martedì 27 luglio 2021

L’Amaca



Abbiamo lasciato tracce

di Michele Serra

Potete anche vendere tutto, sparire e andare a vivere in una grotta, cibandovi di bacche e radici. Verrete snidati lo stesso: perché avete lasciato tracce. Da qualche settimana gentili operatrici e operatori mi telefonano impugnando bollette di due, cinque, anche dieci anni fa.
Non dicono mai il cognome, solo il nome, Cinzia, Carmine, Marika, e men che meno dicono per che azienda lavorano. Anche il più scalcinato dei commessi viaggiatori, ai tempi, si sentiva in dovere di porgere il suo biglietto da visita. Cinzia, Carmine, Marika, no. Sono esentati. Il neocapitalismo è impersonale per definizione. Dicono soltanto: signor Michele, ma lo sa che in località Zibibbo lei paga troppo per la luce e per il gas? Rispondo: veramente non pago un centesimo, perché non abito più a Zibibbo da dieci anni. Mi dicono: fa lo stesso, sicuramente dove abita adesso lei paga troppo per la luce e per il gas. (L’umanità intera è composta di persone che pagano troppo per la luce e per il gas, con l’eccezione di quelli che danno retta a Cinzia, Carmine, Marika). Se sono di cattivo umore, riattacco.
Se sono di buon umore, riattacco ringraziando.
Dopo avere riattaccato, mi chiedo: ma come è possibile che un mio contratto di dieci anni fa sia noto a tutte le compagnie di distribuzione della luce e del gas attive in Italia, che a giudicare dal numero di telefonate che ricevo devono essere centinaia? Perché il mio numero di telefono privato, teoricamente difeso da decine di clausole sulla privacy, è alla mercé di chiunque voglia telefonarmi per propormi nuove tariffe? E a Zibibbo, nella casetta dove abitai un tempo, quali vite e quali amori consumeranno i nuovi inquilini, e soprattutto con quali utenze luce e gas?

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