sabato 12 agosto 2023

Criminalità nel sud America

 

L’ANALISI
Il superstato dei Narcos si allarga all’Ecuador 80 milioni di persone sotto il giogo dei cartelli

DI FEDERICO VARESE

Il 13% della popolazione in America Latina vive in zone controllate dalla criminalità organizzata
L’omicidio di Fernando Villavicencio, candidato alle elezioni presidenziali in Ecuador, ha scioccato il mondo. La morte dell’attivista che si batteva contro le gang, la corruzione e l’ingiustizia sociale cade a qualche settimana di distanza dall’assassinio del sindaco della città costiera di Manta. Un altro politico locale è stato ucciso a febbraio a Puerto López. Chi si oppone allo strapotere della criminalità organizzata in America Latina muore. I narcos sono diventati la forza politica egemone del continente, dove governano interi quartieri, il sistema carcerario e influenzano le elezioni.
Uno studio pubblicato nel 2023 racconta una storia agghiacciante. In un sondaggio basato su un campione rappresentativo di 18 Paesi latinoamericani, il 13% degli intervistati ha risposto che vive in una zona controllata da un gruppo criminale. L’ordine sociale, la sicurezza, l’economia sono in mano ai narcos. L’analisi mostra anche che il reddito è più alto in quartieri controllati dalle gang rispetto a quartieri simili senza la presenza delle bande criminali. Il 13% della popolazione dell’America Latina corrisponde a 79.1 milioni di persone. Una cifra appena inferiore alla popolazione della Germania. Un co-autore dello studio, Benjamin Lessing dell’Università di Chicago, ha dichiarato che questo valore è certamente una sottostima: «Molti di coloro che vivono in regioni controllate dalle gang hanno paura di rispondere ed è difficile penetrare quelle zone per i sondaggisti».

La “sicurezza” che offrono i narcos viene pagata a caro prezzo dalle comunità locali. Se questi proteggono i residenti dagli abusi della polizia, quasi sempre corrotta, offrono opportunità di lavoro nell’economia illegale e durante il covid si sono mobilitati per fornire mascherine e beni di prima necessità, allo stesso tempo si fanno la guerra tra di loro. InsightCrime, un sito di analisi sulla criminalità organizzata in America Latina, ha compilato dati recenti sugli omicidi, andando oltre le statistiche aggregate per Paese, concentrandosi invece sulle città e le province. Lo stato di Colima, in Messico, nel 2022 aveva il tasso di omicidi più alto dell’intero continente, 110 per 100mila abitanti (in Italia sono 0.51, in Giappone 0.2). A Colina è in corso una guerra tra i cartelli di Jalisco e di Sinaloa per il controllo della distribuzione delle droghe sintetiche, come il Fentanyl, destinate al mercato statunitense. Si combatte per il porto di Manzanillo, sulla costa pacifica, dove arrivano dall’Asia i precursori per produrre le droghe sintetiche. Anche l’Ecuador compare in questa classifica dell’infamia: Esmeraldas, un’altra città costiera non lontana dal confine con la Colombia, ha registrato 81 omicidi per 100mila abitanti nel 2022 (la media nazionale dell’Ecuador, pur altissima, è 22 morti). Un gruppo criminale chiamato i Tiguerones, alleato deiLobos e coinvolto nell’omicidio di Fernando Villavicencio, in aprile di quest’anno ha ucciso nove pescatori che si rifiutavano di trasportare droga. Anche le località turistiche più rinomate non vengono risparmiate. Qualche mese fa sono stato aCartagena, in Colombia, dove in media vi è stato un omicidio al giorno nel 2022. Anche lì gang rivali combattono per il controllo del porto, una città nella città, con centinaia di container impilati uno sull’altro, dove enormi gru li sollevano per depositarli sulle navi. Nonostante il sistema sia computerizzato, la droga continua a partire senza troppe difficoltà. In centro, i giovani vestono senza vergogna magliette con l’effige di Pablo Escobar.

Il potere dei narcos si estende ben oltre i mercati illegali, e tocca la vita politica e sociale di quei Paesi. Un trafficante intervistato da Vice qualche settimana fa ha dichiarato: «Combattiamo non solo per l’accesso alle rotte e ai porti, ma anche per controllare politici, giudici e il sistema penitenziario». Il presidente ecuadoregno Lasso è indagato per appropriazione indebita e corruzione, mentre il figlio del suo omologo colombiano ha ammesso di aver accettato soldi dalla criminalità organizzata per finanziare la campagna elettorale del padre. Uno dei corruttori è un trafficante diventato senatore e oggi candidato sindaco nella città colombiana di Maicao. Non solo i politici sono al centro di indagini e denunce. Qualche giorno fa diversi poliziotti sono stati arrestati in Venezuela perché gestivano il traffico di essere umani. Le gang esercitano un potere assoluto sul sistema carcerario, dove i detenuti sono costretti a pagare per la loro sicurezza e ad affiliarsi ad un gruppo. La politica della ‘mano dura’ di diversi governi conservatori ha portato ad arresti indiscriminati e alla crescita esponenziale della popolazione carceraria. Poiché la probabilità di essere arrestati è altissima per chi proviene da certi quartieri, chi si affilia in carcera torna poi a lavorare per la gang una volta rilasciato, in attesa di un arresto successivo, in un circolo vizioso che finisce solo con la morte. E i conflitti tra gruppi si riproducono tra le mura delle carceri, facendo centinaia di vittime. Ad esempio, nel settembre del 2021 sono morti 119 reclusi nel carcere Litoral, in Ecuador, e altri 68 due mesi dopo.

I narcos non sono un semplice problema criminale, che può essere affrontato con la deterrenza classica. Sono un fenomeno politico e sociale, che gode di consenso diffuso. Le élite continuano ad ignorare le disuguaglianze sociali e la povertà imperante in zone vastissime del continente. Gli apparati di sicurezza continuano ad essere brutali e refrattari ad ogni riforma. In molti ambienti si pensa ancora che si possa risolvere il problema della produzione e del commercio della droga attraverso misure repressive. Queste non fanno altro che spostare il problema da una zona all’altra del continente.
Ad esempio, negli anni Settanta il Messico era un’oasi di pace, oggi un inferno. Fino a due anni fa l’Ecuador era uno dei Paesi più sicuri dell’America Latina, nel 2022 gli omicidi sono cresciuti del 245%. Chi, come Fernando Villavicencio, denuncia l’alleanza tra élite, apparati di sicurezza e criminalità organizzata paga con la vita. La sua morte è il fallimento della politica.

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