venerdì 7 agosto 2020

Ancora Serra!

 

L’insostenibile Calderoli


di Michele Serra


L’uso attento delle parole e il senatore Calderoli non sono entità compatibili, come dimostra il lungo iter di offese grandi, medie e piccole uscitegli di bocca, negli anni, non si sa se dolosamente o per deragliamento. Se il politicamente corretto ha il torto di essere un negozio di porcellane, Calderoli ha il torto, conquistato sul campo, di essere l’elefante in capo.
Da ieri, però, Calderoli può fregiarsi del titolo di inventore del politicamente incomprensibile, in virtù di una digressione (in Senato) sul maschio poligamo e la femmina monogama che avrebbe dovuto illustrare la sua posizione a proposito della doppia preferenza; ma è riuscita, spiegando nulla, solo a irritare molte e molti dei presenti, e a disorientare il presidente di turno, La Russa, che non sapendo come comportarsi suonava il campanellino.
A tarda ora (nei giornali di una volta si diceva: al momento di andare in macchina), non si è ancora in grado di capire esattamente che cosa intendeva dire davvero, il Calderoli.
Si è solo capito che aveva ripetuto in Senato, laddove dovrebbero risuonare parole alte e soprattutto esperte, certe vecchie cose da barberia, l’uomo farfallone, la donna timorata. Quanto basta per far suonare le sirene d’allarme quelle che segnalano il pregiudizio sessista - che nei Paesi anglosassoni sono onnipresenti, e da noi un poco di meno anche perché suonerebbero notte e giorno, ininterrottamente, ovunque, tanto radicati, e antichi, e "normali", sono i pregiudizi e i luoghi comuni a proposito del genere (oddio, genere: avrò usato la parola giusta?).
In sostanza, però, si è capito che il politicamente corretto, tra tanti evidenti difetti, ha anche un rimarchevole pregio.
Che è suggerire, anzi imporre una certa circospezione, una certa delicatezza, una certa intelligenza, quando ci si avventura su un terreno che è disseminato di trappole e, soprattutto, di potenziali lesioni di libertà e di dignità lungamente calpestate: per esempio, in questo caso, la libertà della donna di non essere "fedele" conservando comunque – proprio come se fosse un uomo – reputazione e libertà d’azione.
Per farla breve. Calderoli ha detto, probabilmente, solo una vecchia, ottusa fesseria, certamente condivisa dall’ottanta per cento dai maschi suoi coetanei (di destra e di sinistra). Nel giorno in cui un giovane consigliere ex-grillino di un Municipio di Roma ha detto, in sede pubblica, che l’omosessualità è una malattia provocata dai vaccini, non staremo a crocifiggere un anziano leghista convinto che il maschio è cacciatore, la femmina l’angelo del focolare. Però, insomma, con la sua fedina penale di dichiarazioni razziste e (non meno grave) di panzane politiche tipo le trecentomila leggi date alle fiamme quando era ministro della Semplificazione (in tutto le leggi sono circa centottantamila), non potrebbe, il Calderoli, darsi una calmata?
Infine. Come una specie di post-scriptum reso obbligatorio dai fatti. Calderoli ha concluso il suo insensato intervento dicendo che la destra, comunque, ha candidato per le Regionali un sacco di donne. È vero. Ugualmente vero è che la sinistra, per le Regionali, ha candidato un sacco di uomini. Al di là del giudizio, tutt’altro che scontato, sulle candidature (meglio Bonaccini o Borgonzoni? Meglio Giani o Ceccardi?), su questo punto Calderoli ha tragicamente ragione. La sinistra potrebbe difendere con molto più agio la parità di genere se, santo cielo, la praticasse.

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