly spazzava via tutti gli altri. Corriere: “Giorgia ed Elly si parlano”, “Leader (e vite) parallele”. Stampa: “Meloni-Schlein: le due Europe”. Ora le lingue retrattili dei maestri cantori la degradano a pippa lessa. Corriere: “Stavolta la sfida non si è nemmeno giocata”, “Schlein, alibi in stile Belushi per spiegare lo stop”. Rep: “Una leadership che non incide e non comunica alla maggioranza degli italiani, ma solo all’arcipelago delle minoranze”. Stampa: “Serviva un progetto e quel progetto non c’è”, solo “un’illusione artificiosa”. Dai servi encomi ai codardi oltraggi. Fino al prossimo carro del vincitore (si fa per dire).

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