domenica 12 maggio 2019

Tutto è condensato qui!


domenica 12/05/2019
Il cretino prevalente

di Marco Travaglio

Salve, sono il Pirla di Sinistra. Non vi dico il mio nome. Ma, appena mi presento, mi riconoscete. Sono entrato in politica nel 1994. Cercavo un posto al sole nella Gioiosa Macchina da Guerra: tutti dicevano che avrebbe vinto di sicuro. Invece vinse B., ma fui felice lo stesso: il Cavaliere Nero, l’autocrate miliardario che sdoganava i fascisti era il nemico ideale per resuscitare la sinistra scampata a Tangentopoli perché Greganti aveva tenuto la bocca chiusa. Bastava ripetere ogni due per tre che era fascista e le masse sarebbero tornate da noi. Purtroppo le cose non andarono proprio così: B. cadde per mano di Bossi, altro fascista. Col quale D’Alema, auspice Scalfaro, si accordò per sostenere il governo Dini. Disse addirittura che la Lega era “una costola della sinistra”, solo perché milioni di poveracci che votavano per noi si erano buttati sul Carroccio per disperazione. Io ovviamente non ero d’accordo, perché noi di sinistra non dobbiamo perdere la purezza governando con altri: o soli contro tutti, o niente. Meglio il peggior nemico che il migliore amico. Nel 1996 arrivò Prodi, l’usurpatore, che non veniva dal Pci, ma dalla Dc. E ci spiegò che per governare dovevamo aprirci ad altre forze: le chiamava Ulivo, sai le risate. Però la gente ci cascò e lui vinse.

Fortuna che D’Alema si mise con B. nella Bicamerale per far la guerra al Prof e ai giudici, che rompevano i coglioni anche ai nostri. Nel ‘98 godetti come un riccio quando il compagno Bertinotti, un vero puro di sinistra, rovesciò l’intruso col pretesto delle 35 ore di lavoro e servì il governo al Lider Massimo su un piatto d’argento. Certo, questi dovette imbarcare Cossiga e Mastella, bombardare la Jugoslavia per ordine degli Usa, comprarsi la finta opposizione forzista con leggi anti-pm e pro-Mediaset, ma almeno ci liberammo di Prodi. Purtroppo gli elettori non capirono la genialità dell’operazione: D’Alema cadde e, dopo la parentesi Amato, tornò B. Meglio così: preferisco mille volte lui alla falsa sinistra. Tanto peggio, tanto meglio. Cinque anni radiosi: B. rovinava l’Italia e noi dall’opposizione a strillare al regime senza responsabilità. Bastava aspettare e avremmo stravinto. Non andò proprio così: nel 2006 tornò Prodi e pareggiò, qualche voto in più grazie agli italiani all’estero. Per fortuna durò meno di due anni. Poi Veltroni lanciò il Pd a “vocazione maggioritaria”, disse che degli alleati faceva volentieri a meno, figurarsi di Prodi. Infatti gli alleati ci mollarono (Turigliatto&C, Mastella&C). Ma sì, molto meglio resuscitare B. e aspettare che spaventasse i nostri elettori per farli tornare all’ovile.

Lui ce la mise tutta: i soliti malaffari e pure i sexy- scandali. Ma nel 2011, quando finalmente cadde, noi – ammazza che volpi! – decidemmo di non andare al voto: un bel governo del compagno Monti sostenuto da Pd e FI, non proprio di sinistra-sinistra, però piaceva tanto al compagno Napolitano. Nel 2013 i nostri elettori si sbagliarono di nuovo: anziché apprezzare le grandi riforme contro i pensionati e i lavoratori, preferirono i 5Stelle. E finimmo pari con loro. Quel tontolone di Bersani tentò di agganciarli, ma per fortuna non abboccarono. Poi Grillo tentò di agganciare noi, per votare il nostro ex presidente Rodotà al Quirinale e poi governare insieme, ma per fortuna non ci cascammo. Molto meglio rieleggere Napolitano a 88 anni per altri sette e rifare il governo con B. Pussa via, populisti. Purtroppo Silvio fu condannato e mollò Letta (Enrico), ma Alfano&C. restarono incollati alle poltrone. Intanto il compagno Renzi, che salì a Palazzo Chigi sempre con gli alfanidi e pure con i verdinidi. Certo, non era proprio di sinistra, infatti completò l’opera lasciata a metà da B. e attaccò pure la Costituzione. Ma in fondo questo è un Paese di destra: la sinistra può governarlo solo se fa la destra. Purtroppo la gente non ci capì neppure nel 2018: chi era di destra, anziché noi, votò Salvini; chi era di sinistra, anziché noi, votò M5S. Di Maio ci offrì un contratto di governo, ma noi furbi lo gettammo tra le braccia della Lega: meglio starcene sull’Aventino con i pop corn a goderci lo sfascio populista-sovranista. Mica scemi: va bene governare con B., Alfano&Verdini, ma con quel figuro di Di Maio proprio no. Così gli elettori imparano.

Ma questi perseverano: ci preferiscono ancora i gialloverdi. Eppure gridiamo al fascismo un giorno sì e l’altro pure, i nostri librai minacciano di non vendere il libro di Salvini, abbiamo cacciato il suo editore dal Salone, mandiamo i nostri agit prop in tv a ripetere che questo è il peggior governo della storia repubblicana, va tutto male, l’Apocalisse è vicina. Che dobbiamo fare di più? Se Salvini diserta il 25 Aprile lo fischiamo, se la Raggi va al 25 Aprile la fischiamo. Se Salvini dimentica la lotta alla mafia lo fischiamo, se i grillini vanno al corteo per Peppino Impastato li cacciamo. Se arriva Greta siamo tutti ultrà ambientalisti, poi tutti a manifestare pro-Tav coi leghisti, i forzisti e Confindustria. Se passano il reddito di cittadinanza, le leggi anti-precari e anti-corruzione, votiamo contro perché non le abbiamo fatte noi. Ora siamo un po’ preoccupati, perché la Lega cala nei sondaggi e i 5Stelle recuperano: la gente, invece di apprezzare la strategia dei pop corn, scambia i grillini per l’opposizione. Altro che dialogare con loro: più Salvini si sgonfia, più lo rigonfiamo, dandogli del nuovo Mussolini anche se non ci crede nessuno, ripetendo che comanda lui anche se non è vero, attaccandolo sulla guerra ai clandestini anche se li moltiplica, difendendo questa Ue che sta sulle palle a tutti. Sennò è capace di non votarci il Tav e di non spaventarci più gli elettori. Se la gente non ha più paura, perché dovrebbe votare per noi?

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