venerdì 26 maggio 2023

Non fa una piega!

 

Non fa una piega, sembra diventato meloniano invece è soltanto realista; si ricorda le cose che accaddero, i misfatti piccoli e grandi dell'Era del Ballismo, di cui ancora ne paghiamo le conseguenze.
Non una lacrima
di Marco Travaglio
Vorremmo anche noi appassionarci, come tanti neopartigiani da terrazza, per la Rai “sovranista”, “fascista” e altre parole senza senso (almeno applicate alla Rai). Ma purtroppo conserviamo un briciolo di memoria, dignità e sense of humour. Ce la mettiamo tutta per piangere anche noi a dirotto sul battaglione di lottizzati che sostituisce il precedente. Ma niente: non ci escono proprio le lacrime. Le abbiamo consumate per le vere tragedie, tipo i 300-400mila morti ucraini e russi nella guerra che anche l’Italia ha contribuito a falciare e ora si prodiga a moltiplicare a suon di armi e proiettili. Di tragico la Rai non ha nulla: è solo farsa da avanspettacolo e non fa neppure ridere (salvo quando l’irpino Pionati, già mezzobusto demitiano e poi politico neodemocristiano, riciccia in quota Lega). E sempre lo sarà finché non cambierà la legge Gasparri riveduta e corrotta dalla legge Renzi, che consegnò al Parlamento e poi al governo un bene comune così prezioso che la politica non dovrebbe neppure sfiorarlo: il servizio pubblico radiotelevisivo. Ogni protesta, ammutinamento, stracciamento di vesti a destra (quando lottizza la sinistra) e a sinistra (quando lottizza la destra) è ipocrisia pura: una fiera del tartufo e un’esca per gonzi.
Se oggi il governo Meloni “si prende la Rai”, non è perché è arrivato il fascismo: è perché lo dice la legge scritta a quattro mani dal berlusconismo e dal renzismo. Anzi, questa destra riesce persino a sembrare meno peggio del renzismo: Renzi si prese le tre reti e i tre tg, da cui furono cacciati Berlinguer (dal Tg3), Gabanelli, Giannini, Giletti e Porro (dalla Rai); Meloni dà 5 posti a FdI, 7 alla Lega, 3 a FI, 3 al M5S, ben 9 al Pd. E fa meno peggio anche di Draghi, che riuscì nel capolavoro di regalare tre quarti della Rai al Pd che non ha mai vinto un’elezione da quand’è nato, di escludere dal Cda l’unico partito di opposizione (FdI) e da tutte le reti e i tg il partito di maggioranza relativa che aveva vinto le elezioni: i 5Stelle. Renzi renzizzò, Draghi draghizzò, Meloni non melonizza. E Fazio e Annunziata sono usciti con le loro gambette, senza che nessuno li cacciasse. La lottizzazione non è il pluralismo: ne è una triste parodia, perché premia gli uomini di partito anziché gli uomini liberi (i più bravi, perché stanno in piedi da soli senza bisogno di tessere). Ma, per dire come siamo ridotti, è la cosa che più si avvicina al pluralismo con la legge vigente. Il Pd sale sull’Aventino contro la “lottizzazione selvaggia”? Benvenuto fra noi: ma prima dovrebbe risparmiarci il chiagni e fotti e rinunciare al Tg3 e alle altre sue otto poltronissime selvaggiamente lottizzate (o le sue le ha portate la cicogna?). Poi chiedere scusa e battersi per cambiare la sua legge, anziché votare contro chi la applica.

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