venerdì 8 dicembre 2023

L'Amaca

 

Il bilancio della violenza
DI MICHELE SERRA
Ammesso (e ampiamente concesso) che Hamas sia un movimento che professa il suprematismo religioso e la cancellazione violenta di Israele, cosa che autorizza a considerarlo un movimento razzista, rovinoso per la causa palestinese nonché sperperatore dei miliardi ricevuti dai governi arabi; le domande che mi farei, se fossi il governo israeliano, sono due.
La prima: è giusto e legittimo, per combattere Hamas, spianare Gaza, uccidere migliaia di civili, distruggere il precario riparo che un popolo prigioniero ed espropriato abita per obbligo ben più che per scelta? La seconda: è stato messo nel conto l’ovvio rimbalzo di odio e di vendetta che questa guerra, punitiva per tutti i palestinesi della Striscia di Gaza e non solo per Hamas, produrrà a breve, medio e lungo termine? Cosa volete che pensino, degli israeliani e della stella di David, un ragazzino o una ragazzina sopravvissuti ai bombardamenti, le famiglie costrette ad abbandonare le loro case, braccate dalle bombe e dai rastrellamenti? Per ogni dirigente o militante di Hamas eliminato, almeno altri due, nella striscia di Gaza, ne prenderanno il posto. La vocazione al martirio (a quello che il jihad chiama martirio: morire uccidendo gli impuri) troverà nuovo slancio. La catena della violenza aggiungerà nuove maglie alle tante già inanellate.
Si discute sempre su quanto la violenza sia ingiusta e immorale. Mai abbastanza su quanto la violenza sia inutile, controproducente, e alla fine: stupida.

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