domenica 10 novembre 2024

L'Amaca

 

La fatica è l’ultima speranza
DI MICHELE SERRA
Non riesco a capire perché delle scelte di Israele debba rispondere un qualsiasi ebreo che si trovi in qualsiasi punto del globo”, dice desolata Lia Levi a proposito della orrenda caccia all’ebreo di Amsterdam.
Ma è una domanda razionale, e civile, in un contesto irrazionale e neo-tribale.
Riconoscere a ogni persona – non solamente le persone ebree – lo stato di persona, la sua unicità e la sua inviolabilità di individuo, è un salto di qualità che, con ogni evidenza, le comunità umane non sono in condizione di fare, se non nelle ridotte (oggi assediate e spesso derise) della fraternità umanitarista, del soccorso medico internazionale e delle istituzioni sovranazionali. Questo salto di qualità ricostruirebbe ab ovo la storia umana.
Ridurrebbe drasticamente il fondamentalismo religioso, il nazionalismo bellicoso, il razzismo, del quale l’antisemitismo è, tra noi occidentali, il più obbrobrioso e ripugnante riassunto. Ma ne siamo lontanissimi.
L’antisemitismo torna non solamente in quanto tale, con la sua ferocia malata, la sua ossessione di ripulire il mondo dagli impuri.
Torna come l’arma più comoda, più scontata, più alla portata dell’ultimo dei curvaioli, di una guerra alla ragione, alla cultura, alla pazienza e alla collaborazione che recluta ovunque masse sterminate: come sempre i più ignoranti, i più indifesi, i più furiosi, i più pericolosi. Cercare di linciare uno sconosciuto è alla portata dell’ultimo degli idioti. Studiare la storia, soprattutto quella degli altri, è molto più faticoso. La fatica è l’ultima speranza, ma in quanti avranno voglia di farla?

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