martedì 9 settembre 2025

Presentazione

 

La festa e i puntini
DI MARCO TRAVAGLIO
Oggi alle 14 parte la festa del Fatto al Circo Massimo, a Roma, con un flash mob per Gaza e con i primi incontri. Ne avremo parecchi su Medio Oriente e Ucraina, per cercare vie d’uscita e mettere i puntini sulle “i” in un dibattito pubblico da manicomio fra curve ultrà che non ragionano, non distinguono e passano gran parte del tempo a zittire chi ci prova. Già stasera, con Alessandro Barbero, racconteremo come scoppiano e finiscono le guerre e come le paci mal fatte che ignorano le cause dei conflitti ne causano altri. Paolo Mieli conosce la storia e tutto si può dire fuorché sia uno sciocco. Quindi, quando scrive sul Corriere che per Gaza c’è “sdegno pressoché unanime” e per Kiev no, ciurla nel manico. Posto che non si può restare sdegnati per tanti anni, anche se le 56 guerre in corso meriterebbero lo stesso sdegno permanente, Mieli sa benissimo che Gaza e Kiev pari non sono. In Ucraina, da tre anni e mezzo, c’è una classica guerra fra due eserciti armati fino ai denti, concentrata su un fronte di 1300 km, con un rapporto tra vittime civili e militari tra i più bassi della storia (per quanto anche un solo morto sia già troppo). A Gaza non c’è una guerra: c’è un esercito – quello israeliano – che da 22 mesi spiana un territorio grande un decimo della Val d’Aosta e popolato da 2,3 milioni di palestinesi con la scusa di debellare Hamas, che però si nasconde nei tunnel o all’estero: infatti non ha alcuna possibilità di debellarlo (secondo la stessa Idf) e semina quasi esclusivamente vittime civili (l’83% dei 70 mila morti, secondo la stessa Idf). Putin combatte contro un esercito armato, Netanyahu contro un popolo inerme.
La seconda differenza è che lo “sdegno” occidentale, secondo Mieli sbilanciato a favore di Putin, è sbilanciatissimo a favore di Netanyahu: 18 pacchetti di sanzioni alla Russia e 350 miliardi di dollari di armi e altri aiuti all’Ucraina, zero sanzioni a Israele e zero armi ai palestinesi. Due pesi e due misure. Ecco perché le opinioni pubbliche si mobilitano con tanta passione per Gaza: perché i crimini di Netanyahu, diversamente da quelli di Putin, sono totalmente impuniti da parte dei nostri governi. Che, anziché sanzionare il criminale, lo finanziano e lo armano, quando non lo giustificano apertamente (Merz: “Israele sta facendo il lavoro sporco anche per noi”). Senza uno straccio di sanzioni, Netanyahu rimane l’alleato degli Usa e dell’Europa in Medio Oriente (diversamente dal nostro nemico Putin). Quindi i suoi delitti senza pene li commette anche in nome nostro, con i nostri soldi, le nostre armi, la nostra complicità. E, da che mondo è mondo, chi protesta in piazza lo fa per premere sul proprio governo, non su quelli altrui. Che, comprensibilmente, se ne infischiano. È tanto difficile capirlo?

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