venerdì 15/02/2019
Matteo Pitagorico
di Marco Travaglio
Houston, abbiamo un problema: l’analisi costi-benefici sul Tav “non convince” Matteo Salvini. E questo è un bel guaio. I professori Ponti&C, incaricati di valutare se convenga o no bucare 60 km di montagna e spendere 13 miliardi sulla carta (più il 40% fisso per sprechi&tangenti) per una ferrovia aggiuntiva a quella che già porta merci e passeggeri fra Italia e Francia, si erano illusi che bastasse comparare la carissima offerta alla scarsissima domanda. Avevano anche sentito dire che, in tempi di ristrettezze e recessione, non conviene buttare 7-8 miliardi in un’opera inutile, con tutte quelle utili che i cittadini attendono da una vita. E si erano fatti l’idea che la spending review sia una cosa buona, vista anche la popolarità acquisita dal professor globetrotter Carlo Cottarelli, che stava addirittura per diventare premier senza un solo voto in Parlamento. Purtroppo non avevano calcolato che l’analisi costi-benefici sul Tav, come peraltro i testi delle canzoni di Sanremo e le sceneggiature di Montalbano, deve convincere Salvini. Che purtroppo non si è convinto. Quali punti, in particolare, il noto economista padano intenda contestare, non è dato sapere: vincendo la proverbiale ritrosia alle telecamere, s’è limitato a un laconico “più le merci e le persone viaggiano veloci, meglio è”. Nessuno l’ha informato che da decenni, fra Italia e Francia, le persone viaggiano velocissime sul Tgv, mentre che una merce arrivi un’ora prima o un’ora dopo a Lione non frega niente a nessuno.
Ma può darsi che il Capitano, oltre ai noti poteri taumaturgici, disponga anche di virtù medianiche e riesca a colloquiare con le rape, le patate, i pomodori, i ravanelli e le mozzarelle (soprattutto di bufala, suo ramo di competenza), apprendendo dalla loro viva voce che sulla tratta Torino-Lione adorano l’ebbrezza della velocità. Noi però, curiosi come siamo, ci interroghiamo su quale, fra le centinaia di calcoli del pool Ponti, non abbia convinto Salvini. Così abbiamo compulsato riga per riga, tabella per tabella, le 80 pagine del dossier e siamo giunti alla conclusione che a destare le sue perplessità sia quest’espressione matematica: “SO=SMx(1-d)x(1-t)”. Tutto il resto gli fila liscio come l’olio, ma “SO=SMx(1-d)x(1-t)” no: non riesce proprio a digerirlo. Perché i professori, forse insufflati da Toninelli, hanno inserito quei due segni meno, per giunta fra parentesi? Non potevano metterci due più, in nome dell’ottimismo della volontà? Gatta ci cova. E quella x minuscola, cosa vorrà mai sottintendere? Ponti non ce la racconta giusta.
Insospettito da quel linguaggio cifrato, il vicepremier-scienziato ha mandato in lavanderia il costume da poliziotto, indossato quello da Archimede Pitagorico e convocato d’urgenza i suoi migliori economisti e decrittatori: i revisori dei conti che certificarono il bilancio della Lega senz’accorgersi di 49 milioni spariti; i calcolatori umani che gli avevano garantito l’immediata espulsione di 600mila clandestini; il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, che ha patteggiato 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta, quindi i numeri li mastica; e il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, imputato per la Rimborsopoli ligure con richiesta di condanna a 3 anni e 4 mesi per peculato e falso ideologico per essersi fatto rimborsare dalla Regione 19.855 euro di spese private, un altro che col pallottoliere ci sa fare. Tutto inutile: “SO=SMx(1-d)x(1-t)” non ha convinto neanche quelli. Poi in soccorso è giunto, inaspettato, il prof. ing. Pierluigi Coppola, quello che è sempre stato pro Tav e dunque, a differenza degli anti, è imparziale. Ignoto al grande pubblico fino a martedì, da quando ha deciso di non firmare la relazione di Ponti+4 è una star mondiale, portata in trionfo da giornaloni e giornalini.
È lui l’Eroe che “ribalta completamente i risultati dell’indagine di Ponti” e convincerà il Parlamento “che quella di Ponti non è un’analisi oggettiva” (Repubblica). È lui l’intrepido “commissario dissidente” (Sole 24 Ore) o “prof dissidente” (Corriere della Sera), insomma il Solženicyn del buco. È lui l’impavido autore del “contro-dossier che elenca sette criticità ‘per ordine di rilevanza’” nel rapporto Ponti+4 (La Stampa) e illustra al mondo gli effetti balsamici del buco nelle Alpi. Basterà forarla un altro po’, e la montagna stillerà latte e miele: “Per Coppola i benefici supererebbero di 300 milioni i costi” (Sole 24 Ore). Anzi no, di più: “Il saldo è positivo di almeno 400 milioni” (Corriere), “Nel contro-dossier vantaggi per 400 milioni” che “potrebbero diventare 500” (La Stampa). Ma che dico, signore mie, mi voglio rovinare: “Tav, il controparere di Coppola: ‘Positiva fino a 2,4 miliardi’” (Repubblica). Gonfi d’invidia per la roba buona che si fumano questi controanalisti, capaci di passare da 300 a 400 a 500 milioni a 2,4 miliardi senza fare un plissé, andiamo a controllare cos’ha scritto Coppola nel “contro-dossier” di ben sei pagine. E scopriamo che non c’è un solo numero, una sola cifra, una sola tabella. E i 300 milioni del Sole? E i 400 che potrebbero diventare 500 di Stampa e Corriere? E i 2.400 di Repubblica? Mai citata una sola di queste cifre. C’è di tutto, perfino l’allergia del prof. ing. al calcolo delle accise (come se un governo non dovesse sapere quante tasse perderebbe lo Stato col Tav: 1,6 miliardi), ma nemmeno l’ombra di un dato. “Coppola – ammette La Stampa, prima di sparare cifre a casaccio – non ha messo numeri o predisposto tabelle”. Ah ecco. Dev’essere per questo che Salvini, fra l’analisi di 80 pagine dei cinque prof con tutti i dati e quella di 6 pagine del singolo prof senza un dato, ha scelto la seconda: i numeri gli danno l’abbiocco e si ripropongono. Come la peperonata.
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