di Marco Travaglio
Grandi festeggiamenti perché l’Ue ricatta il ricattatore Orbán e gli strappa un sì al nuovo pacco dono da 50 miliardi all’Ucraina. Cioè all’ennesimo autogol spacciato per vittoria. Neppure gli agricoltori vessati e impoveriti che assediano il Palazzo di Bruxelles per contestare le scelte europee di austerità a senso unico, la concorrenza sleale del grano ucraino, i prezzi folli dovuti a guerre che l’Ue fa di tutto per alimentare bastano a far riflettere i conducenti dell’autobus impazzito che chiamiamo Europa e i loro aedi. Questi pazzi scatenati non si accorgono di gonfiare le vele ai peggiori fascio-nazionalismi, che cavalcano strumentalmente il ceto medio massacrato, le piccole e medie imprese stritolate, le periferie sociali del lavoro schiavista e del non lavoro. E non sentono lo stridore offensivo di quei 50 miliardi inviati a un Paese fallito, corrotto ed estraneo all’Ue, in aggiunta ai 110 già donati dal 2022, per tenerlo in vita artificialmente un altro po’ e finanziargli nuove controffensive flop con altri 500 mila riservisti da mandare al macello. Il tutto per supportare gli interessi degli Usa, che hanno chiuso i rubinetti dopo aver buttato 113 miliardi, ma ringraziano noi scemi di guerra perché ora il conto lo saldiamo noi. Inviamo 50 miliardi alla cieca, senza sapere che fine faranno, né indicarne l’uso, né condizionarli a un iter diplomatico per un cessate il fuoco e un negoziato basato sull’esito del campo che salvi quel poco di salvabile rimasto.
All’Europa tutta, non solo ai 27 dell’Ue, servirebbe una conferenza per la sicurezza di ogni Stato che disinneschi tutti i focolai di tensione: quelli dovuti alla Russia e quelli causati da Nato&Ue che, se avessero lasciato neutrale Kiev e rispettato i patti di Minsk sull’autonomia del Donbass, avrebbero evitato la guerra. E se oggi intervenissero sulle cause della pirateria nel Mar Rosso, cioè i crimini di Israele a Gaza e dell’Arabia Saudita in Yemen, anziché sugli effetti, cioè i raid degli Houthi, eviterebbe un’altra escalation con il Sud e l’Est del mondo che non impoverisce gli Usa, ma noi europei. Inviare soldi al regime ucraino spappolato, sconfitto e fuori controllo è come darli a un figlio tossico: non un incentivo a disintossicarsi, ma a drogarsi. Pare averlo capito persino l’atlantista Fubini, quando nota sul Corriere che i 230 miliardi già buttati dall’Occidente in Ucraina non le han fatto recuperare nulla di ciò che ha perduto. Poi però invita Zelensky a “trovare una nuova definizione di vittoria”: che sarebbe “consolidare il territorio difeso con enorme coraggio” (quello che Putin non ha occupato), non potendo più riprendersi il resto (quello che Putin ha occupato). Non male, come idea: basta chiamare sconfitta la vittoria di Putin e abbiamo vinto noi.
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