Cosa mangiano le iene (e noi)
DI MICHELE SERRA
Ogni frazione di secondo, nel mondo, un animale ne mangia un altro. Si chiama predazione. È il grande cerchio della vita, e non è un cerchio indolore, non è un idillio, non è un percorso pacificato. Ne facciamo parte.
Per sensibilità e cultura alcuni umani stanno cercando di “civilizzare” il prelievo di proteine dalla natura, diventano vegetariani (nutrendosi, comunque, di esseri viventi) o scelgono di mangiare solo animali che hanno vissuto dignitosamente (non, dunque, quelli degli allevamenti intensivi). Ma il meccanismo è sempre quello: la vita si alimenta della morte.
Anche le iene dello zoo di Zurigo devono mangiare. E i responsabili di quello zoo (uno dei più avanzati d’Europa per rispetto degli animali, seppure in cattività) hanno dato loro in pasto, tra le altre cose, tre suricati in soprannumero, già soppressi. Apriti cielo. Alcune associazioni animaliste si sono infuriate, e hanno definito «diseducativa» la scena del pasto delle iene, che lo zoo ha deciso di rendere pubblica. Eppure niente è più educativo di quella scena: così funziona la natura, ammesso che lo si voglia sapere e non la si voglia immaginare, la natura, come un cartoon festoso e amichevole.
Ho letto con grande sollievo i commenti degli etologi e dei naturalisti: non ce n’è uno che dia ragione alle proteste animaliste. Bisognerà che gli animalisti, prima o poi, capiscano come funziona la natura. Lottare contro gli allevamenti intensivi vuol dire difendere il diritto dei suoi abitanti a non essere inscatolati già da vivi. Protestare perché la iena mangia il suricato è invece una assurdità anti-naturalista, non ha nessun significato ambientalista e rischia di declassare l’animalismo da atteggiamento sensibile a nevrosi insensata.
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