mercoledì 14 luglio 2021

L'Amaca

Il capitalismo senza le persone
di Michele Serra
Potrebbe sembrare solo un dettaglio. Ma la cosa che più colpisce, nella mail con la quale Gkn annuncia la procedura di licenziamento per mezzo migliaio di lavoratori, è che costoro vengano definiti “risorse”. Sarebbero persone, veramente. Non solo in linea di principio: proprio nei fatti. Ma “persone” è una parola che, inesorabilmente, implica l’idea che si stia parlando di esseri umani. Proprio quello vuol dire, “persone”. E se passa il concetto che ognuno sia una persona, dal più capace al meno capace, dal più utile al meno utile, crolla il paradigma sul quale si regge il neocapitalismo.
Potremmo definirlo: capitalismo impersonale.
Non c’è più il padrone, che aveva un nome e un cognome, ci sono gli azionisti. Non ci sono più i lavoratori, ci sono le risorse. Non c’è più un portone al quale bussare, uno sportello al quale domandare, ci sono i call center. Non c’è più un nome in ditta, da onorare oppure da odiare, c’è l’algida distanza delle multinazionali, che poi si dirama e si dissolve nell’infinito frazionamento degli appalti, dei subappalti, delle agenzie interinali: così che non sai mai chi ringraziare, mai chi mandare all’inferno.
Qualche raro nome, raro volto, sfugge all’impersonalità, perché troppo alta è la catasta di miliardi sulla quale è seduto, per non vederlo. Bezos, Zuckerberg, Gates, Musk.
Sono, letteralmente, i prestanome di un sistema senza nome. Quando serve, quando capita, Qualcuno assume Qualcuno, oppure Nessuno licenzia Nessuno. Molto comodo e molto funzionale, non fosse che il tutto si regge su un’idea sbagliata: la scomparsa della persona. Le persone esistono. Sono una disfunzione del sistema, eppure esistono, e prima o poi lo faranno presente.

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