domenica 24 dicembre 2023

Tra le strenne

 

Che bei vedovi
di Marco Travaglio
La prematura dipartita del Mes, venuto a mancare all’affetto dei suoi cari proprio per le Sante Feste, sta causando un’alluvione di lacrime di vedove inconsolabili, orfani affranti e prefiche urlanti. “Un Mes senza l’Italia”, “Eurozona meno stabile”, titola Rep listata a lutto, con sondaggio sul “52% degli elettori favorevole alla ratifica del trattato” (ma “l’82% degli italiani dichiara di non sapere esattamente in cosa consista il Mes”: tutto vero). Per Giannini, la Meloni ci lascia senza Mes per via di una lettera di Mussolini a D’Annunzio del 1926 sulla lira a quota 90, il cui nesso col Mes non può sfuggire. I coniugi Bini Smaghi binano e smagano a edicole unificate: il marito su Rep (“Il governo ha perso credibilità. Non si fidano più di noi”: prima invece un casino); la gentil consorte Veronica de Romanis sulla Stampa (“Il salva-Stati serve a noi e all’Ue”, infatti non l’ha mai chiesto nessuno). Il Corriere raccoglie il grido di dolore della Nazione tutta: “Giorgetti scuote la maggioranza”, “Così siamo più fragili”. Franco trema per l’“isolamento” e Furbini perché dai “partner spiazzati” c’è lo “stop alle simulazioni sulle banche” (qualunque cosa significhi). Per Domani “Siamo diventati un paese affondatore della Ue” e “sulla pelle dell’Italia”. Ma il Foglio non dispera: “Meloni può ancora ratificare il Mes con una riserva come in Germania” (un terzino tedesco?). L’unico vedovo extra-italiano che parla è il capo della banca centrale finlandese, l’ex eurofalco Olli Rehn, che vuole usare il Mes “come piano B per l’Ucraina”, tanto per farci qualcosa.
Sempre per l’angolo del buonumore, Renzi accusa FI di “tradire l’eredità culturale e politica di Berlusconi” (testuale), poi se la prende con “Conte e Casalino”. Già, perché ha stato Conte pure stavolta: essendo sempre stato contro questo Mes, ha votato contro questo Mes. Domani lo paragona a “Zelig”. Rep lo accusa di “puntare a superare il 15%” (mentre un vero leader dovrebbe puntare a perdere voti). La Stampa gli imputa una “svolta populista che preoccupa il Pd” (per pensarla come l’ha sempre pensata doveva chiedere il permesso a Elly). Giannini lo accusa di riesumare “la Cricca Gialloverde” e “l’impiastro eurofobico” dei suoi “sgoverni” (quelli dell’elezione di Ursula e dei 209 miliardi di Pnrr, per dire). Purtroppo, mentre Mattarella è sempre findus in freezer (“Quel gelido silenzio europeista al Quirinale”, Sorgi, Stampa), le esequie del Mes non valicano la cinta daziaria: la stampa estera se ne frega e parla di casa Ferragni, lo spread scende, la Borsa sale. E qui nessuno parla della resa di Giorgetta & Giorgetti al Pacco di stabilità e decrescita di Macron & Scholz. Diceva Mark Twain: “È molto più facile ingannare la gente che convincerla che è stata ingannata”.

Nessun commento:

Posta un commento