domenica 31 ottobre 2021

Errori e caso per il nostro bene

 


C’è qualcosa nel “caso” che da sempre m’appassiona, avvertendo come misteriosamente da piccoli errori si possano scoprire meraviglie nascoste, utili per migliorare la vita sul sassolino blu.
Partendo dalla madre di tutte le disattenzioni, Fleming nel 1928, il quale inavvertitamente lasciò cadere in alcune piastre di coltura il fungo Penicillium chrysogenum, scoprendone l’azione di inibizione alla crescita dei batteri, anticamera per la Penicillina che negli anni successivi salvò la vita a milioni di persone, si arriva sino alle scoperte casuali in campo gastronomico, che tanto han fatto e faranno bene agli umori dell’umanità, come narra Mauro Bassini oggi su La Nazione:
“Tra i più celebri c’è la tarte tatin, la torta di mele capovolta in pasta brisée, che è un classico della pasticceria francese. Una delle sorelle Tatin, mitiche ristoratrici dell’Ottocento, preparò una torta di mele dimenticando di rivestire la tortiera con la pasta, prima di mettere le mele tagliate a pezzetti. Se ne accorse e, per tentare di rimediare all’errore, coprì il tutto con un velo di pasta. Poi accese il forno. A cottura finita rovesciò la torta e la servì. Quelle mele magnificamente caramellate ebbero un successo immediato. La corbelleria si trasformò così in un colpo di genio. 

Qualcosa di simile accadde a Milano qualche secolo prima. La storia (o la leggenda, se preferite) racconta che in una vigilia di Natale il cuoco degli Sforza bruciò il dessert destinato a Ludovico il Moro. Un garzone di nome Toni corse ai ripari, lavorando l’impasto avanzato con quel che trovò: uvetta, canditi, uova, farina. Il garzone divenne una celebrità. Quel dolce, apprezzatissimo dagli Sforza, prese perfino il nome del giovanotto: pan de Toni, che divenne poi panettone. 

Un altro apprendista alle prime armi è passato alla storia della cucina come inventore della crêpe suzette. Si chiamava Henri Charpentier ed era un allievo del grande Escoffier in uno storico e lussuoso locale della Costa Azzurra: il Café de Paris di Montecarlo. Anno 1895. Il principe di Galles, futuro re Edoardo VII, ordinò una crépe. Il ragazzotto, emozionatissimo, mise troppo liquore nella salsa che prese immediatamente fuoco. Sudando freddo, il maître decise di servire ugualmente il dessert. Il principe, estasiato, propose di chiamare quel piatto crépe Suzette (che non era il nome dell’apprendista, ma dell’unica donna seduta al suo tavolo). La storia della pasticceria è ricca di fortunati errori. 

La ganache di cioccolato nacque da un goccio di latte caduto per errore in un impasto di cacao. E pare che l’origine della pastiera napoletana si debba a un distratto pasticciere che dimenticò di mettere la farina nell’impasto di una torta di mandorle. Verità? Leggenda? Comunque sia, la storiella si tramanda da infinite generazioni. 
Tanti capolavori sono figli di un errore, tanti altri sono frutti del caso. È noto che il ghiacciolo nacque in America all’inizio del secolo scorso. Meno noto è il suo creatore, un ragazzino di 11 anni che si chiamava Franck Epperson e abitava a Oakland. Una notte d’inverno del 1905 dimenticò all’aperto un bicchiere di acqua e soda con dentro un bastoncino che aveva usato per mescolare il contenuto. Il giorno dopo estrasse dal bicchiere il primo ghiacciolo della storia e molti anni più tardi, nel 1924, ebbe l’ottima idea di brevettare la sua scoperta. Il caso, o qualcosa del genere, ha pilotato anche la fortuna della Coca Cola, nata come medicinale e diventata poi la bibita più venduta nel pianeta.”
Ricordiamo queste disattenzioni culinarie edificanti perché oggi salutiamo, commossi per quanto ha donato a miliardi di papille gustative, Ado Campeol, l’inventore, Dio lo abbia in gloria, del Tiramisù; il “caso” infatti volle che durante la preparazione di un gelato alla vaniglia, allo chef cascasse un po’ di mascarpone nella ciotola delle uova e zucchero e, assaggiandone dal cucchiaio, rimase estasiato dal sapore che ben ricordiamo, il capostipite delle prelibatezze. Lo chef Roberto Linguanotto e la moglie di Campeol, Alba, provarono quell’impasto su savoiardi bagnati col caffè, facendo detonare nelle ugole ancor oggi stordite, il primo “Tirame su”, divenuto negli anni seguenti l’ancora oggi estasiante Tiramisù.
Riposa in pace Maestro! E grazie per l’errore!

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