martedì 31 gennaio 2017

Vergognosi


7 anni a Moretti e agli altri compari per il disastro ferroviario di Viareggio. Bene! Ma... nel paese merdifero qual è il nostro, incombe su queste condanne di primo grado, la prescrizione. Perché siamo fondamentalmente un paese incivile, dove gli impuniti crescono sempre più. E questo perché abbiamo delle macchiette al governo, ad esempio il Ministro di Grazia e Giustizia Orlando, ronfante sulla legge bloccata oramai da tre anni, promettente giustizia solo per stordire i babbani che ancora li votano. Sappiamo bene infatti che la riforma della prescrizione è bloccata da quel partito che si fa chiamare NCD, capeggiato dall'ex cameriere del Puttaniere, ora ministro degli Esteri (udite, udite!), raccogliente tutti coloro che sperano nell'impunità. Se tutto andrà come sta andando da vent'anni, le 32 persone morte bruciate vive, non avranno giustizia.
Odo ancora le parole del Bomba quando promise entro luglio 2015 la nuova legge, decorosa per una nazione sana! E invece siamo ancora in balia dell'ingiustizia. 
Vergogna!

Buongiorno!


"I dipendenti della Presidenza del Consiglio, in cinque anni, sono riusciti a far passare il proprio stipendio da 39.742 a 57.240 euro lordi all’anno: un rialzo del 45% mentre per gli insegnanti l’aumento è stato pari a circa l’11,8 per cento."

lunedì 30 gennaio 2017

Coraggio



Dichiarazione


Orfini: "La scissione farebbe male alla sinistra!"
..... ..... .....
Sinistra?

Lunedì


Come inizio di giornata non è male! Ci dicono che 900 milioni di persone vivano con 1,20 dollari. Tutto questo, mentre uno psicopatico indebitato alla grande, sta prendendo tutto il pianeta per le palle, chiudendo frontiere con paesi arabi, lasciando però aperte quelle delle nazioni con le quali ha fatto e sta facendo, affari. E poi c'è un nome: Kanayo Nwanze, presidente dell'Ifad l'agenzia Onu che dovrebbe sradicare la povertà nel mondo. Kanayo (o Kanaro?) ha affittato una villa sull'Appia Antica a Roma, al prezzo contenuto di soli... 400.000 euro annui! Che volete che sia? Il dato maggiormente raggelante è che dei 135 miliardi raccolti ogni anno per debellare malattie e carestie, l'80% (si esatto: l'ottantapercento miseriaccia cane!) se ne va in finanziamento di strutture, personale e, usano questo termine i parassiti che infagocitano sulla schiena di chi è affamato di cibo e dignità umana, in "volatilità", ossia evaporano in corruzione o per maldestre operazioni di manigoldi senza scrupoli. A tal proposito ricordo infine una dichiarazione anonima di un partecipante alla riunione annuale della FAO a Roma (è l'organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle mefitiche Nazioni Unite): "In vita mia non ho mai mangiato meglio che al termine delle riunioni FAO a Roma, incentrate su come combattere la povertà e la fame dell'umanità!"
Buon lunedì, naturalmente con il velato augurio di una mega evacuazione diarroica per Kanayo! O Kanaro?

domenica 29 gennaio 2017

Forse non lo sa!


Mentre il mondo s'interroga sui muri messicani e sul figuro Trump, da noi è ricomparso l'Egoriferito "ioquilàeovunque" a sparare percentuali, a pettinare bambole, a promettere futuro, senza accorgersi invece di essere già Passato!

Mitico Onfray


Il mio filosofo preferito, mi commuove tanto mi sento in sintonia con questo suo scritto, oggi su L'Espresso.

Riavanti popolo

Il liberalismo si è imposto in modo autoritario. Portando con sé impoverimento generalizzato, precarietà, disoccupazione 
di massa e concorrenza forzata per il lavoro
Un sistema economico che 
ha promesso tutto ma non ha mantenuto niente. Una plebe 
che vuole fare tabula rasa, 
ma senza un altro progetto. 

Questo è l'Occidente nel 2017. J'accuse di un filosofo

MICHEL ONFRAY

Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, seguita nel 1991 dal crollo dell'Unione Sovietica e del blocco dell'Est (riguardo al quale si è poi scoperto che, lungi dall'essere un'implacabile macchina di guerra, altro non era che una scenografia in cartapesta), il capitalismo ha potuto espandersi senza i controfuochi marxisti-leninisti. Ed è allora che si ebbe l'accelerazione atomica della globalizzazione. 
Questa globalizzazione - voluta con tanto ardore dal capitalismo liberale più duro - ha trovato un alleato inaspettato nella sinistra liberale e in seguito, ancor più paradossalmente, nella sinistra anti-liberale. Il mercato odia le frontiere, disprezza il locale e ciò che ha messo radici, combatte una guerra spietata contro i paesi, riempie di merda le nazioni, orina contro i popoli, e ama soltanto i flussi multiculturali che abbattono le frontiere, sradicano il mondo, devastano ciò che è locale, spaesano i paesi, fustigano le nazioni, diluiscono i popoli a esclusivo beneficio del mercato, l'unico a contare e a dettare legge – la definizione chimicamente pura del liberalismo. 
Il capitale vuole l'abolizione delle frontiere per porre fine una volta per tutte a ciò che nell'ambito delle nazioni e dei paesi è stato ottenuto con secoli di lotta sociale. Lo Stato Tale prevede una sicurezza sociale, offre scuole gratuite, il pensionamento a un'età decorosa, un equo diritto del lavoro, un potere sindacale forte, una sinistra che ha a cuore l'autentico progresso sociale - e non un progresso sociale soltanto ipotetico, il cui orizzonte non oltrepassabile si trova nell'affitto dell'utero di donne indigenti a beneficio di coppie ricche, autentico progetto liberale di commercializzazione dei corpi. 
Nel frattempo, lo Stato Talaltro si fa beffe delle tutele sociali e pratica la medicina con due pesi e due misure, o quella dei poveri o quella dei ricchi; dispone di un sistema di istruzione, certo, ma a misura di genitori facoltosi in grado di pagare le rette per la loro progenie e privo di utilità per i genitori indigenti; ignora i limiti dell'orario di lavoro e fa sgobbare i lavoratori tutta la giornata, tutta la settimana, tutta la vita, come ai tempi della schiavitù; non conosce il codice del lavoro e trasforma gli operai, gli impiegati, i salariati, i proletari, i precari, gli stagisti in soggetti sottomessi, che devono sobbarcarsi ogni tipo di corvè. 
Quel che vuole il capitale, il capitalismo, il liberalismo, nella sua versione di destra come nella sua versione di sinistra, è la diffusione del secondo modello e, a tal fine, la scomparsa del primo. Da qui la sua ideologia che prevede l'abolizione delle frontiere, degli stati, delle tutele di qualsiasi tipo, simboliche, reali, giuridiche, legali, culturali, intellettuali. 
Non appena viene meno tutto ciò che protegge i deboli dai forti, questi possono disporre dei deboli a loro piacere e i deboli possono essere terrorizzati dal fatto di trovarsi in costante concorrenza, possono essere sfruttati con posti di lavoro precari, maltrattati con contratti a tempo determinato, imbrogliati con gli stage di formazione, minacciati dalla disoccupazione, angosciati dalle riconversioni, messi kappaò da capetti che giocano anche con i loro stessi posti di lavoro. Il mercato detta legge. 
Giocando la carta del liberalismo, la sinistra al governo spinge nella medesima direzione del capitalismo con i suoi banchieri. Giocando la carta dell'antiliberalismo, la sinistra definita radicale spinge nella medesima direzione del capitalismo con i suoi banchieri. Perché il capitalismo vuole l'abolizione delle frontiere affinché si crei un grande mercato libero, nel quale a dettar legge sia solo la "libera concorrenza, non quella fasulla", una volta con la sinistra liberale, un'altra con la sinistra antiliberale. 
Queste due modalità d'azione della sinistra hanno gettato il popolo che io chiamo old school alle ortiche: non ci sarebbero più operai, impiegati, proletari, poveri contadini, ma soltanto un popolo-surrogato, un popolo di migranti in arrivo da un mondo non giudeo-cristiano, con i valori di un Islam che, assai spesso, volta le spalle alla filosofia dei Lumi. Questo popolo-surrogato non è tutto il popolo, ne è soltanto una parte che, però, non deve eclissare tutto ciò che non è. 
Ebbene, il proletariato esiste ancora, e così pure gli operai, e anche gli impiegati, per non parlare dei precari, più importanti che mai. La pauperizzazione analizzata così bene da Marx è diventata la vera realtà del nostro mondo: i ricchi sono sempre più ricchi e sempre meno numerosi, mentre i poveri sono sempre più poveri e sempre più numerosi. 
Se nell'ambito dell'Europa si pratica l'islamofilia empatica, fuori dalle sue frontiere il liberalismo che ci governa pratica un'islamofobia militare. Al potere, in Francia, la sinistra socialista ha rinunciato al socialismo di Jaurès nel 1983 e in seguito, nel 1991, ha rinunciato al pacifismo del medesimo Jaurès prendendo parte alle crociate decise dalla famiglia Bush, che così ha dato all'apparato industriale-militare che lo sostiene l'occasione di accumulare benefici immensi, conseguiti grazie alle guerre combattute nei paesi musulmani. 

Queste guerre si fanno nel nome dei diritti dell'uomo: di fatto, si combattono agli ordini del capitale che ha bisogno di esse per dopare il suo business e migliorarne artificialmente le prestazioni. Usare armi significa poterne costruire e immagazzinare altre, ed è anche l'occasione per i mercanti di cannoni di collaudare a grandezza naturale nuovi armamenti e garantirsene la pubblicità presso i paesi che li acquistano. Infine, muovere guerra significa che gli imprenditori avranno la possibilità di ricostruire i paesi da loro stessi devastati ricavandone introiti smisurati. 
Se per caso i diritti umani fossero la vera motivazione alla base degli interventi militari degli americani e dei loro alleati europei, tra cui la Francia, per quali motivi non si dovrebbe dichiarare guerra ai paesi che violano i diritti dell'uomo, come Arabia Saudita, Qatar, Cina, Corea del Nord e tanti altri distintamente citati nei rapporti ufficiali di Amnesty International?
Queste guerre americane sono nuove forme di guerre coloniali che, come quelle che le hanno precedute, prendono a pretesto nobili motivazioni: esportare i Lumi occidentali, tra cui la democrazia, in un mondo che li ignora. Lottare contro l'oscurantismo dei talebani, contro la dittatura di Saddam Hussein, contro la tirannia di Gheddafi: sono tutte motivazioni più nobili che dichiarare chiaro e tondo che si va in guerra per saccheggiare le ricchezze del sottosuolo, per confiscare l'oro del Tesoro di una nazione, per assumere il controllo geostrategico delle basi militari, per perlustrare e tenere d'occhio quelle regioni a fini di intelligence, ma anche per sperimentare armi letali e piani di guerra a grandezza naturale che potrebbero costituire una forma di preparazione della repressione di eventuali insurrezioni urbane nei loro stessi paesi. 
Queste false guerre per la democrazia, che di fatto sono vere e proprie guerre coloniali, prendono dunque di mira le comunità musulmane. Dal 1991 hanno provocato quattro milioni di morti - vorrei che si leggesse bene questa cifra: quattro milioni di morti - tra le popolazioni civili dei paesi coinvolti. Come si può anche solo immaginare che l'umma, la comunità planetaria dei musulmani, non sia solidale con le sofferenze di quattro milioni di correligionari? 
Di conseguenza, non ci si deve stupire se in virtù di quella che Clausewitz definì la "piccola guerra", quella che i deboli combattono contro i forti, l'Occidente gregario della politica statunitense si trova adesso esposto alla reazione che assume la forma di terrorismo islamico. La religione continua a essere "l'oppio dei popoli" e l'oppio è tanto più efficace quanto più il popolo è oppresso, sfruttato e, soprattutto, umiliato. Non si umiliano impunemente i popoli: un giorno quei popoli si ribelleranno, è inevitabile. E la cultura musulmana ha mantenuto potentemente quel senso dell'onore che l'Occidente ha perduto. 
Alcuni, quindi, ricorrono al terrorismo. Con semplici taglierini acquistati al supermercato, alcuni terroristi riescono a far schiantare due aerei contro le Torri Gemelle, mettendo così in ginocchio gli Stati Uniti, ai quali non resta che ammettere – proprio loro, uno dei paesi più militarizzati al mondo – che la loro sofisticata tecnologia, i loro aerei invisibili e le loro navi, le loro bombe nucleari, nulla possono per fermare tre individui armati di lame taglienti come rasoi e determinati a morire nel loro attentato. 
In reazione alla privazione della dignità, altri utilizzano le elezioni: il ritorno del popolo alle urne è una risposta alla bassezza di questo mondo capitalista e liberale che è impazzito. Dalla caduta del Muro di Berlino, le ideologie dominanti hanno assimilato la gestione liberale del capitalismo all'unica politica possibile. 
L'Europa di Maastricht è una delle macchine con le quali si impone il liberalismo in maniera autoritaria, ed è u n vero colmo per il liberalismo… Negli anni Novanta, la propaganda di questo Stato totalitario maastrichtiano ha presentato il suo progetto asserendo che esso avrebbe consentito la piena occupazione, la fine della disoccupazione, l'aumento del tenore di vita, la scomparsa delle guerre, l'inizio dell'amicizia tra i popoli. 
Dopo un quarto di secolo di questo regime trionfante e senza opposizione, i popoli hanno constatato che ciò che era stato promesso loro non è stato mantenuto e, peggio ancora, che è accaduto esattamente il contrario: impoverimento generalizzato, disoccupazione di massa, abbassamento del tenore di vita, proletarizzazione del ceto medio, moltiplicarsi di guerre e incapacità di impedire quella dei Balcani, concorrenza forzata in Europa per il lavoro. 
A fronte di questa evidenza, il popolo dà cenno di ritorno. Per il momento si affida a uomini e donne che si definiscono provvidenziali. Il doppio smacco di Tsipras con Syriza in Grecia e di Pablo Iglesias con Podemos in Spagna mostra i limiti di questa fiducia nella capacità di questo o quello di cambiare le cose restando in un assetto di politica liberale. Anche Beppe Grillo e i suoi Cinque Stelle invischiati negli scandali a Roma vivono un flop di egual misura. 
La Francia, che nel 2005 ha detto "no" a questa Europa di Maastricht, ha subito una sorta di colpo di Stato compiuto dalla destra e dalla sinistra liberale che, nel 2008, hanno imposto tramite il Congresso (l'Assemblea nazionale e il Senato) l'esatto contrario di ciò che il popolo aveva scelto. Mi riferisco al Trattato di Lisbona ratificato da Hollande e partito socialista e da Sarkozy e il suo partito. Gli eletti del popolo hanno votato contro il popolo, determinando così una rottura che ora si paga con un astensionismo massiccio o con decine di voti estremisti di protesta. 
Altri paesi ancora che hanno manifestato il loro rifiuto nei confronti di questa configurazione europea liberale - mi riferisco a Danimarca, Norvegia, Irlanda, Svezia, Paesi Bassi - sono dovuti tornare a votare per rivedere le loro prime scelte. La Brexit è in corso e assistiamo in diretta a una sfilza di pressioni volte a scavalcare la volontà popolare. 
A fronte della globalizzazione del capitalismo liberale, alle prese con le guerre neocoloniali statunitensi, davanti ai massacri planetari di popolazioni civili musulmane e a guerre che distruggono paesi come Iraq, Afghanistan, Mali, Libia, Siria, provocando migrazioni di massa di profughi in direzione del territorio europeo; a fronte dell'inettitudine dell'Europa di Maastricht, forte con i deboli e debole con i forti, il popolo sembra deciso a voler fare tabula rasa di tutti coloro che, vicini o lontani, hanno avuto una responsabilità precisa nel creare la terribile situazione nei loro paesi. 
Una volta ottenuta questa tabula rasa, non è previsto che ci sia alcun castello nel quale riparare, perché è impossibile che vi resti un castello. A quel punto sembra che non ci resterà che un'unica scelta: la peste liberale o il colera liberale. O il contrario. Trump e Putin non potranno farci nulla. È il capitale a dettar legge. I politici obbediscono e i popoli subiscono.

Conseguenze



Appunto

"Chi di noi abbia pensato di essere stato creato da Dio migliore di qualsiasi altro essere umano, si è trovato nella stessa condizione di Eichmann. E chi di noi ha consentito che la forma del naso di un'altra persona o il colore della sua pelle o la maniera in cui venera il proprio dio, avvelenassero i propri sentimenti, ha conosciuto la perdita di senno che ha condotto Eichmann alla sua follia. Perché è così che tutto è cominciato per coloro che hanno compiuto questi orrori."
(The Eichmann Show - il processo del secolo di Paul Andrew Williams)

sabato 28 gennaio 2017

Ode

FENOMENOLOGIA DEL NEGRONI 

Marco Zucchetti 

Una delle ingiustizie più lancinanti della storia, persino peggiore del mancato Pallone d' Oro a Franco Baresi, è che nessuno abbia ancora insignito il Negroni del Nobel per la Pace. D' altronde, se l' ha vinto Obama per aver precipitato mezzo mondo nel caos, perché non darlo anche al cocktail che da un secolo riesce a mettere d' accordo tutti?

Perché non c' è classifica che tenga. Le lande desolate che noi indegnamente abitiamo sarebbero ancor più inospitali se il Conte Camillo nel 1920 non avesse fatto versare del robusto gin nel suo Americano. Regalando così a se stesso pomeriggi estatici al Caffè Casoni e a noi meschini discendenti una certezza granitica per ogni voglietta alcolica.

Che poi cos' è il genio, per citare Amici miei? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d' esecuzione. Oppure 1/3 di gin, 1/3 di Campari bitter, 1/3 di vermut rosso e ghiaccio. Nulla di più elementare, l' invenzione della ruota: un cocktail che anche un analfabeta alcolico potrebbe replicare. Chi lo dice che la perfezione è complicata? In fondo il whisky è orzo annegato nell' acqua e lasciato in quattro assi di legno eh...

 Insomma, inutile discutere o mettere ai voti, il mito non è democratico e il Negroni è unico e universale per mille motivi. Col suo vermut dolce piace alle donne ma non è svenevole come una caipiroska da diabete fulminante; col virile gin vellica il gusto maschile ma non scartavetra l' esofago come certe pozioni da discoteca dai nomi marziali tipo il B52 o AK47 (che già l' idea di bere un kalashnikov è da ricovero o da corte marziale...).

È magnifico all' aperitivo circondato da arachidi come Giove dalle sue lune, che poi a tavola sbraneresti anche il polpaccio al cameriere. È intrigante dopocena, quando l' alternativa di un miserabile Cuba Libre già ti avvia alla depressione; è creativo per il relax pomeridiano, quando la birretta non ti va, Fa il suo dovere con chi cerca sballetti innocenti, perché a parte l'arancia nel bicchiere tutto è alcolico e dopo il terzo - se non guidi - la vita ti arride. Ma delizia anche il raffinato gourmand che studia i sapori come un entomologo le mosche e bilancia sempre amaro, dolce e secco.

Magari disquisendo se la ricetta perfetta abbia Martini, Carpano o il delicato Cocchi, il Tanqueray o Plymouth gin. Comunque non un gin esagerato tipo Hendricks o Gin Mare, che poi ti pare di avere un orto botanico sotto il naso.

Il Negroni scalda il cuore del conservatore nazionalista con la sua anima italiana e futurista dal cuore di Campari, ma strizza l' occhio pure al vecchio compagno che in fondo a quel bicchiere rosso scuro ci vede l' ultima lacrima di passione socialista, sempre che il Mojito di Fidel non sia disponibile...
Si potrebbe continuare per sempre, perché la verità è che il Negroni mette allegria. Sarà per l' arancia, per quel senso di Natale fuori stagione, per l' incanto del ghiaccio che sciogliendosi disegna scie e vortici nel vermiglio del bicchiere: ognuno nel Negroni ci trova la sua magia.

Perfino l' astemio, che per un momento - guardando i soddisfatti avventori ordinarne un altro - intravvederà la grande verità di Eduardo Galeano: «Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere». Meglio se di Negroni.

A proposito della targa


Di Ferruccio Sansa
  
La statua contro il “giudeo” non si può toccare

“Iuden”. Giudeo, ebreo. Fa un certo effetto rivedere quella parola usata come uno schiaffo. Un insulto. Impressa su una targa con quei caratteri gotici dorati, parecchio sinistri.
“Iuden”, scritto sotto gli occhi di tutti, ai piedi di una statua che da un giardino si affaccia sulla strada.
A Sarntal, o Sarentino all’italiana, non se lo aspettavano di finire al centro delle polemiche, proprio il Giorno della Memoria. In questo paese dell’Alto Adige, provincia di Bolzano, dove il benessere e la serenità ti pare che trabocchino ovunque guardi. Paese di prati e boschi, di laghi e torri antiche.
Eppure già pronunciare il nome crea qualche disagio, richiama una scelta di campo: Sarntal o Sarentino, altoatesini oppure italiani.
“È la sindrome dei gerani”, dice qualcuno. Quei fiori meravigliosi che vedi su tutti i balconi, ma che rischiano di nascondere e profumare un mondo non sempre così felice.

In paese da tempo è comparsa una statua che divide. Ma nessuno riesce a farla togliere. Racconta un abitante italiano: “Un monumento dedicato ai Kaiserjager che hanno combattuto contro l’Italia”. Ma questo è il meno, ci sono abituati da queste parti. Il problema non è la statua del soldato che combatte lo Stato che governa il paesino. Il punto è la dedica. “In memoria dei Kaiserjager caduti nella Prima Guerra per Dio, il Kaiser e il Tirolo. Morirono vittime del più grande tradimento della storia perpetrato dal re italiano Vittorio Emanuele III e dal suo compare e ministro degli Esteri, l’ebreo barone Luigi (in realtà si chiamava Costantino, ndr) Sidney Sonnino”. La vecchia storia dell’Italia che decide di combattere contro l’Austria, rispolverata un secolo dopo. Ma il punto è quella parola: Iuden, per calcare il concetto di nemico, traditore.

Subito, eravamo nel 2010, intervengono i consiglieri provinciali verdi Hans Heiss e Riccardo Dello Sbarba: “Chi spiega il supposto tradimento italiano come espressione dello spirito ebreo esercita consapevolmente antisemitismo allo stato puro e viola la legge Mancino contro l’odio razziale. La targa deve essere tolta: Comune, forze dell’ordine e magistratura devono intervenire”. Ma che cosa accade? Niente. Hanno tentato anche il senatore Luigi Compagna. Poi i giudici. Proprio ieri ha riprovato Alessandro Urzì, consigliere provinciale di Alto Adige nel Cuore: “Una scritta orrenda. Contro gli ebrei, prima di tutto. Ma anche contro noi italiani”.

E non c’è riuscito nemmeno il sindaco, pardon Bürgermeister, Franz Thomas Locher: “È proprio una brutta scritta. Noi abbiamo negato il permesso edilizio, perché è troppo vicina al confine del giardino. Sotto gli occhi di tutti quelli che passano”.

Niente da fare. Nell’Italia che non sa ricordare, le targhe commemorative non si toccano. Anche quelle antisemite.

È “la sindrome dei gerani”. Come racconta Heiss: “Qui ci sono stati vent’anni di fascismo e venti mesi di nazismo. Così capita che tra gli estremisti di lingua tedesca ci sia chi guarda con simpatia al Terzo Reich e tra gli estremisti di lingua italiana si veda con nostalgia Mussolini”. Nazismo contro fascismo.

In Alto Adige torna l’antisemitismo? “Serpeggia, ed è tollerato, un sentimento che associa antichi rancori a certi miti”, sostiene Urzì. Heiss è più cauto: “Almeno a livello pubblico, l’antisemitismo è sempre condannato. Più che in passato. Forse sui social…”.

Ecco i gerani che, racconta ancora Heiss, hanno nascosto dietro petali profumati la diffidenza di certi altoatesini verso Franz Thaler, il cittadino di Sarentino reduce da Dachau e autore di un grande libro: Dimenticare mai. Mentre tra gli italiani c’era chi magari celebrava il 4 novembre davanti al monumento costruito durante il Fascismo.

Altoatesini contro italiani. E in mezzo, come 80 anni fa, gli ebrei che non c’entravano niente. Capri espiatori.

Degrado


Credo che vada aggiornato il detto "bestemmi come un camionista", udita la sequela di quattro ragazzine ad un bancomat, degna di una sagra in tema. Una degradante forma di maleducazione portata inopinatamente ad emancipazione, senza alcuna beltà né utilità.

Gerani razzisti


Già è dura sopportarli ogni qualvolta gli rivolgi la parola, con quello snobismo tipicamente violento, per cui tendono a volerti dire che loro sono tedeschi, e questo non sarebbe un male, anzi una liberazione, se non fosse che continuano a rimanere italiani, pagando meno tasse e fingendosi costretti a farlo, tra un geranio e l'altro. Se a questo sommiamo un rigurgito di antisemitismo la voglia di mandarli "a cagher" sale esponenzialmente. Perché, come oggi ricorda Ferruccio Sansa sul Fatto, a Sarentino, che gli "holalaiù" locali, tra uno schiaffo alle ginocchia e l'altro, chiamano Sarntal, in provincia di Bolzano, c'è una statua che nessuno rimuove, dedicata ai Kaiserjager, coloro che combatterono l'Italia. Ma questo non è il problema. 
La targa sul monumento, raffigurante un soldato, tradotta recita:

  “In memoria dei Kaiserjager caduti nella Prima Guerra per Dio, il Kaiser e il Tirolo. Morirono vittime del più grande tradimento della storia perpetrato dal re italiano Vittorio Emanuele III e dal suo compare e ministro degli Esteri, l’ebreo barone Luigi (in realtà si chiamava Costantino, ndr) Sidney Sonnino”.

Il problema anzi, il loro pericoloso razzismo è sulla traduzione della parola ebreo. Un termine raggelante, mefitico, annichilente. Quasi da non pronunciare e che non pronuncerò. Un termine che non fa presagire nulla di buono. Anche se a Sarentino le camere delle pensioni sono linde, il cibo prelibato ed i gerani sulle finestre spandono nell'aria un dolce profumo.

 

Il Muratore


 

Numeri


45326 e A5405.
45326 è la matricola di appartenenza alle SS con il grado di Obersturmbannführer di Adolf Eichmann, uno dei più grossi bastardi della storia umana, responsabile dell'assassinio di almeno 6 milioni di ebrei, annientati nello spirito, nella dignità dalla ferocia nazista.
A5405 è il numero, annullante la sua persona, con cui lo scrittore Nedo Fiano fu immatricolato ad Auschwitz durante la deportazione nazista.
Come Selvaggia Lucarelli ha postato, esiste un video molto toccante, sensibilizzante il fatto che Nedo Fiano stia perdendo la memoria, la sua memoria da decenni trasmessa pervicacemente ad altri, per non dimenticare. Molti si stanno facendo tatuare A5405 sul braccio, per Nedo, per la Storia, per l'Umanità. 
Numeri.

venerdì 27 gennaio 2017

Memoria


Son morto con altri cento, 
son morto ch'ero bambino,
passato per il camino 
e adesso sono nel vento
e adesso sono nel vento

Ad Auschwitz c'era la neve, 
il fumo saliva lento
nel freddo giorno d'inverno 
e adesso sono nel vento, 
e adesso sono nel vento

Ad Auschwitz tante persone, 
ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, 
a sorridere qui nel vento...

Io chiedo come può l'uomo 
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni 
in polvere qui nel vento, 
in polvere qui nel vento

Ancora tuona il cannone
ancora non è contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento
e ancora ci porta il vento

Io chiedo quando sarà
che l'uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare 
e il vento si poserà 
e il vento si poserà

Io chiedo quando sarà 
che l'uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare 
e il vento si poserà 
e il vento si poserà 
e il vento si poserà...

(La canzone del bambino nel vento -Auschwitz).
F, Guccini e i Nomadi.

Per non dimenticare.

Ricambi generazionali


Inammissibile questa scelta oggigiorno, basti pensare al Presidente della Cassazione Canzio che allunga di un anno il suo incarico. Eppure, sparigliando, Enzo Bianchi, Priore di Bose, ha appena rimesso il suo mandato. Spiegando il gesto in quest'intervista oggi su Repubblica.

“Lascio il priorato di Bose per noi anziani ritirarsi è una virtù”
PAOLO GRISERI
TORINO.
Bisogna saper lasciare: «Dopo cinquant’anni di priorato è giusto che questo compito venga preso da altri. La trasmissione dell’eredità tra generazioni è uno dei grandi problemi della nostra società». Così Enzo Bianchi, 73 anni, monaco, fondatore della comunità di Bose sulla Serra di Ivrea, punto di riferimento per il dialogo ecumenico, soprattutto con il mondo ortodosso. Ieri mattina Bianchi ha lasciato la guida della comunità che ha eletto il suo vice, il monaco Luciano Manicardi.
Come dovremo chiamarla ora? Priore emerito?
«Ci sono dei doveri che spettano al fondatore di una comunità anche quando smette di essere priore».

Ma non è regola che i fondatori rimangano ad libitum, fino alla morte?
«C’è questa consuetudine ma io ho deciso di non rispettarla. C’è un tempo per guidare la comunità e un tempo per lasciarsi guidare. C’è un passo di Agostino che ricorda la consuetudine dei cervi. Il capobranco cammina sempre davanti al gruppo. Poi, quando sente che è venuta l’ora, si mette in fondo e appoggia il capo sul dorso di chi lo precede per riposarsi».

Anche Benedetto XVI ha scelto di lasciare in anticipo. Giovanni Paolo II invece era rimasto ad libitum, a dispetto della sofferenza fisica. Perché lei ha seguito l’esempio di Benedetto?
«Ho scelto questa strada anche pensando a san Francesco che aveva lasciato la guida del suo ordine alcuni anni prima della morte. E pensare che all’epoca Francesco era molto più giovane di me, aveva 42 anni».

Non sono molti coloro che si dimettono. I giovani accusano gli anziani di farlo di rado...
«Il problema della trasmissione dell’eredità è una delle questioni di oggi. Gli anziani non si fidano di passare la mano perché spesso loro stessi non hanno un un indirizzo preciso da indicare ai successori. E così temono, forse a ragione, che i giovani finiscano per dissipare quell’eredità».

Anche lei ha avuto questo timore?
«Io volevo lasciare già due anni fa. Ma ho chiesto a due abati di visitare la nostra comunità e dare un giudizio sulla vita spirituale, unana ed economica. Al termine di un lungo esame molto positivo mi hanno consigliato di rimanere altri due anni per terminare la messa a punto del nostro statuto. Ho concluso questo lavoro, che ha avuto l’approvazione ecclesiastica. Ieri la comunità ha eletto un nuovo priore».

Lei è salito a Bose nel 1965.
Qual era stata la molla che lo aveva spinto a una scelta tanto radicale?
«In quel periodo ero un giovane che faceva politica. Avevo un futuro nella Dc. Mi avrebbero candidato anche alle elezioni politiche del 1968. Ma nel frattempo ero andato a Rouen a vivere tra i baraccati lungo la Senna insieme all’Abbé Pierre. È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita. Ho lasciato tutto, non solo la carriera politica, e sono salito a Bose, a vivere da solo in una cascina abbandonata».

Per quanto tempo è rimasto da solo?
«Per due anni. Poi, nel 1967, sono arrivati i miei primi fratelli e da allora ho cominciato a svolgere il servizio di priore. Abbiamo vissuto per 13 anni senza energia elettrica e senza acqua corrente, al freddo, facendo la fame e alla luce delle candele. È stato il nostro noviziato».

Poi siete diventati un punto di riferimento.
«Oggi siamo in 90 e arriviamo da diversi Paesi. Ogni anno vengono a visitarci tra le 18 e le 20mila persone. Sono passati qui in visita tutti i patriarchi ortodossi delle Chiese d’Oriente».

Qual è l’augurio al suo successore?
«Di essere sempre misericordioso verso i fratelli e le sorelle. Per fare il priore bisogna avere saldezza e discernimento. Ma senza misericordia sono virtù sterili e pericolose».

giovedì 26 gennaio 2017

Toccato con mano


Al di là di letture e commenti al riguardo, ho scientemente toccato con mano, cosa voglia dire e cosa valga la rivoluzionaria ed innovativa riforma del lavoro effettuata dal Bomba, coadiuvata dal Poletti che ognuno di noi non vorrebbe avere come vicino di ombrellone, chiamata Jobs Act.
Dove lavoro infatti, ieri pomeriggio, sono stati convocati due operai, alle cinque della sera, quasi insufflando a questo un sapore di corrida, per altro amarissima, visto che i tori erano proprio loro.
Gli è stata consegnata una lettera, semplicemente una lettera, in cui vi era scritto che, a partire da oggi, venivano licenziati.
E null'altro.
Se questo è progresso, se questa è innovazione, occorrerà immediatamente che tutte le persone perbene, credo che ancora ve ne siano molte, mettano in moto le rispettive coscienze per manifestare il rigurgito, la nausea, di questa ignobile forma di schiavismo moderno, di questa presa per il culo senza pari, di questa degradante deriva che porterà in breve, a deleterie conseguenze. Nessuno, da Poletti in su, comprende il significato di rispetto per la persona, per i suoi bisogni, per le sue aspettative, per i suoi affetti. 
Lasciare a casa fulmineamente operati, impiegati rappresenta un ritorno a tempi bui che credevamo superati. I sindacati forse non hanno più voglia di far sentire la forza propria delle masse, impegnati come sono a far dell'altro, a volte a consociarsi con il potere imprenditoriale.
Il nostro paese sta precipitando verso una deriva improvvida, indecorosa, senza, soprattutto, dignità. 

Rieccolo

Qui sotto c'è il link per visitare il nuovo blog dell'ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, blog che visiterò con piacere non foss'altro per comprendere come possa uno tentare, da una sconfitta di tali proporzioni, di ritornare a galla.
Ho letto il primo articolo "il futuro prima o poi torna" quasi un nonsense già dal titolo, scritto fluidamente ed iniziato col classico riferimento agli scout, tocco decretante impegno, caparbietà, visione autentica del mondo, positività queste che se le avesse realmente possedute nei mille giorni di governo, ci avrebbero risparmiato il ballismo, il flirt con le banche, l'ego centrismo smodato e magari i Verdini, le Boschi o le Picerno, intenti/e a cercar di vendere sterco per bisso. Continuerò a leggerlo ogni qualvolta pubblicherà pensieri ed opinioni. Per fortuna infatti, siamo ancora in democrazia e non con un solo uomo al comando post-vittoria al referendum costituzionale, una sciagura evitata alla grande, forse per merito anche dello scoutismo.

Bastardi senza dignità


Mi vergogno profondamente per questa tragedia, per questa raggelante indifferenza, questa merda oramai avvolgente, soffocante. Sentendo l'audio oltre ai commenti di bestie da soma, s'ode ilarità, ilarità davanti ad un giovane che sta morendo, che ha deciso di levare il disturbo, quasi scusandosi.
Questa non è l'Italia che amavamo, questo non è un bel paese. Bastardi senza gloria, senza dignità stanno inculcando a babbani che esseri umani disperati, giovani senza speranza, debbano tornare a casa loro, come se ancora si credesse all'esclusività del proprio club privato. E oggi, ricordando questo suicida assassinato da indifferenti squali, voglio chiarire, se ce ne fosse ancora bisogno, un concetto chiaro, ma non troppo a molti coglioni: i 34,29 euro al giorno che lo stato, l'Europa paga per ogni profugo non vanno in tasca loro, se non 2 euro e qualcosa. Ma se li pappano i papponi che fingono di dar loro assistenza! Riposa in pace fratello!
E vaffanculo a chi dico io!

mercoledì 25 gennaio 2017

Mitici!

 

Tranquillo Giulio! Non ti dimentichiamo!


A un anno dal suo assassinio. 
Per non dimenticare, al di sopra di ogni intrigo diplomatico ed affaristico!

Condividete! Riposa in pace Giulio! 




La Bicocca


clicca qui

Oggi no!


Non scherziamo! Oggi no! Assolutissimamente no! Oggi è un giorno speciale per molti. Oggi finalmente si gongola, ci si abbraccia, si ulula alla Luna. Passa tutto in secondo piano oggi: la tristissima vicenda abruzzese, l'attesa per il verdetto della Consulta sull'Italicum, dimenticando l'oppressione mediatica al tempo del voto voluto, fortemente voluto dal Bomba con l'ausilio della Bella Etruriana, per una legge elettorale capestro, imposta con tre voti di fiducia, e firmata da Gatto Silvestro Lapalisse, senza riscontro e minuzioso controllo costituzionale. Oggi però non si parla neppure di questo. Oggi è finalmente arrivato il giorno dell'annuncio che il sindaco di Roma Raggi è indagata.
Quale meravigliosa musica celestiale per il partito commissariato in Roma per contatti, legami ed affari con la cupola guidata da Er Cecato!
Che sinfonia sfiorante lobi arriverà nei pressi del partito di Angelino, il nostro ministro degli Esteri, sempre ammesso che vi sia qualcuno ad ascoltarla visto la percentuale d'indagati e prossimi al processo.
Insomma: sono uguali agli altri! Sono come loro! Non sono più i lindi e puri, gli intransigenti, gli osservatori. Sono indagati anch'essi! 
Presto dai! Va a finire che riusciranno anche a farci le Olimpiadi nella Città Eterna, pur gravata dai miliardi di debito, naturalmente tutti creati dalla neo Indagata! Malagò naturalmente ultimo tedoforo!
Dai che li rivedremo nuovamente in video a finger di soffrire per il bene della Capitale! Dopo la convocazione della Raggi in procura, molti ritorneranno a galla! Primo perché galleggiano. Secondo perché gli altri son come loro!

Grande uomo

"Ho dovuto nuovamente imparare a sorridere. E credetemi: sorridere a qualcuno non gli cambia la vita, ma può cambiargli la giornata. E una giornata può cambiare la vita."
(Ezio Bosso)



martedì 24 gennaio 2017

Chiamiamolo articolo


Leggere l'articolo sul Foglio di oggi di tale Camillo Langone dal titolo "Leggere la seconda lettera di S.Pietro al sindaco di Bonassola" fa venir voglia di indossare scarponi da alta quota e partire alla volta della redazione di quel giornale, utile solo ad incartar le uova e a spazzarsi non essendosi riforniti di Regina alla camomilla, per lustrargli le natiche!
Un pirla di tali dimensioni dovrebbe essere l'ospite d'onore a programmi sul rallentamento evolutivo di Discovery Channel. Questo Langone scaglia roboanti badili di odio schizofrenico verso don Giulio, parroco di Bonassola, il quale, a proposito delle unioni civili, ha unicamente ricordato e trasmesso ciò che è fondante il cattolicesimo, non quello della tipologia adulterata da psicotici ansiosi di spargere odio e disprezzo verso gli altri, non quello di credenti deviati che si ritengono salvi, che godono odorare la differenziazione tra loro e gli altri, già precipitanti in Geenna, che adorano postille e codicilli, riti e latinorum, schiumando di rabbia verso chi, giustamente, dissente. Questi diversamente credenti non sanno, o fingono di dimenticare, parole soffici ma ingombranti, flebili ma pesanti, brezze mattutine ma uragani sconquassanti loro certezze e granitiche convinzioni, in realtà mefitiche. 
Allego l'articolo pensando a quanta strada occorra ancora fare per il giusto e salubre equilibrio in coscienza, autentico fondamento per una società finalmente in cammino.

 

Boeri


 

lunedì 23 gennaio 2017

Ignoranza


Giuseppe Grillo, detto Beppe, dovrebbe osservare i fatti prima di giudicare il platinato Trump un moderato. Il primo atto politico del tycoon è stata una telefonata a Bibi, lo starter di un prevedibile e prossimo conflitto globale con il mondo arabo, il perno israeliano per una riedizione di un'intifada dalle proporzioni sconosciute. Grillo dovrebbe sapere che il voler aprire l'ambasciata americana a Gerusalemme, equivarrà a scatenare rivolte, attentati, sommosse, perché trattasi di un atto violento, sciagurato, ai limiti del decoro, inammissibile; un po' come entrare con un coscio di maiale ad una convention di vegani. Ma Bibi Netanyahu e Donald lo sanno e lo cercano, essendo colossali attaccabrighe, desiderosi di soffocare il popolo palestinese. Questa volta il vaffanculo lo invio io a Beppe ed al suo amico Donald, il quale non contento, darà il proprio beneplacito a Netanyahu per costruire altri insediamenti in terra palestinese, gesto tanto becero quanto guerrafondaio, simile ad avere in salotto di casa propria uno sconosciuto dentro una tenda a cui, come minimo, tendi a rompergli almeno gli incisivi. Naturalmente questa scelta improvvida, che farebbe incazzare pure l'Abbé Pierre, suona esclusivamente come una sonora provocazione. Fatta da Bibi e dal moderato, a detta dello sfanculato Beppe, Donald, grande Debitore nei confronti di Goldman Sachs, di cui un ex dipendente però, Steve Mnuchin, è stato appena nominato Segretario al Tesoro. Quando si definisce qualcuno statista, occorrerebbe magari prima informarsi! Anche sulla piattaforma Rousseau!

domenica 22 gennaio 2017

Ma bastaaaa


Poi ti accusano di essere sempre nel borbottio, che nulla ti aggrada, che qualunque cosa succeda sei sempre lì col fucile puntato! Mi chiedo allora come non incazzarsi difronte all'ennesimo accordo, lestofante, tra quello che dovrebbe essere un partito di sinistra e... l'accozzaglia aziendale di proprietà del Miliardario Molesto, corroborato nel portafoglio da tutti noi per oltre un ventennio!
Cazzo! 
Come si può andare avanti in questa situazione?
Succede che venga a mancare un membro dell'Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Che fare? Semplice: spunta il nome di Vito Di Marco, vicinissimo a Paolo Romani, deputato-azienda di Forza Italia, da sempre sodale con Fedele Confalonieri e, di conseguenza, il baluardo per Mediaset. 
Ora questa proposta di nomina ha avuto il via libera da Verdini, da Alfano ee..... dal PD! Così Agcom in piena formazione, quattro commissari affiancanti il presidente Angelo Marcello Cardani, tra cui è già presente un altro cavallo della scuderia Mediaset, Antonio Martuscello, bloccherà una possibile Opa da parte di Vivendi, per l'interesse nazionale, ci dicono da Roma. 
Interesse nazionale?
Scusate un attimo: quando Telecom fu assalita dai francesi nessuno disse nulla, neppure un Orfini qualsiasi. Che le telecomunicazioni non siano interesse nazionale equivale a dire che Pomeriggio 5 sia una trasmissione. 
Se Mediaset passasse di mano con le dovute garanzie occupazionali, in un paese normale, non ci dovrebbe essere alcunché di illogico. Siccome però questo non è assolutamente un paese normale, grazie ad un virulento consociativismo senza pari in Europa, il partito che vorrebbe sembrare forza innovativa di sinistra, stringe accordi per mantenere il potere mediatico in mano ad uno che da più di vent'anni martirizza la nazione per i suoi porci comodi. 
Porcaccia miseria! 
Questo stato democraticamente abnorme ha oramai ridotto a normalità un vulnus minante il diritto, ossia che un privato sceso in politica, detenga la metà del potere mediatico ed attraverso di esso, abbia influito ed inficiato sulla correttezza costituzionale, arrivando a far credere ad un buona parte della nazione che una minorenne, con cui giocherellava, fosse la nipote del ras egiziano. 
E questa sconceria, grazie a questo nuovo accordo inciucio, continuerà, alla faccia di tutti coloro che sognano, forse oramai inutilmente, di tornare a respirare aria sana, democratica e, sopratutto, pulita.

Musica



D'accordo


Ha perfettamente ragione il ministro Orlando (a proposito! E la legge sulla prescrizione?) allorché si dichiara d'accordo in merito alla riapertura di una discussione sulla figura di Bettino Craxi, per anni padre e padrone del partito socialista e della nazione intera. A tal proposito scrive che Craxi fu "una figura importante e controversa della sinistra che commise errori ma fu portatrice di grandi innovazioni e che propose un’ipotesi di modernizzazione del Paese" 
D'accordissimo Signor Ministro! Craxi introdusse, levigandoli, concetti culturali, espressioni politiche i cui risultati, chiamiamoli meglio, con il loro nome: disastri, sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Il Cinghialone, lo chiamavano così, ha dato inizio ad un'era rappresentabile con un semplice oggetto, forse oggi desueto: la Busta. 
Basti ricordare alcuni dati al proposito: come scrive oggi Gomez, i lavori della Metropolitana di Milano costarono al tempo 192 miliardi delle vecchie lire, mentre ad Amburgo se ne spendevano 45. E tutto il sovrabbondante sugo finiva nelle tasche di tutti i partiti, grazie all'idea di riunire nelle mani di uno (Antonio Natali) il surplus scaturente dalle tangenti, provvedendo in seguito alla fraterna ridistribuzione equa ed omnidirezionale nelle mani dei cinque partiti maggiori (compreso il Pci)
Nacque in quegli anni la certezza che con la politica ci si poteva arricchire, non facendo più un cazzo di niente sino alla dipartita e, consequenzialmente, si crearono nicchie di casta in ogni dove, nei comuni, nelle regioni, a Roma, con l'obbiettivo di ingurgitare ricchezze privando il popolino dei propri diritti, arrivando oggi ad una cifra totale di circa un milione di persone viventi agiatamente grazie a questa forma evoluta di mala politica, tra una supercazzola e l'altra sparata per disorientare gli elettori. Grazie al craxismo abbiamo anche ereditato il ventennio del Puttanesimo, colpo finale alla socialità italica, grazie al compare Bettino, il Nano ha potuto foraggiarsi e crescere spaventosamente, per i suoi scopi personali, ingigantenti il patrimonio di famiglia. 
Craxi è stato lo starter, il viatico, il lasciapassare per questa stagione d'ingiustizie, soprattutto sociali, di questa malformazione democratica che, con l'aiuto basilare dell'ex presidente della repubblica in politica dal 1953, ci ha portato ad avere il quarto governo in carica senza averne votato la maggioranza, di questo connubio di forze politiche, questo insano mescolamento tendente al bene comune, di tutti loro, a questo partito democratico più di destra che di sinistra, guidato attualmente da un poveretto senza arte né parte, se non quella di raccontare sciocche fiabe indegne, messo al comando da coloro che parassitano ogni risorsa, ogni proposito, ogni speranza. 
Apriamo pure la discussione su Craxi, caro ministro! Magari alla luce di questa evasione fiscale senza precedenti, dell'inesistente lotta ai ladri che il suo governo finge di perseguire, dei debitori insolventi delle banche portati ad esempio, delle manovre per farci pagare le scelleratezze bancarie compiute dai vostri. 
Sono quindi favorevole alla discussione su questa figura nodale del secolo scorso pur ammettendo, mi consenta, che l'insegnamento di Craxi non sia stato mai, neppure per un momento, da voi dimenticato!

sabato 21 gennaio 2017

Già! Perché?

Perché andarsele a cercare, mediante un'insana abitudine di comprare prima i biglietti per andare al cinema? Stanco più di un maratoneta a cui abbiano segretamente agganciato un paracadute aperto, mi presento alla visione di "Arrival" consapevole, a meno di inserire carboni ardenti nel pertugio, di crollare clamorosamente durante la proiezione. 
Tuttavia ho applicato delle tecniche sofisticate per evitare la dipartita, tra cui un mostruoso bidone di popcorn, una taglia extra large a cui rinuncerebbe finanche una possente famiglia americana con il fisico a clessidra, che mi ha impegnato per quasi un'ora, pur pregiudicando l'incombente notte di sonno con un'ingurgitata tale di acqua, da far ipotizzare al tecnico Acam di turno, una rottura di tubo sotterraneo da 6" in zona centro. Inoltre, il binomio popcorn - acqua gassata, ha creato un vortice intestinale di inusitata potenza, portandomi a cercar di mascherare le crescenti tonalità roboanti con colpi di tosse da pneumococco, infastidenti i vicini di posto al punto che quello di destra ha incominciato a bardarsi da Lancillotto per la disfida finale e nel contempo confermandomi che in un cinema la peggior cosa che ti possa capitare, oltre ad uno squilibrato che si metta a suonare l'ukulele, ad un vicino reduce da una sagra della cipolla affetto da meteorismo, è l'impellenza di correre al bagno, evento da me prorogato al punto in cui, tra sudorazioni oceaniche ed instabilità caratteriale, ho deciso di alzarmi, guadagnando l'uscita tra pestoni di scarpe e peroni, scatenanti vaffanculo all'unisono dagli astanti. 
Normalmente, il procrastinare la via dei bagni genera, matematicamente, l'aumento esponenziale dell'impellenza, con annessi passi di danza in stile simil-Bolle avvinazzato. Raggiunta la meta ed espletata l'incombenza con rumori tipo battaglia iniziale di "Salvate il soldato Ryan" sono ritornato al mio posto, rasserenato, tra una riedizione degli insulti precedenti e colpi assestati cinicamente ai malleoli degli sfortunati compagni di fila; questa pace interiore mi ha portato, nel giro di qualche nano secondo, ad appisolarmi spudoratamente, forse anche a russare, risvegliandomi con l'accensione delle luci di sala per cercare, come una faraona prossima al forno, pietà, comprensione e soprattutto qualcuno che mi spiegasse il finale del film, di cui ho capito meno di quello che Orfini percepisce in una normale riunione di partito.

giovedì 19 gennaio 2017

Per scherzare


Lungi da me di alimentare odi e discussioni futili, e mettendo sopra di tutto la sana presa in giro, alla luce del mio anti juventinismo e prendendo spunto dal nuovo logo della signora, allego una foto presa dal web che, a mio parere, rende utile il suddetto!

Amici juventini! Si fa per riderci un po'! 
Ci mancherebbe...

Fiero della città


L'educazione civica nella nostra città è a livelli ottimali. Basta infatti uscire presto la mattina per constatare come funzioni alla grande il PCC (Prenotazione Cestino Cittadino) un sistema per evitare di appoggiare a terra sacchetti d'immondizia. I concittadini eruditi e civilmente consoni al progresso, hanno ideato una prenotazione che permetta loro di scendere al mattino, travalicando obsolete regole di cestini marroni o di sacchetti gialli e neri, per liberarsi democraticamente dei loro rifiuti, mai selezionati a seconda delle squallide, a detta loro, imposizioni comunali, per poi intraprendere al meglio la giornata lavorativa, partecipando, a volte, a discussioni sul degrado, sul bene pubblico, sull'educazione sociale. Rispecchiano al meglio, questi eroi democratici, la valida teoria liberale decretante che siano sempre gli altri a pagare illuminazione stradale, panchine, asfaltature e pulizia, per la ovvia certezza che vuole il genere umano suddiviso divinamente in due categorie: i prescelti e i coglioni.
All'alba si gode lo spettacolo di dame socialmente impegnate e già informate sull'andamento delle borse nipponiche, uscire dal lustro portone espletando il deposito del sacchetto, prenotato la sera prima tramite PCC, o di impavidi signori che, sfidando freddo e pioggia, addirittura la sera prima, stoicamente, occupano il cesto verde, solo apparentemente dedicato ad altre pubbliche funzioni. E che dire dei gruppi organizzati che, allorquando il PCC assegni loro cestini in altre zone cittadine, si organizzano con pullmini e, diligentemente, affrontano il viaggio immersi in letture culturali d'alto rango?
Questo senso civico allarga veramente il cuore, facendo immaginare futuri splendenti e democratici, tra una ciminiera fumante ed un portale simbolo di un'imminente rinascita!

 

mercoledì 18 gennaio 2017

Mo' m'incazzo!


Succede in questo paese che una grande moltitudine di nostri concittadini stia attraversano una tragica parte di vita. Dopo essere stati martoriati da un cataclisma, vivono sommersi da neve, nell'indifferenza quasi generale. Questa mattina la terra ha ricominciato a tremare, aumentando panico, dolore e difficoltà.
Cosa cazzo dovrebbe fare uno stato serio?
Dovrebbe concentrare le forze e farsi sentire vicino. Per "forze" s'intende soldi, tanti soldi. E allora che vadano a fare in culo gli F-35, le pensioni dorate, gli sprechi, le quote per far parte di Nato, le missioni all'estero, gli acquisti di carri armati che non servono a nulla. 
E ora di sparigliare il merdificio politico e fare entrare persone serie, oneste, che non cerchino visibilità fine a se stessa, anzi ai loro comodi. 
Occorre agire, spendere per migliorare la vita di quelle povere persone, dei loro animali, delle loro sbiadite proprietà. Occorre in poche parole, uno Stato serio, anni luce lontano dal nostro. 
Scacciare i mercanti dal tempio, rendendo severe le pene a chi vorrebbe continuare a lucrare su queste calamità.
Occorre riappropriarci del bene più caro: la dignità dello Stato. 
E a culo tutto il resto! (cit.)

Dialoghi



martedì 17 gennaio 2017

Lettera di un terremotato


di Alessandro Santi

Gentilissimo commissario Errani, le scrivo facendomi portavoce di alcune importanti istanze di una comunità (Ussita, Visso e Castel S. Angelo) duramente colpita dagli eventi sismici di agosto e ottobre. Pur prendendo atto dell’eccezionalità degli eventi occorsi e degli sforzi che si stanno facendo per gestire questa emergenza, sono comunque ancora troppi e gravi i problemi, a distanza di diversi mesi, che non sono ancora stati indirizzati e per i quali non c’è ancora risposta; per questo vorremmo conoscere le reali intenzioni dello Stato e le relative pianificazioni degli interventi.

Si percepisce ormai tra la popolazione montana (o meglio tra quelli che non sono stati deportati sul litorale) e tra tutti i proprietari delle seconde case (tessuto economico della zona), uno sconcertante immobilismo delle istituzioni centrali che sfocia in un inevitabile senso di abbandono. In particolare:

1. Demolizioni e messa in sicurezza. Solo una piccola parte degli edifici pericolanti è stata rimossa. Lo smaltimento dei rifiuti procede con estrema lentezza, peggiorata inoltre dalle (prevedibili) condizioni avverse. A questi ritmi non è prevedibile un orizzonte temporale per l’inizio delle attività di ricostruzione.

2. Container. Non c’è ancora traccia di questi moduli. Diverse persone si ostinano a vivere in camper o dentro roulotte a -10°. Nel comune di Norcia, in Umbria, sono state quasi completate le operazioni di urbanizzazione necessarie alla loro installazione, nelle Marche invece non abbiamo alcuna idea dei tempi.

3. Ricoveri per gli animali. Alcuni allevatori hanno lanciato un grido di allarme per il rischio di morte per assideramento del bestiame. Le condizioni atmosferiche invernali della zona dovrebbero essere note a tutti.

In quattro mesi non si è stati in grado di fornire questi ricoveri.

4. Verifiche di agibilità. Ci sono richieste di verifiche di agibilità che risalgono ad agosto e per le quali non è stata fornita nemmeno una risposta sui tempi.

5. Attività produttive. Molti commercianti e piccoli agricoltori lamentano ritardi negli aiuti.

6. Ripristino viabilità. Sussistono ancora gravi situazioni di inagibilità per le quali non si ha evidenza di un piano di ripristino da parte di Anas.

L’impressione dominante è di uno stallo totale dovuto a una burocrazia eccessiva che, in questo momento, rappresenta il principale vincolo a ogni forma di ripresa. Il nostro problema non è avere date certe, ma essere certi che esiste un piano di interventi programmato, che possa aggirare una burocrazia devastante. Ne va del futuro della nostra terra e della sua precaria economia basata sul turismo.

Buco



lunedì 16 gennaio 2017

Che bella sorpresa!


Ma guarda un po'! Mancano 3,4 miliardi! Ma come? Il duo comico Padoan&Bomba ha fatto male i conti? Ma non vorrete mica dire che le mancette, le elargizioni  pro referendum, i soldi scialacquati per far vedere ninnoli e lustrini ai babbani, alla fine ci hanno fatto sforare? Ma non andava tutto bene? Non stavamo andando alla grande? Non era tutto oro quello che luccicava? E adesso? Entro febbraio bisognerà rientrare. Noi, naturalmente. Lo Scialacquatore invece è a casa beato e sereno a scrivere un libro di fiabe! Lui, il rottamatore, l'innovatore, il trascinatore di tutti noi... nel baratro!

 

Ringraziamento



Li facciamo divertire


Sono queste le notizie che nobilitano la restante parte del regno animale, collocando l'uomo appena sopra i licheni. Se ipotizzassimo l'ascolto ed il controllo di altre civiltà extra terrestri sulla nostra, potremmo quasi ascoltarne le risa provenienti dal buio spaziale, lo sbellicarsi di chi, sgranando le sei paia di occhi in dotazione, non si capaciterebbe in merito alla struttura organizzativa del nostro bel pianeta blu, fondata sulla Sperequazione e su una forma perfetta, quasi sublime, non riscontrabile in nessun angolo dell'universo, di schiavitù.
L'Oxfam, antichissima società di beneficenza inglese, ci informa oggi che otto viventi posseggono ricchezze pari a quelle della metà della popolazione mondiale, 3,6 miliardi di individui e che l'1% nel 2016 ha accantonato risorse quanto il restante 99%. 
Un Sistema tanto perfetto quanto misteriosa è la mancanza di ribellione da parte chi, tra un sopruso e l'altro, galleggia tra i liquami e le sofferenze di una vita tendente all'inumano.
Si comprende che la schiavitù antica dei campi di cotone non solo non è scomparsa, ma si è evoluta. Se nel piccolo forme di disparità vengono quasi sempre combattute, ad esempio sarebbe interessante vedere la reazione degli altri se un solo studente usasse da solo la metà dei libri a disposizione, non ci si capacita sull'assuefazione collettiva di fronte a scempi ideologici di tale portata, all'ingordigia spaventosa di pochi, all'accaparramento patologico senza remore né obbiettivi intellettualmente consoni alla specie. 
A ben guardare l'attuale struttura sociale terrestre fondata sul lucro, che non solo sarebbe da abbattere, ma anche da studiare collegialmente con altre forme evolute di vita tanto violenta e soffocante appare nella sua struttura, tra quattro giorni riceverà un enorme quantità di propellente, allorquando salirà sul trono americano colui che della disuguaglianza ne ha fatto un precetto, del sopruso un motto di famiglia, della prevaricazione un comandamento. 
Non sarà certamente un bel vedere il prossimo futuro del nostro pianeta, a meno di non trovarsi ad anni luce di distanza, sguaiatamente distesi su un'amaca ipertecnologica, godendosi compiaciuti questo nostro spettacolo tragicomico, tra una bibita interstellare e popcorn, mangiati avidamente a sedici palmenti.

domenica 15 gennaio 2017

Sbatti il Bomba in prima pagina!


Mi è tornata in mente la mitica scena del Ragioniere Ugo, allorché allertata la moglie "Pina stacca il telef..." ed udito invece lo squillo sguisciato a partita iniziante, con frittatona di cipolla e Peroni ghiacciata al seguito, venne informato dalla sua metà di dover recarsi al circolo per l'ennesima proiezione della Corazzata, cosa questa che lo prostrò a tal punto da emettere un lancinante "Noo!" quasi strozzato, pietoso, miserevole; lo stesso, identico ma privo di sonorità, per via dell'ora in albis che avrebbe impensierito la vicina, lanciato questa mattina allorché ho scorto sulla prima pagina di Repubblica, l'intervista del placido Ezio Mauro al Bomba Sconfitto. 
Noo! Meglio la Corazzata, mille volte meglio un polpettone dell'ascoltare le nenie, i contorcimenti, le progettualità di colui che aveva promesso di salutare tutti per scomparire nella sua Sant'Elena, Pontassieve. 
Ed invece rieccolo sul giornale di proprietà di uno dei più grandi debitori, pare, di MPS incalzato dalle domande, finalmente, reali dell'ex direttore della testata. 
Il nostro anzi, il loro, tenta un rinnovamento d'immagine impossibile per un egoriferito qual è, srotola sommessamente il tappeto rosso per un ritorno da pochi desiderato, sfida la storia parlando di "sinistra"(alla domanda "lei sente di rappresentarla?" il pifferaio risponde testuale "Certo secondo la sua storia e le mie convinzioni") e continuando tra un mix di vanvera e aria fritta, fregiandosi di aver abbassato le tasse (un velo menzognero all'Aziz) dimenticandosi ad arte di precisare che il suo governo in ambito di lotta all'evasione non solo non ha fatto un cazzo, come i precedenti, perché progettato e formato proprio da "coloro" che con i balzelli si comportano come Calboni con i taxi (Puccettone "facci" lei! cit.) ma ha agevolato questa forma moderna di brigantaggio, non allungando la prescrizione, che Ciccio Orlando tiene sotto il covone, e non controllando seriamente grandi evasori pullulanti nella penisola. 
Le domande di Ezio Mauro sono dirette, schiette, senza fronzoli, fatto inusuale per un quotidiano prono al potere del Giglio Magico: "nelle banche però vi hanno trovati, da Etruria a MPS: non crede che vi sia costato molto elettoralmente?"
Domanda perfetta, risposta in un, oramai, classico bombismo: "Si. Ma è una clamorosa menzogna. E non vedo l'ora che parta la commissione d'inchiesta, per fare chiarezza sulle vere responsabilità, dai politici ai manager ai controllori istituzionali". Quando si sa che questa commissione giace inerte e inerme nei meandri parlamentari per volontà del rispondente. 

Un coacervo di buoni propositi, paraventi per una scomoda verità, tutt'altro che bene per la nazione. Leggere tra le righe questi cifrati, porta ad una malinconia infinita per la cara estinta Politica, depredata, oltraggiata, ridicolizzata da questo club esclusivo di maestranti al servizio di potentati, di guappi sfottenti la dignità di coloro che credono ancora in ideali di onestà, giustizia ed equità, fatto questo confermato dal De Profundis emergente nelle risposte del Bomba, soprattutto quando dice "Boschi e Lotti sono due persone straordinarie, professionisti eccellenti."
Una prece.

sabato 14 gennaio 2017

Holly ed il taxi


Ancora sulla Bellezza. Ancora Holly e la sua Colazione, il suo portamento, la sua regalità.
Probabilmente considero un moto di ribellione interno questa sbandata per Audrey Hepburn e la consequenziale ricerca per il Bello, cialtronescamente obnubilato dal moderno tentativo di proporre effimere e, a volte, soporifere imitazioni, elevanti pochezze per lo più vuote, costruite ed innalzare al solo scopo di lucro. 
Holly che fa colazione davanti a Tiffany è un simbolo, un lampo, una connessione con le alture a noi interdette degli dei. 
Holly che si prepara per uscire con destinazione carcere Sing Sing per visitare il suo amico gangster, che appare a Paul Varjak (George Peppard) in tutta la sua meravigliosa persona, induce a rivedere il frame nella modalità paranoica dell'accensione della luce di Travis Bickle (De Niro) in Taxi Driver, tanto è l'esplosione sensitiva di quell'attimo, di quella visione. 
E' una sensazione strana questa, lo ammetto! Sono tuttavia certo, parolona forse fuori luogo, che nell'ottanta percento di materia ancora non conosciuta attorno a noi, giaccia un dardo sopito, uno squarcio addormentato, una connessione dormiente con l'Arte e la sua regalità. Il lampo di genio, straordinario, unico della Bellezza arriva ai nostri sensi ogniqualvolta i presupposti lo permettano. Il contatto con l'inspiegabile, con l'altisonante unicità, abbraccia il mondo allorché la mano dello scultore, il pennello dell'artista, il genio del progettista, il ciack del regista, ne determinino lo scoccare. 
Il risultato è un connubio sensitivo senza pari, un incremento di gioia difficilmente quantificabile e, soprattutto, elevante la specie. 
Holly-Audrey fa parte di questa sonnecchiosa ed ermetica élite.



Errori


Nella foto: lo stato della matita per le correzioni, dopo un tweet di Di Maio

 

News


Ansa
Piazza Autan La Spezia
Vasche prosciugate nella piazza dei portali. Non si conoscono ancora le cause dell'evaporazione. Pare che, grazie alle potenti telecamere installate tutto sia dovuto alla discesa dai Colli di cento levrieri afgani allupati, i quali nella notte si sono abbeverati sguaiatamente. Da ambienti comunali pare che il branco fosse simpatizzante del Movimento 5 Stelle. Alcuni assessori hanno anche tirato in ballo la cronica incapacità della Raggi.

 

Modernità


 

venerdì 13 gennaio 2017

Brrr!


Ma sai che questa emergenza freddo a gennaio non riesco proprio a metabolizzarla? Mi sforzo pure, ma niente! Fa freddo perché a gennaio in questo emisfero dovrebbe far freddo, come a luglio dovrebbe esserci il solleone e far caldo. Pensa che il gelo diventa responsabile anche per i poveretti che non hanno dimora ed è tanta la nostra inquietudine in proposito da farci dimenticare il fatto che siano stati emarginati dalla società al punto da non aver più nulla, neppure una casa! Questo si che mi fa raggelare il cuore e raffreddare ogni buon pensiero, ritenendomi corresponsabile!

Ancora sul treno


Sai come quando ti senti di essere su un treno in un lungo viaggio e percepisci di aver fatto più di metà del tragitto? A me capita quando rifletto sul cammin della mia tratta, quando ricordo le stazioni già passate, quelle in adolescenza, giovanili, la prima volta che mi diedero del "lei" o come oggi che mi si è accesa la lampadina ed ho rimuginato sul fatto che negli anni 70 quando guardavo "Spazio 1999" quell'anno mi sembrava a distanza siderale, pregno di fantascienza, e oggi invece i nati nel 1999, diverranno maggiorenni!!

E quindi il treno continua la marcia e arriverà il momento in cui, salendo in autobus, mi cederanno il posto. L'importante però in queste tremebonde elucubrazioni è di viaggiare sempre con piacere, divertendosi. Il resto, compresa la stazione d'arrivo, fa parte del gioco. Strano, ma pur sempre piacevole!

Fermi tutti!


Leggendo questo articolo sul Secolo oggi in edicola, si potrebbe anche continuare sulle parole del grande AD Marchionne!

Dice "Nessuno metta in dubbio la moralità di quest'azienda...

... che siamo scappati con il gruzzolo in Olanda per non pagare le tasse all'Italia, dopo che questa ci ha regalato stabilimenti interi (vedi Melfi), dopo che per decenni mettevamo in cassa integrazione operai al primo segnale di calo di produzione, anche di uno specchietto retrovisore, con un rischio impresa vicino allo zero assoluto cosmico, con i proprietari del gruppo infarciti a dismisura come capponi da sempre e diventati la Famiglia, tanto ricca quanto ingorda. Ed io infine, cucco cinquanta e passa milioni all'anno, sulle spalle di coloro che assumo per farli lavorare sempre più, pagandoli sempre meno"

La moralità, appunto.

 

giovedì 12 gennaio 2017

Sensazione


Partecipi ad una cena bellissima con amici cari, per festeggiarne uno uscito da un problema di salute lungo un anno. Baldoria di quella vera, affetti sparsi ovunque, ricordi, risate. E tutto ad un tratto... ti accorgi, te lo fanno notare, di essere il più vecchio a tavola! 
Sensazione strana, realizzante la consapevolezza di essere in viaggio. Stazioni che sono passate e non torneranno, molte delle quali vegetano nel subconscio. Le prime, le più belle, sconfinanti nei ricordi di nonni, carezze, serenità, giocattoli. Arrivarono in seguito le stazioni di sosta per lo studio, le prime sensazioni di maturità, la prima volta in cui mi diedero del "lei", la sosta fresca nella realizzazione del fatto che quelli nati nel 1999, data che da bambino voleva dire Spazio, futuro inimmaginabile, fantascienza, nel corso di quest'anno diverranno maggiorenni, la stazione dei primi affanni da tabagismo ma pure da entrata nella sfera Canizie. Insomma tra non molto, considerato il tempo già trascorso, mi dovrebbero cedere il posto in autobus. Poi verrà il momento di prepararsi alla discesa. 
(cavolo che pensieri tristi! Mi ci vuole una Sambuca!) 

Wow!

 

Chiesti 11 anni per la bancarotta fraudolenta a uno di padri della riforma costituzionale bocciata dagli italiani. Se c'aggiungo i problemi di FCA, non che ha lui ma Marchionne e la Famiglia, non posso che dire: belin che serata! Quasi quasi stappo qualcosa!

L'età della glaciazione


Dietrologie se ne potrebbero tirar fuori a bizzeffe. Commenti pure. Quello che stordisce, che abbatte ogni concezione positiva attorno all'universo giovanile attuale è la glaciazione dei sentimenti. 
Terribili ad esempio i commenti provenienti da Codigoro, in provincia di Ferrara, ove la comunità è stata scossa dall'efferato omicidio di Nunzia e Salvatore, i genitori del minorenne che, assieme ad un amico, ha sfasciato loro la testa a colpi di ascia. 
"E' un tipo tranquillo", "E' un tipo normale"
Ecco la glaciazione. Come poter arrivare solo a progettare l'omicidio dei genitori per le sgridate causate dal non buon rendimento scolastico e come aiutare l'amico per 1000 euro, resterà un macigno nella coscienza collettiva. 
Siamo dentro ad una deriva prossima all'annientamento di valori essenziali per una società come la nostra. Si perde, si è perduto, il senso della Vita, i valori, le coscienze sono state spente, dal turbinio, dal mix mortale in cui si riconosce, a fatica, il sorgere di modelli di vita tanto apatici, annoiati, insipidi da metterci paura. Chi scrive si guarda bene da porsi su un piedistallo. Mi sento ancora parte integrante di un treno forse non più in movimento, avverto questo clima esasperato fatto di insulse priorità, di ricerca di visibilità, di denaro, di mode appassite ancor prima di nascere. 
Cade e scompare la passione per il conoscere, cresce la passione ad un nozionismo fine a se stesso, non generante pace interiore e soprattutto sparisce il posizionamento adeguato dei tanti valori attualmente sopiti. 
Generalizzare è l'ultima cosa desiderabile, né la strada giusta è pensare di essere attorniati da possibili serial killer in acne. L'assassinio dei due genitori è una maledetta fossa profonda e, per fortuna, isolata. Resta però questa sensazione negativa di freddo intenso attorniante ed avviluppante vite in crescita, maltrattate da media, da venditori lucrosi di ninnoli senza nessuna beltà, di fuorvianti messaggi subliminali assurti inopinatamente a strade maestre, di pifferai suonanti abilmente in vista del dirupo, di situazioni tanto imbarazzanti quanto in aumento ove, minorenni e non, pascolano senza perché, abbandonati sociologicamente, lasciati ad immaginarsi lo scorrere dell'esistenza in solitudine estrema, gridando aiuto, inascoltati. 
E' un malessere causato e forse voluto, da quel turbinio imposto per esigenze di copione, da chi gode nel trovare cuori svuotati di "perché", di domande, di coraggio, ricercanti la forza necessaria per imporsi, frenare la caduta nel baratro del ludico, dell'impalpabile. 
E di questo siamo responsabili tutti. Una delle migliori architetture infatti del male attuale, simile a tutti i precedenti storici, è di far credere di non esistere, al pari della responsabilità sociale.  

Articolo

giovedì 12/01/2017
TENDENZE

Feticci immortali: cercasi ancora iPhone (molto) disperatamente

IN VENDITA - NELLE INSERZIONI SU SITI E GIORNALI IL CELLULARE DELLA APPLE È L’OGGETTO DEL DESIDERIO, TRA DRONI E OROLOGI PER JOGGING




L’iPhone compie dieci anni e a guardarlo, come un figlio, non pare possibile di aver vissuto senza di lui. Al di là delle sue funzioni, l’ultima delle quali è telefonare, l’oggetto in sé possiede una sua forza magica, tipo monolite di Kubrick, bastone della scimmia digitante che è il cittadino globale. A navigare su eBay e a sfogliare Porta Portese sembra che non abbiamo desiderato e posseduto che smartphone e oggetti tecnologici. Eppure siamo stati un popolo dedito al culto oggetti diversi, utili e inutili, ci siamo scambiati piccoli patrimoni e buone cose di pessimo gusto usando le inserzioni sui giornali.
Lì, nella secca sintassi che sfiora l’haiku o il necrologio, sciorinata per pagine sottilissime, in un’oltranza nevrotica a metà tra l’enciclopedia e la demenza, sopravvive la microeconomia sommersa degli italiani, ormai quasi ingoiata dal Leviatano dell’e-commerce. C’è una storia collettiva, un’etnografia e persino un’epica, nel bric-à-brac dell’Italia passata attraverso penurie di guerra, boom, stasi, globalizzazione. Cosa volevamo, un tempo? Quali oggetti compravamo, e di quali ci disfiamo oggi, rimettendoli in circolo?
Nella rubrica delle inserzioni della Gazzetta Piemontese, antenata de La Stampa, il 9 settembre 1889 qualcuno vende balle di cotoni, mobili per salotto, elisir. Su La Stampa del 9 febbraio 1912 nei Piccoli avvisi d’indole commerciale qualcuno cerca botti vinicole e francobolli, uno vende “macchina da scrivere bicolore”, un altro “automobile Torpedo”. Il 31 agosto del ’35 gli annunci diventano “annunzi”: si compra-vendono poltrone, porte, tappezzerie, moto, furgoncini. La guerra rimescola l’economia domestica e corregge il fabbisogno familiare. Nel ’39 qualcuno cerca radioricevitori, altri vendono motocarri. Nel ’44 si compra nitrocellulosa, acetone, paste abrasive per verniciatura, e compaiono macchine da cucire Singer e Necchi. Chissà chi era che nel settembre ’45 su L’Unità “causa partenza” vendeva “gondola Larice”. Accanto, qualcuno cedeva “kg 13 lana materasso” e un signore di Torino comprava “violino e pianoforte”. Il 30 gennaio 1945 sullo stesso giornale si comprano argento, rottami; si vendono oggetti preziosi e lana. Nel ’47 un negoziante svende “fisarmonica, tritacarne, tritaghiaccio”. Poi c’è una lunga bonaccia di anni pieni di piccoli utensili per cucinare, stoffe, vestiti; qualche ex ricco vende mobili. Dal ’65 gli italiani già rivendono “lavatrici frigoriferi da lire 68.000 e mobili americani”. E inizia la teoria infinita degli oggetti elettronici: giochi, flipper, videotennis, Commodore 64, lettori VHS, lettori Cd.

9 FEBBRAIO 1912

Su La Stampa qualcuno cerca botti e francobolli, uno vende “macchina da scrivere bicolore”
Alcuni di questi oggetti sopravvivono non rottamati nel sottomondo di urgenze, liquidazioni, congedi che sono le inserzioni, in cui un popolo un po’ settario e taciturno si scambia la sua nostalgia del vecchio, o vintage (anch’esso a sua volta un furbo prodotto del marketing). Su Porta Portese da sei mesi qualcuno tenta di piazzare una “Lettera 22 modello verde chiaro esposto al Moma di New York” (nel romanzo Eccomi di Jonathan Safran Foer un nativo digitale chiede: “Cos’è una macchina da scrivere?”), tra le pagine infinite degli oggetti globali con libretto d’istruzioni in inglese-cinese, mobili Ikea, elettrodomestici. Qualche stranezza: “Clisteri monouso adulto vendo metà prezzo”. Cose felliniane: “Scaldino per diffondere un benefico calore”. Ma, poi, tutti oggetti inauditi: telefonini iper-performanti, iPad, Pc, amplificatori, auricolari (con filo e bluetooth), navigatori Tom Tom, sintoamplificatori, bracciali per fitness “activity tracker”, droni normali e/o fotografici; in materiali un tempo inimmaginabili, hanno fatto il loro ingresso nel mondo per soddisfare smanie inedite. Per centinaia di pagine, si squaderna il catalogo nudo e eloquente delle nostre fuggevoli ossessioni: caterve di “cornici digitali Canon nuove mai usate”, cellulari vestigiali Alcatel, Motorola, Siemens, Nokia, LG, e gli immancabili iPhone 4, 5 e 6 con relativi accessori.
Sotto il barocco diluvio di silicio, occhieggia il mondo analogico, nevrotico e totalitario del collezionismo: fumetti, monete, cimeli del ventennio fascista e della Germania del Reich: bronzi del Duce originali (50 euro) e made in Taiwan (15), timbri delle SS. Poi galeoni, fiches, Ferrari, pistole e pugnali, una cascata di bambole. Il magnetismo inesauribile della bambola, del suo sguardo perturbante, inanimato e torbido, reclama insieme ai trenini i diritti del mondo perduto dei giocattoli; poi è tutto Playstation, Nintendo, Xbox, Wii.

9 SETTEMBRE 1889

Nella rubrica delle inserzioni della Gazzetta Piemontese, vendono balle di cotoni mobili per salotto, elisir
Nel nostro compulsivo usare e farci usare dalle cose, ignoriamo che ogni oggetto è un turbolento buco nero di relazioni e accidenti. Non avvertiamo che ogni prodotto uscito dalla fabbrica ha una specie di cuore calcareo dato dal plus valore e dalla forza lavoro incorporati in esso. Con il passaggio dalla produzione alla seduzione, dall’utilità alla pubblicità, il senso di alienazione rispetto agli oggetti (il “feticismo della merce” di Marx) si è diffuso oltre la classe operaia che li costruiva nella catena di montaggio ed è diventato una pulsione trasversale ai ceti. Il nostro rapporto con le cose si gioca ormai tutto nella tensione tra desiderarle moltissimo e buttarle: il “sex appeal dell’inorganico”, quella forza invincibile che ci fa volere un iPad da sfiorare, inonda i nostri pensieri e le nostre case.
Se non siamo sommersi dai rifiuti elettronici, è perché qualcuno li ricompra e riusa. È il limite dell’economia dell’inutile: non tutto ciò che è solido svanisce nell’aria. Dalle scorie elettroniche trattate con acido idrocianidrico (cianuro), tolta la polvere di ceramica che ne costituisce il supporto, si ricavano, per un valore di 800 mila euro ogni 50 chilogrammi, oro, porfirio, argento (ironicamente, i nomi primitivi della ricchezza).
Già le Esposizioni Universali del 1900 erano una specie di realtà aumentata in cui disponibilità, incanto, tempo libero e spreco si baciavano grazie al denaro. E però l’anima di un oggetto non è mai stata tanto svelata eppure così imprendibile come oggi: con qualche clic ci assicuriamo ogni prodotto pensabile, che dopo due-tre giorni ci appare davanti; ci viene incontro quasi volando, ancora caricato dell’aura magnetica del desiderio. Ma gli annunci testimoniano delle nostre brevi avventure con gli oggetti, dicono che viviamo nel bisogno mentre accumuliamo inutilità. Dentro l’oggetto iPhone è racchiusa la risposta alla domanda: ci ha resi schiavi o ci ha liberati? Nella riedizione del nostro feticismo, si afferma, aspra, “l’insospettabile ferocia delle cose” di Gadda, la verità ultima degli oggetti che emerge quando il commissario Ingravallo, davanti al cadavere dell’amata Liliana, cerca di indovinare su quale mobile o soprammobile del salotto si sia posato l’ultimo sguardo di lei. Nel vortice degli oggetti che vogliamo o che non vogliamo più, si realizza la profezia di Walter Benjamin: “Succederà che nelle nostre stanze ben provviste e fornite di tutte le comodità immaginabili non c’è posto per ciò che davvero è prezioso”.