mercoledì 27 ottobre 2021

L'Arabo Ebetino

 


Quando succede qualcosa di squallido, c'è sempre di mezzo "lui", il signorotto prestato alla sinistra, l'amico del riccastro assassino da cui è volato per contratto, il tramante dietro i soliloqui oramai insignificanti più che le mefitiche liste della spesa del suo neo amichetto, il Cazzaro.
Dove ci sono miasmi di democrazia si staglia la sua caricatura di ondivago impenitente, la vignetta vivente che rappresenta tutto ciò che dovremmo rottamare. Vedere una parte dell'aula del Senato esultare davanti al soffocamento dei diritti in termine protettivi di moltissime persone, rende amaro questo momento, l'attimo in cui comprendiamo pienamente la bassezza morale di buona parte dell'emiciclo.

E "lui" ne è il capomastro, il regista, principalmente perché sta cercando di ricollocarsi per non scomparire, accentrandosi in quel centro fucina dei principali inganni della storia di questa nazione. Corroborato dai paonazzi fedeli al bisso e al lusso, spronato da quel Parolin-Parolon che insufflandogli la malsana idea di trasformarlo nel pio servente la cattolicità, lo ha indotto ad ergersi a paladino di quel demenziale irrigidimento abbattente il decreto Zan, utile ad accalappiare quel pacioso mondo convinto della propria superiorità e salvezza, tanto da ghettizzare, deridendoli, gli "altri", i diversi, per loro, i dispersi, gli sconfitti, i violentati.

Ed ora che il danno è fatto, non resta che sopportare ulteriormente i latrati di questi subdoli ed infingardi commercianti del nulla, con "lui" sempre in prima fila, fino a che il popolo sovrano, finalmente, non lo metterà a riposo per sempre in quell'anonimato in cui, a sua insaputa, è già immerso da tanto tempo.

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