domenica 11 febbraio 2024

L'Amaca

 

La vetrina americana
DI MICHELE SERRA
Le prossime elezioni americane (“un delinquente contro un anziano in declino”, secondo il politologo Larry Sabato) sono oggetto di desolati e allarmati commenti almeno da un paio d’anni. Il problema è perfettamente a fuoco, e non solamente per i politologi. Quello che sfugge è come sia possibile che niente e nessuno possa tentare di porre rimedio a una situazione di percepibile decadenza del sistema politico della Nazione più ricca, più armata, più culturalmente e politicamente influente al mondo.
Se l’alternativa è davvero tra un delinquente e un anziano in declino (comunque tra due vecchi maschi bianchi, come se non esistessero altre forme di vita che possano competere con i vecchi maschi bianchi), non sono i repubblicani e/o i democratici, è l’America ad apparire sfasata, sfinita, senza un’idea energica e speranzosa di se stessa; e tutto questo solo pochi anni dopo avere emozionato il mondo con il primo afroamericano alla Casa Bianca.
Ovviamente le società (l’economia, la vita quotidiana, il progredire e il regredire degli individui e delle comunità) hanno vita propria, e una dinamica propria. I popoli hanno dimostrato di saper sopravvivere anche nelle peggiori condizioni politiche. Alle dittature, alle guerre, ai collassi economici. Ma le istituzioni, a parte l’esercizio del potere, hanno una funzione di “vetrina”, di immagine, di rappresentanza morale che, soprattutto in una società ipermediatica come la nostra, ha un enorme impatto. E il prossimo novembre, comunque vada a finire, l’America sembrerà al mondo uno star system inceppato, e a trarne soddisfazione saranno i suoi nemici. Chi pensa che la democrazia sia un motore logoro, prossimo a spezzarsi, non può che essere entusiasta del derby Biden-Trump.

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