I quadricipiti, al solito, vista la festività domenicale, stavano stendendo le fibre ad asciugare preparandosi, forti della primordiale oziosità del corpo in cui erano stati, loro malgrado, impiantati, alla sfida a canasta con i bicipiti, allorché una voce non controllata, proveniente, pare, dalla zona coclea, asseriva che vi erano alte possibilità che si andasse tutti a passeggiare… apriti cielo! Il fegato, già stressato, come tutte le feste, dalla solita litrata “di quello buono” sbraitava come un ossesso; i muscoli, saltellando, si stavano dirigendo alle loro postazioni, con una celerità tipica del giocatore in panchina che, improvvisamente, dovendo entrare in campo per sostituire un infortunato, s’ansima oltremodo onde evitare di farsi trovare impreparato al momento del cambio.
I polmoni, intenti a ripulirsi dalle “camellate” settimanali, non stavano più nella pelle per l’occasione che si palesava loro di introitare finalmente un po’ di aria salubre; qualcuno, anonimamente, inviava messaggi in cervice, supplicandoli d’inviare la solita voglia di pennica post pranzo che avrebbe tutto normalizzato. Fu inutile! L’inaudito si concretizzò, i primi passi e l’affanno e l’ansimo, forse di per sé triviali (cit.) lo certificarono, altre membra si lasciarono andare mestamente ai ricordi: “eh quando c’era lui, Zio Ozio! Quelli si che erano bei tempi!”
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