I Blues Cognati
di Marco Travaglio
Fedele al detto romano “Co’ le cazzate ce mannano avanti li treni”, Gino Lollobrigida ha arricchito in Senato il già pregevole scusario sulla fermata per uso personale del Frecciarossa a Ciampino. Ha ribadito di averla chiesta “senza la pretesa di un trattamento di favore”, fingendo di non capire che il favore non è quello che lui chiede – peraltro chiamando l’ad di Trenitalia, il cui cellulare notoriamente è stampato su tutti i biglietti ferroviari – ma quello dell’altro che risponde di sì. Ha ripetuto che “tutti i passeggeri hanno avuto la possibilità di scendere a Ciampino”, anche se curiosamente nessuno ha voluto coglierla, non sapevano che minchia fare nell’amena località suddetta e non essendosi premurati di convocare sul posto le rispettive auto blu. Poi il colpo di genio, una rivisitazione dei Blues Brothers dove John Belushi si giustifica con la fidanzata per un ritardo sospetto: “Ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per il taxi, la tintoria non mi aveva portato il tight, c’era il funerale di mia madre, era crollata la casa, c’è stato un terremoto, una tremenda inondazione, e poi le cavallette! Non è stata colpa mia, lo giuro su Dio!”. Fra i vari alibi, il Blues Cognato (Blues brother in law) ha optato per l’inondazione: “Ho evitato gravi conseguenze ai tanti cittadini che sostavano all’aperto a Caivano in una giornata di allerta meteo”. Ha salvato quei poveri bambini dalla pioggia, che poi peraltro non è caduta.
Freccialollo aveva appena finito di parlare e nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, luogo sacro dei gesuiti, andava in scena il rito più profano e pacchiano mai visto dalla cacciata dei mercanti dal tempio per mano di Gesù e del sacco di Roma a opera dei lanzichenecchi: la presentazione del libro di Cazzullo sugli antichi romani. Dinanzi all’altare barocco, che non risulta sconsacrato (non ancora almeno), alla presenza di 500 fedeli più o meno vip a mani giunte nei banchi, erano assisi su tronetti dorati e damascati i due celebranti, il Cazzullo e Mario Draghi, e la concelebrante Nancy Brilli, chiamata a declamare non le Sacre Scritture, ma brani scelti dell’opera cazzulliana. Roba da far invidia a Vespa, che di presentazioni cafonal-libresche è maestro da secoli, ma non aveva mai sospettato di poterle officiare in chiesa fra un rosario e un funerale. Per fortuna nessuno domanderà a Draghi, l’uomo a cui non si deve chiedere mai, né ai gesuiti se le chiese siano aperte alle presentazioni di tutti i libri o se – Dio e Sant’Ignazio non vogliano – si tratti un privilegio ecclesiastico riservato a lui e ai suoi amici. Sennò dovrebbero attingere dal repertorio di Lollo. Noi comunque ci prenotiamo per la riedizione del libro su B.. Che s’intitola Il Santo, mica pizza e fichi.
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