domenica 31 ottobre 2021

Giovani travagliati

 

Lo fanno per i gggiovani
di Marco Travaglio
Basta contare le 50 (cinquanta!) auto blindate sputazzanti del corteo di Biden che da giorni sfrecciano per Roma, senza calcolare quelle degli altri 19 presunti “grandi”, delle loro first lady, più tutte le vetture e gli elicotteri delle forze dell’ordine, per capire che né questo G20 né gli altri summit faranno mai nulla contro i cambiamenti climatici. Perché chi dovrebbe risolvere il problema è esso stesso il problema. Eppure, se c’è un tema che potrebbe avvicinare i giovani alla politica, è proprio l’ambiente, vedi il successo dei Fridays For Future. Ma la postura di “quelli che contano” verso quei giovani è plasticamente effigiata dall’ultima intervista del ciarliero e inconcludente ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, secondo cui “Greta dovrà evolvere”, perché “lei fa ‘bla bla bla’”, mentre lui e il governo han “voglia di accelerare”. Sul nucleare, sull’idrogeno blu, sul gas e su tutte le energie sporche e non rinnovabili. E ovviamente sulla plastica, visto che la Plastic Tax è stata rinviata un’altra volta: un altro bel messaggio ai giovani, come se non bastassero quelli di Draghi e della sua consulente Fornero sulle pensioni (“pensiamo ai giovani, ai lavoratori di domani”).
Farà piacere, ai giovani, scoprire di essere un’arma di distrazione di massa e un oggetto contundente contro i loro padri, madri e nonni. E figurarsi la loro soddisfazione nell’apprendere che chi vuole riallungare l’età pensionabile e tornare al contributivo secco lo fa per loro. Soprattutto se a dirglielo sono i partiti di destra e di sinistra, che da 25 anni sfornano precarietà a piene mani (dalla legge Treu alla Biagi-Maroni), e i Migliori che hanno svuotato il dl Dignità, cancellato dal Pnrr il salario minimo, smantellato il cashback e il Bonus 110% (fondamentali contro l’evasione e il lavoro nero) e trasformato il Reddito di cittadinanza da incentivo ad assumere a tempo indeterminato in istigazione al precariato (d’ora in poi le 5 mensilità di Rdc per ogni assunto non andranno più solo a chi assume con contratti stabili, ma anche a chi lo fa per pochi giorni). Questo cocktail micidiale di lavori saltuari e spesso al nero, salari da fame senza tetti minimi e sistema contributivo senza deroghe per i periodi di inattività involontaria avrà un solo risultato: “il 60% di chi è entrato nel mondo del lavoro negli anni 90 avrà una pensione inferiore alla soglia di povertà” (Felice Pizzuti, docente alla Sapienza), mentre chi ci è entrato dopo ha ottime probabilità di non vederla proprio. Il tutto grazie a chi ha usato e continua a usare “la previdenza come un bancomat” (ancora Pizzuti) e i giovani come manganelli per menare gli anziani. Se chi li nomina invano dovesse pagare ogni volta una tassa, saremmo tutti miliardari.

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