A PROPOSITO DI LUIGI DI MAIO E DELLA WATERLOO 5 STELLE ALLE EUROPEE
di Andrea Scanzi
Premessa 1 (che a qualcuno non farà piacere): non sono riuscito ad appassionarmi a queste Europee, me ne fregava poco prima e meno di niente adesso. Per il referendum 2016 ci sentivo tantissimo. Per le elezioni 2018 mi sentivo carichissimo. A queste elezioni qua mi sono avvicinato come ci si avvicina a un fagiolo lesso. E mi annoiano mortalmente quelli che ne parlano come se domenica fosse accaduta una tragedia. Ma state calmi, via.
Premessa 2: non chiedetemi neanche di essere stupito. Con Luca Sommi, giocando, avevo detto Salvini 32 Zinga 24 M5S 20. Quindi ho sbagliato di molto poco. Erano i talebani 5 Stelle a vivere sulla Luna, convinti che i sondaggi li avesse fatti Soros e che tutti fossero felici di ‘sto governo senza infamia e senza lode.
Ciò detto, mi colpisce – ma non mi stupisce – questo godimento trasversale per il disastro che ha travolto Di Maio. Capisco gli orgasmi dei bimbominkia ultrarenziani, ma vedere tutta questa foia garrula in giornalisti e “intellò” fa un po’ cascare le palle (le loro; le mie stanno bene). Di Maio ha sbagliato tanto, ma spenderei tutto questo entusiasmo (e livore) quando i gasparri non faranno più parte della politica italiana. Il problema dell’Italia non è certo Di Maio, che almeno è una brava persona e tante cose buone le ha fatte.
Con trasporto minimo ed entusiasmo nullo, nel giorno del redde rationem grillino a Roma butto giù alcune considerazioni su Di Maio e 5 Stelle. Poi però basta, altrimenti mi annoio.
- Nessuno può fare contemporaneamente il vicepremier, il ministro (due volte) e il leader di partito. Neanche Adenauer. E Di Maio non è decisamente Adenauer. Far votare la “base” su Rousseau in merito al suo “ruolo di capo politico” - Di Maio lo ha comunicato stamani - è giusto. Ed è proprio il minimo sindacale.
- Reagire alla sconfitta – come molti ultrà grillini fanno – dando la colpa all’elettorato “insensibile e ladro” è bambinesco e patetico. E vi farà perdere ancora più voti. Anche perché è lo stesso elettorato che vi aveva votato in massa a marzo 2018. Quindi la colpa, a questo giro, è solo vostra.
- Ed è solo vostra perché avete fatto cose belle, che in pochi hanno sottolineato e che voi avete pure comunicato malissimo, ma avete fatto anche porcate vili come salvare Salvini sulla Diciotti per mero (e stolto) calcolo politico, neanche foste diventati democristiani minori. Lì avete tradito voi stessi e avete insultato chi ve lo faceva notare. Non solo avete dimostrato - in quel caso - di non capire nulla di politica (Salvini non avrebbe mai fatto cascare il governo), ma peggio ancora avete tradito voi stessi. Con l’avallo di un pavidissimo (in quel caso) Di Maio. E certe cose, poi, nell’urna le paghi.
- Avete un elettorato esigente che non vi perdona le cazzate e con voi ha dato l’ultima chance alla politica: se deludete anche voi, loro smettono di votare per sempre. Infatti il 38% di chi vi ha votato a marzo 2018 se n’è stato a casa e quasi nessuno (il 4%) ha votato Pd. Se dite di essere i migliori e poi sembrate di colpo il predellino di Salvini, la pagate cara. Non era difficile prevederlo.
- Di Maio è stato sussiegoso oltremodo fino alla “via della seta”, per poi di colpo trasformarsi in picconatore esagitato anti-Salvini dopo. Totale mancanza di misura.
- “E’ colpa dei giornalisti”. Mah. Vi odiano da sempre, ma fino a domenica quella demonizzazione (spesso a casaccio) vi ha rafforzato. Come accadeva con Berlusconi. Se ora non è successo, un motivo ci sarà. Cercate una risposta, se non volete che a votarvi la prossima volta restino giusto i babbei ultrà col poster del sanculotto Giarrusso (Mario) in camera.
- Sempre a proposito di giornalismo. Nel 2019, ancor più a ridosso del voto, Di Maio è stato ovunque in tivù. Ovunque. Anche a sportellarsi con la Chirico da Porro. Anche nel canale satellite degli studenti del Liceo Fava. Anche nel sottoscala del Poro Merda. Proprio ovunque. Tranne che da noi ad Accordi & Disaccordi, noti mangia-grillini servi di Renzi, Salvini e Berlusconi. Lo abbiamo invitato 8mila volte e alla fine – come se fosse una concessione regale - aveva promesso di essere da noi mercoledì 22 maggio (in collegamento mezz’ora). Eccezionalmente in prima serata. Il canale Nove aveva predisposto una puntata speciale ad hoc, con tutto ciò che ne consegue (anche in termini di costi). Lo avevamo anche annunciato durante la puntata di venerdì 17 con Paragone e Gomez. Poi, due giorni prima della messa in onda, Di Maio ha fatto disdire tutto tramite “chi gli cura la comunicazione”. Wow: che stile, che correttezza. Detto che sopravvivremo tutti e che i problemi sono altri, un simile atteggiamento è da peracottari miopi quando non maleducati. Così non vai lontano.
- Per ora la vostra fortuna è che perdete sempre le elezioni che contano di meno, cioè le Europee. Se però non vi rialzerete in fretta, alle Politiche andrà anche peggio (alle Amministrative e Regionali accade già).
- Di Maio non ha solo colpe, chi lo asserisce è in malafede, e resta uno dei più bravi lì dentro: ma alcune colpe le ha. Per esempio avere detto 180 volte tra giugno e dicembre 2018 che “io e Salvini ci capiamo al volo”. Come se, poi, la cosa costituisse un vanto. Ehi, bimbo: prima delle elezioni dicevi che Salvini era quello che “Vesuvio lavali col fuoco” e poi di colpo ci limoni duro? Dai, su.
- Avere criticato la Raggi (e nelle stanze neanche troppo segrete Di Maio lo ha fatto eccome) perché era stata a Casal Bruciato “nel giorno di Siri” è stato pietoso. Andava casomai applaudita, la Raggi.
- La scena sul balcone è stata dilettantismo puro. La “sacra teca” con la tessera numero 1 del reddito di cittadinanza è stata patetica. E dire (più o meno) “aboliremo la povertà” è stato da neuro. Tutte cose che, purtroppo per Di Maio e 5 Stelle, rischiano di offuscare le tante cose buone fatte.
- Parlo a titolo personale, ma questa sbroscia dei soldi restituiti dallo stipendio è una grande rottura di palle. Bella, eh. Nobile, eh. Bravi. Ma non ho mai pensato che una brava persona dovesse per forza rifuggire la ricchezza, ancor più se meritata. Quei soldi sono vostri e non frega niente a nessuno se li ridate o no. Anzi, ci fate pure la figura dei bischeri. Teneteveli: sono vostri. Meglio immaginarvi a bere Champagne nel privato che vedervi salvare Salvini al governo.
- Vale lo stesso per la ”storica” riduzione dei parlamentari. Bella, eh. Bravi, eh. Ma sticazzi? Non me ne frega nulla. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore (cit).
- Vedere i Sibilia e le Castelli sottosegretario all’Interno e viceministro all’Economia è semplicemente osceno. Non li vorrei neanche ad amministrare un geranio depresso.
- Se in un anno e tre mesi il tuo collega di governo raddoppia i voti e tu li dimezzi, vuol dire che tu per lui sei stato linfa e lui per te è stato Demonio. Può essere ingiusto, cattivo, folle. Quel che vuoi. Ma così è. Di Maio e i 5 Stelle sono stati il perfetto maquillage per far sembrare nuovo il partito più vecchio della politica italiana. Mero dato di fatto.
- Lunedì, in conferenza stampa, Di Maio è parso distrutto. Ci sta. Mi è parso però possibilista, o quantomeno fumoso, sul Tav. Come a dire: "Tutto pur di stare al governo". Forse ho capito male io. Forse.
- Sono tre anni che parlate di una seria organizzazione su scala locale e nazionale, ma ancora sembrate “una strana monarchia elettiva” (cit Travaglio). Datevi una svegliata. Di Maio non è il “male” del movimento, chi lo dice/pensa o è in malafede o è una serpe frustrata, ma non può fare tutto da solo. E il primo a dovergli dare una mano è Di Battista. Come lui ben sa.
- Se siete arrivati fin qui senza imprecare mi fa piacere. Se invece state per insultarmi nei commenti, evitate di farmi perdere tempo bannandovi: non ho tempo per perdere tempo e non voglio ultras tra le palle. La stupidità mi annoia.
- Gran Finale. I 5 Stelle, oggi, sono in un cul de sac: come si muovono, si muovono male. In una tale condizione per loro disastrosa, l’unica certezza è questa: meglio far cadere il governo che vivacchiare tirando a campare. Ve lo dico da sempre, ma voi niente: a volte siete duri come le pine verdi. Ora non c’è più tempo: cercate un “pretesto” serio, tanto con la Lega non avete quasi nulla in comune e un pretesto lo trovate. Fate saltare il banco. Ritrovate voi stessi, se ancora un “voi stessi” esiste. E tornate a fare quello che sapete fare meglio: l’opposizione. Perderete poltrone. Perderete potere. Ma non perderete l’anima. Più starete dentro il Salvimaio e più lui vi spolperà. Più vi incollerete alla cadrega e più evaporerete.
Buona fortuna, anzitutto (privata) a Di Maio, che certo non è “il” problema dell’Italia (ma in tanti lo stanno trattando come se lo fosse).
Passo e chiudo.
Amen.
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