sabato 3 dicembre 2022

L'Amaca


Datemi un estintore
DI MICHELE SERRA
In casa mia non ci sono cose di Balenciaga. Almeno credo: non riconosco i marchi, non li distinguo nemmeno quando sono cubitali, credo di essere una specie di no-logo naturale.
Ma caso mai ci fossero, tracce di Balenciaga, comunico ufficialmente che non le brucerò, come stanno facendo in queste ore centinaia di invasati su Tik Tok. I fatti sono noti. Balenciaga ha fatto una campagna pubblicitaria piuttosto losca, con bambini e catene, quanto basta per sollevare l’accusa di pedopornografia. Per i miei gusti, sicuramente limitati, quasi tutte le pubblicità dei marchi di lusso sono metà oscene metà cretine, con bulli e pupe seminudi con la faccia truce (non si capisce perché sono così incazzati pur essendo ricchi, giovani, belli e come minimo a Capri: forse che il lusso comporta anche, compresa nel prezzo, l’espiazione?).
Capisco che in questo caso si è superato il limite, ammesso che esista un limite nel mondo no-limits dei consumi. Difatti Balenciaga si è prosternata in mille scuse, come usa oggi al minimo stormir di social. Ma c’è una cosa peggiore dell’errore: è il fanatismo inquisitore. Una borsetta e un paio di babbucce, benché costosissime, non valgono Giordano Bruno, ma l’intenzione piromane è la stessa. Perfino la babbuccia firmata, quando sale al rogo, mi sembra degna di soccorso, e mi viene urgente voglia di un estintore.

Se c’è una cosa deplorevole (e forse ormai irrimediabile) nel nostro evo, è il fanatismo giudicante dei social. Fa paura e fa schifo, e tanto più paura e schifo perché è a buon mercato, a disposizione di chiunque possieda un accendino per appiccare il fuoco e uno smartphone per trasformare in cinema questa sua turba psichica, spacciata per “giustizia”. 

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