venerdì 5 maggio 2023

L'Amaca

 

Serva di tutti figlia di nessuno
DI MICHELE SERRA
L’età ha i suoi vantaggi: i quattro quinti dei nomi che circolano sui giornali per anticipare i nuovi insediamenti umani alla Rai, non so chi siano. Con gli anni si ha facoltà di guardare finalmente il mondo dalla giusta distanza. So solo chi è Pino Insegno, ci si augura che non sia lui a dare l’impronta culturale al nuovo corso. Si ricordi, la destra, che ebbe Raimondo Vianello: un genio.
Si sa solamente, della truppa in arrivo, che come avviene da sempre sarà filogovernativa, salvo qualche ripostiglio destinato al resto del mondo. Questo significa che l’informazione pubblica sarà retta, per la prima volta, anche da un po’ di fascisti: così va la vita.
Ma la cosa che mi preme di più dirvi, forte di decenni di frequentazione della Rai (per fortuna da esterno, nominato da alcuno, sempre chiamato direttamente dagli artisti), è che la vera falla, il vero danno, in tutto questo, è che la Rai è forse la sola azienda al mondo ai cui dirigenti, con rarissime eccezioni, dell’azienda non importa nulla. Non sono alle dipendenze della Rai, anche se è la Rai che li paga, ma dei partiti ai quali devono il posto. Non è per farla funzionare bene, è per renderla funzionale al potere che, da sempre, si fanno quelle nomine.
Questa condizione — un’azienda serva di tutti, ma figlia di nessuno — è degradante, eppure non ha mai piegato o sconfitto l’anima profonda della Rai, che è custodita nel lavoro dei suoi operai, dei suoi tecnici, di alcuni funzionari interni sfuggiti miracolosamente alle varie retate, dei suoi artisti, conduttori, giornalisti migliori. Loro sono la fabbrica: a differenza dei nominati che vanno e vengono, sanno come si accendono e si spengono le macchine. Se la Rai non è solo una Itaca in balia dei Proci, è per loro esclusivo merito.

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