Angelo Licheri: è un nome che andrà scritto nei libri di storia, come emblema di eroismo e generosità.
Nelle ore strazianti e convulse del martirio di Alfredino, caduto in fondo a un pozzo mentre sopra di lui i soccorritori sbagliavano tutto e al contempo nasceva la tivù del dolore, Angelo si offrì volontario per scendere in quel buco strettissimo. Era minuto e credeva di potercela fare.
Fu quello che ci andò più vicino. Si ferì gravemente contro gli spigoli e le rocce del terreno che spuntavano, riportando ferite alle anche che mai guarirono del tutto. Subì un martirio vero è proprio. Ritornò in superficie tutto insanguinato, ma volle scendere ancora. Arrivò a toccare Alfredino. Ci parlò, provo a rincuorarlo. Gli strinse la mano così forte da ruppergli il polso, pur di provare a tirarlo su.
Non ci riuscì, perché era impossibile riuscirci, ma quel senso di colpo lo ha attanagliato fino alla fine dei suoi giorni. Angelo se n’è andato nella notte, in una casa di riposo a Nettuno vicino Roma. Aveva 77 anni, più della metà dei quali passati a piangere Alfredino.
Un uomo semplice e straordinario.
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