mercoledì 2 ottobre 2024

Robecchi

 

Fisco ai saldi. “Ravvedimento operoso”: non era meglio una cosa pop: “Suca”?
di Alessandro Robecchi
Confesso una perversione: vorrei essere tra quelli che inventano nuovi nomi ai condoni fiscali. Dove stanno? Non lo so. Forse in Commissione Bilancio, forse in una stanzetta climatizzata dell’agenzia delle Entrate, forse in un privé al ministero del Tesoro, o delle Finanze. Me li immagino come un trust di cervelli che si nutre di letteratura e vocabolari, visionari elaboratori di neologismi, creatori di formule sublimi, gente che stappa lo champagne (esentasse) quando in Gazzetta Ufficiale compare una loro invenzione.
L’ultima trovata – probabilmente ci hanno pensato per mesi – si chiama “Ravvedimento operoso”, e chissà quanti nomi sono stati scartati nelle frenetiche riunioni creative prima di arrivarci. Qualcuno avrà certamente proposto “Pentimento con dito medio”, un po’ inadatto ai discorsi ufficiali, oppure “Incularella fiscale”, efficace ma un po’ volgare. Certamente ci saranno state infinite discussioni e persino liti attorno a quel tavolo, che mi immagino formato da fiscalisti e letterati. Confesso che mi sarebbe piaciuto un concetto semplice come “Furto di riparazione”, oppure una cosa più popolare e populista come “Suca”; anche se devo dire che sarei rimasto affascinato da ricordi infantili, tipo “Arimortis”, come quando, giocando da bambini, si chiedeva una pausa di salvataggio, e in questo caso la si chiederebbe al fisco.
Ma insomma, alla fine ha vinto “Ravvedimento operoso”, che vuol dire che tu ti ravvedi e sganci due lire, e così ti metti al riparo da eventuali controlli e paghi una minuscolissima parte (senza sanzioni e senza interessi) di quello che dovevi pagare e non hai pagato. Tipo entri in un negozio, rubi un salame, tre anni dopo ti ravvedi operosamente, paghi il cinque per cento del salame che hai rubato e tutto finisce lì e tanti saluti al fisco. Il “Ravvedimento operoso” (riguarda più o meno 4 milioni e passa di partite Iva e lavoratori autonomi) si chiama anche in un altro modo, cioè “Concordato preventivo biennale”, che prevede di concordare una specie di forfait delle tasse da pagare, e se nei due anni successivi per caso o buona sorte raddoppiate le entrate, bon, nessuno vi chiederà di più, a posto, vada pure, grazie di tutto. L’astutissimo ragionamento che sta alla base di tutto questo è che, sconto dopo sconto, dopo sanatoria, dopo perdono, quelli che non hanno pagato le tasse attuino una auspicata “emersione fiscale”, cioè comincino a pagarle, anche se immensamente ridotte. In pratica è una specie di premio per chi ha evaso, ed è quella cosa che fa dire ai contribuenti onesti la nota frase “Ho sempre pagato tutto, sono proprio un coglione”, che potremmo definire “Autocritica operosa”.
Sul versante conti, come al solito, chi lo sa. I promotori (il governo) dicono che da tutti questi ravveduti con il capo cosparso di cenere e sconti si tireranno su un paio di miliardi. Intanto però si mettono a bilancio dei soldi a copertura, perché non sarebbe la prima volta che i ravveduti firmano, si ravvedono, rateizzano, e poi non pagano le rate (in questo caso il nome esatto sarebbe “Ravvedimento un cazzo”) Ma tanto chissenefrega, perché i numeri sono virtuali e se la cosa avrà funzionato lo sapremo tra quattro o cinque anni, e se non funzionerà (cosa più che probabile) nessuno andrà a cercare i responsabili dell’ideona di questo nuovo condono fiscale. Ed è l’unica cosa certa di tutta la faccenda: che a nessuno di quelli che si inventano nomi bizzarri e affascinanti per condonare gli evasori verrà chiesto, un domani, di ravvedersi.

Nessun commento:

Posta un commento