lunedì 10 luglio 2023

Massini e il quartiere

 

La battaglia stile Braveheart di via Asiago contro re Rosario
DI STEFANO MASSINI
Sembra un paradosso, ma la trasmissione dell’anno è homeless. Dopo mesi in cui via Asiago si era tramutata in una Walk of Fame nostrana, è stato personalmente lui, Fiorello, l’Anfitrione del caffellatte nazionale, a comunicare urbi et orbi che sarebbe in corso una specie di casting stradale alla ricerca di un nuovo domicilio per “Viva Rai2”. Colpo di scena magistrale, perché da settimane si (stra)parlava di accordi, indennizzi, risarcimenti, trattative infuocate, con Roberto Sergio pronto a schierarsi in prima persona contro gli inquilini come Milziade contro i persiani.
Invece no. Fine di un melodramma. Fine di una vicenda chiassosa che certo si fonda sul disturbo della quiete pubblica, ma nella percezione generale si è tradotta in un rumorosissimo attacco mediatico contro la trasmissione dei record. Sembra un po’ di tornare a quando il sindaco di una cittadina turca dell’Anatolia uscì su tutti i giornali del mondo reclamando un risarcimento milionario per reato di sfruttamento (la città si chiama Batman).

Ovviamente la richiesta del primo cittadino non ebbe luogo finché l’eroe pipistrello era solo un monumento dei fumetti, ma crebbe in urgenza quando un boom planetario premiò ai botteghini “The dark knight” di Christopher Nolan. Sto dicendo che era una malcelata forma di sfruttamento del successo altrui? No, non è questo. Mi sbaglierò, ma non riesco a non percepirvi il segno di quella sottile insofferenza che si prova verso tutto ciò che la maggioranza loda e approva, fino a percepirvi un nemico da sminuire se non sabotare. Tutto questo ha un nome, è la sindrome di Procuste, dal nome di quel demonio greco che mozzava gambe e braccia di chiunque fuoriuscisse dalla sagoma del letto, per cui egli è diventato per gli psicologi il paradigma di chi non tollera ciò che supera l’unità di misura dell’ordinario, e sente di doverlo per forza attaccare.

Ci viene spiegato che soprattutto nell’era dei social, moltiplicatori nella percezione del successo, la sindrome di Procuste è una specie di reazione innata, un istinto che mira ad annientare il primato di chi svetta per evitare di esservi commisurato. Non mi sorprende allora che l’ermellino di re Rosario crei anche una reazione di questo tipo, un inconsapevole “adesso ti faccio vedere io”, oltretutto consacrando il duello come meritoria crociata del singolo contro il potere del perfido Golia.
Insomma, non dubito affatto che la tribù urbana di via Asiago possa aver subito negli ultimi mesi alcuni disagi, ed era non solo comprensibile ma legittimo che per la nuova stagione fosse individuato un patto di coabitazione. Ma a mutare il contesto è la strategia un po’ incendiaria con cui si è dato fiato alle cornamuse neanche fossimo in Braveheart, issando barricate e dipingendo scenari danteschi con un angolo di Roma tramutato in Malebolge.

Tant’è, temo toccherà riporre l’ascia di guerra, perché ora il celeberrimo glass trasloca altrove, con (possibili) oneri e (indubbi) onori, lasciando agli annali l’ennesima geremiade su concerti ed eventi “troppo rumorosi, troppo invadenti, troppo impattanti”. Lo dissero di Vasco Rossi, dei Deep Purple, dei Kiss, di Madonna, e non mancano neppure centinaia di denunce per le intollerabili campane delle chiese... Vuoi vedere che siamo diventati un paese di mistici amanti del silenzio? Che strano: 250 anni fa Goethe nel suo “Viaggio in Italia” ci attribuiva come caratteristica il far rumore e musica perfino di notte, perfino per strada. Forse perché non esistevano ancora i condomìni.

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