martedì 5 febbraio 2019

Guardatelo!



Dopo aver usato metodi anche tribali, come ad esempio recitare formule aramaiche, srotolato antichi papiri egizi, al fine di cambiare canali con il vecchio telecomando Sky, ho deciso ieri, corroborato dalla mia arcaica pulsione allo shopping tanto deleteria quanto sempre fumigante in me, di acquistarne uno nuovo. Preso dall'eccitazione di abbandonare vecchie nenie liturgiche per spostarmi spasmodicamente da un film o da un documentario all'altro per un'eccitazione, un ludibrio all'attenzione mediatica accompagnante al sonno tribale sul tanto sofferente divano il quale, secondo voci di "corridoio" (in ogni casa il corridoio è la massaia della magione non riuscendo mai a farsi gli affaracci propri) emette giaculatorie minuziose e ritmate in modalità geyser per una rottamazione che lo libererebbe da cotanta quotidiana e spossante fatica, mi sono recato, infoiato, nel centro commerciale per l'acquisto del fiammante gingillo. 
Arrivato a casa e apertolo già in ascensore l'ho acceso ancora in cappotto e sciarpa per gustarmi la beltà della pronta risposta al comando, sempre forsennato, mai da normodotato. Cambiavano i canali ad un ritmo di technodisco, le frasi dei vari film visitati componevano, tra un salto e l'altro, discorsi quasi sensati (se fossi saltato da Casablanca e Frankestein Junior ad esempio, la rapidità avrebbe formato una frase del tipo "Suonala ancora Sam! Si... può.. fareee!) e la gioia era trasmessa in cervice dagli infuocati polpastrelli, gaudenti come i bulbi dalla rapidità delle risposte all'affanno mentale. Ma ecco che, per impellente e prorompente minzione, ho cercato, nell'oscurità della stanza con nonchalance mista a sbadigliante ripetitività, il tasto sotto la freccetta centrale per bloccare il programma, essenza e nettare di Sky. S'affannavano le falangi, sbuffando quasi fossero sul Tourmalet, annaspavano le nocche nel ricercare quel lido bloccante lo scorrere fluviale delle immagini, sostituite invece da apparizioni di menù on demand, da apertura di liste opzionali che i tasti colorati generalmente suggellano. La oramai obsoleta mente, intenta a coordinare il prossimo spegnimento neuronale imposto dall'impaziente Morfeo, quasi senz'accorgersi della spasmodica ricerca sensoriale dei polpastrelli, visto il prolungarsi della caccia, ha buttato un impulso apparentemente idiota e scontato, come l'accendere la luce. Il click all'ordine in sinapsi rivelava l'arcano mistero, spalancando il baratro dell'evidenza: mancavano i tasti! "Coglione, hai comprato un telecomando obsoleto!" ha urlato l'oramai scocciato messer senno, messo sempre più all'angolo dal mix letale di dabbenaggine e sconsideratezza che da lustri m'attanagliano.
L'ebrezza dell'acquisto m'ha offuscato la visione, la scelta, l'acquisto, tramutandolo in una becera spesa d'antiquariato. Quei tasti non ci sono, neppure il comando di registrazione è presente, porcaccia miseria infame! Mediaworld, e faccio il nome affinché altri miei simili con gli stessi deficit non compiano atti tanto nefasti, non avverte, non evidenzia l'inchiappettata, come se un autosalone mettesse in vendita una Prinz camuffata da Ferrari o, ancora meglio, un'Audi a carbonella! 
L'amor proprio mi ha fatto aprire la finestra per il lancio in orbita dell'oggetto tipico di casa Antenati con l'ugola pronta, come un cavallo tra i canapi senesi, all'urlo liberatorio comprensivo di un sonoro vaffanculo per come sono cascato nel tranello mediawordiano. Solo la dignità alla signora Pina mi ha indotto a desistere dalla gittata in strada di quel reperto archeologico. E come tutti i delusi mi sono gettato nelle braccia di Amazon: per 22 euro domani mattina riceverò il telecomando da normodotati Sky, tra applausi ed ola di polpastrelli e sinapsi, esausti ed incazzati come non mai e non si sa con chi. O almeno, fingono di non saperlo! Zip!  
    

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