venerdì 26 maggio 2023

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Chi guarda il TG1, cosa che non faccio da almeno vent'anni, è un Gasparri!
Chiocci, il segugio che insufflò la patacca di Telekom Serbia
IL PERSONAGGIO - Il nuovo direttore e le bufale di Igor Marini. È legato a Bisignani e agli Angelucci
DI TOMMASO RODANO
Per sapere di cosa parliamo quando parliamo di Gian Marco Chiocci, nuovo direttore del Tg1, conviene partire da un’altra storia e un altro nome: Igor Marini. Figura leggendaria, che pare uscita dalla penna degli sceneggiatori di Boris: vantava sangue blu (ex conte), si spacciava per broker finanziario, s’accreditava un trascorso da stuntman e flirt da cronaca rosa. Più modestamente, aveva lavorato da facchino al mercato ortofrutticolo di Brescia. Attorno al faccendiere Marini è stato costruito uno dei più clamorosi falsi della recente storia d’Italia: la fantasmagorica patacca dello scandalo Telekom Serbia, gonfiata come un palloncino dal Giornale di Silvio Berlusconi e Maurizio Belpietro; un caso di corruzione internazionale che avrebbe coinvolto Romano Prodi, Piero Fassino e Lamberto Dini.
Correva l’anno 2003, Marini era il testimone chiave, quello a cui era stata affidata la responsabilità di denunciare, con documenti farlocchi, il pagamento di 120 milioni di tangenti sui conti inesistenti di “Mortadella” (Prodi), “Cicogna” (Fassino) e “Ranocchio” (Dini). Una campagna immaginifica, sposata per mesi dai parlamentari berlusconiani in un’apposita commissione d’inchiesta e rilanciata con ben trentadue (32) titoli in prima pagina sul Giornale di B. Chi sono i giornalisti che hanno intervistato Igor Marini e raccolto, infiocchettato e propagato le sue menzogne? Le firme erano sempre le stesse tre: Mario Sechi, Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica. Il primo è capoufficio stampa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, il secondo è stato piazzato a dirigere il più importante Tg della Rai.
Chiocci non è solo questo. I suoi mandati alla guida del Tempo (dal 2013) e di AdnKronos (dal 2018) sono considerati un successo. Ha rilanciato lo storico quotidiano della destra romana, che pareva decotto, grazie a una linea editoriale vivace e aggressiva (con le vignette di Osho diventate un marchio riconoscibile). Alla direzione dell’agenzia di stampa di Pippo Marra ha coltivato rapporti trasversali, con un occhio privilegiato alle vicende dei Cinque Stelle di governo. Una copertura che gli ha garantito un rapporto assiduo e certo non ostile con Giuseppe Conte.
Da cronista aveva messo la firma su inchieste pesanti, come quella su “Affittopoli” – che tra le altre cose fece “sloggiare” Massimo D’Alema dall’appartamento di Trastevere, per il quale pagava un canone irrisorio a un ente previdenziale – e soprattutto sulla famigerata “casa di Montecarlo” che ha disintegrato la carriera politica di Gianfranco Fini, poco dopo la rottura con Berlusconi.
È giornalista vero, il nuovo direttore del Tg1, ma pure uomo di relazioni, con una conoscenza profonda del mondo dei servizi segreti e legami solidissimi con la destra di sopra e “di mezzo”. È amico di Denis Verdini, come del re delle cliniche private (e dell’editoria destrorsa), Antonio Angelucci. Nota anche la frequentazione con Luigi Bisignani: ai pm di Napoli dell’inchiesta sulla P4, il faccendiere disse che Chiocci era usato da “informatore giudiziario” (come ha ricordato Lirio Abbate su Repubblica). Poi ci sono stati gli incontri – di natura giornalistica, ha spiegato lui – con Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, protagonisti di “Mafia Capitale”: il direttore del Tg1 fu indagato per favoreggiamento, il gup dichiarò il non luogo a procedere . Una vita fa: ora si sono spalancate le porte della Rai.

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