I buoni e i cattivi
DI MICHELE SERRA
Bisogna dirlo con cautela, e considerando tutte le sfumature del caso: i buoni e i cattivi esistono per davvero. Il tassista bolognese Red Sox (al secolo Roberto Mantovani), che ha deciso di rendere pubblici sui social i suoi conti quotidiani in polemica con i colleghi “nopos” che preferiscono lavorare nelle tenebre degli affaracci propri, è buono: nel senso che ci fa piacere l’idea di salire sul suo taxi. Chi gli ha tagliato le gomme per rappresaglia è cattivo: nel senso che ci farebbe piacere non salire mai sul suo taxi (nel caso sia un tassista) e ci fa dispiacere (soprattutto per loro) sapere che esistono persone così squallide e perdenti.
“Se l’altro alza le mani ho vinto io”, dice Red Sox, che ha il vantaggio di essere alto e grosso. Ma ha ragione: l’assalto imbufalito, l’odio social, la censura prepotente, la violenza spicciola, nascono, nel 99 per cento dei casi, dalla parte del torto. Niente fa perdere il lume della ragione quanto avere torto; e non avere argomenti — a parte la violenza — da far valere. È totalmente ovvio, con buona pace dei “nopos”, che l’economia nera è primitiva e losca, quella tracciata è civile e a viso aperto. Il buio e la luce.
Che possiamo fare, noi altri, per non restare spettatori impotenti? Ovvero: come far capire a tassisti ed esercenti “nopos” — per aiutarli a migliorare — che sono primitivi e loschi? Facile: ogni volta che saliamo su un taxi, non solo a Bologna, chiediamo se accetta pagamenti con carta di credito.
Se non li accetta, con un sorriso cordiale, salutiamo, scendiamo e cerchiamo un altro taxi. Vedrai che, dopo un po’, capiscono.
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