domenica 24 febbraio 2019

Ode danielana


domenica 24/02/2019
IN TOUR CON IL LIBRO
Sua Serenità Renzi querela in diretta giornalisti e chef

di Daniela Ranieri

Venerdì sera l’Illustrissimo politico e scrittore di vaglia Matteo Renzi ha presentato il Suo nuovo libro, di cui abbiamo già umilmente scritto e che non smetteremo mai di lodare, al Lingotto di Torino. Colà – e mai occasione fu più propizia, visto che Cultura e Diritto affondano la loro comune radice nella sofferenza inflitta ai giusti – Sua Serenità ha inaugurato un nuovo filone del genere promozionale editoriale con una trovata che ha del mirabile. Macché dibattito, macché domande dal pubblico: invece del rinfresco, la denuncia penale; al posto del firma-copie, il firma-querele.

Giornalisti, cantanti, chef: nessuno tra i ceffi che hanno osato offendere monsignore resterà impunito. Esposti alla pubblica gogna, i malfattori saranno assicurati alla giustizia, come del resto il popolo chiede da tempo. Dovevate vederlo, l’uomo che portò “il sogno” dentro le istituzioni e perciò fu inviso ai “rosiconi” d’ogni sorta, rivolgersi al proprio avvocato, ivi convocato e prestatosi con estrema professionalità all’illustrazione della lista nera, e domandargli senza enfasi, ma con la schietta spontaneità che Gli è propria: “Quanto gli chiediamo a questo, un centone?”, che dovrebbero essere, sia detto senza offesa, 100mila euro.

La “rivoluzione culturale” che Renzi promette nel libro riparte da qui. Da questo esercizio di understatement e rigore, da questa leggerezza diremmo calviniana che sposa la nota autoironia di cui Egli è capace. In quanto argine ai populisti (ovviamente, niente a che vedere tra il chiarissimo atto di trasparenza di Renzi e la penosa performance di Salvini che apre l’avviso di garanzia in diretta Facebook), Egli non solo ha fatto nomi e cognomi di chi gli rema contro, ma con l’aplomb che gli è proprio ha anche invitato i sostenitori a un’opera di Santa Delazione mediante denuncia, anche anonima, da far pervenire ad apposita casella mail.

Siccome il tempo è tiranno e il Nostro schivo come un lord inglese, tra le “dozzine” di delinquenti che hanno ardito offenderLo solo uno – il direttore del Fatto Marco Travaglio – ha avuto la fortuna di vedersi firmare una querela in tempo reale, nel delirio orgiastico del pubblico. Avendo osato l’inosabile, mostrandosi in collegamento con, alle spalle, sullo scaffale delle vergogne, un rotolo di carta igienica con sopra stampato l’augusto volto, Travaglio s’è meritato il pollice verso davanti a 600 spettatori plaudenti. Ora speriamo che questo affronto trovi dei giudici capaci di capirne la gravità, e che anzi vengano disposte perquisizioni nelle redazioni in cerca di altri oggetti cosiddetti “goliardici” capaci di urtare la sensibilità del Nostro (nel caso, siamo disposti ad aprire le nostre case, le nostre cantine, le camerette dei nostri bimbi, e segnaleremo i muri delle nostre città, su cui potrebbe annidarsi il male in forma di mottetto o pasquinata o spiritosaggine fecale).

Auspichiamo con le parole di un giornalista che mai ha urtato Sua Tranquillità, Mario Lavia, che Donno Renzi faccia “come Togliatti dopo l’attentato” e inviti i suoi a non perdere la testa (nel sobrio paragone, gli sparatori sarebbero i pm e il gip che ha disposto i domiciliari degli insigni genitori, in combutta con i giornali e la Casaleggio Associati). Ma nel frattempo l’esemplare rappresaglia, che auspichiamo proseguirà per tutte le tappe del tour, servirà a far sì che mai più un giornalista o anche un semplice cittadino si permetta di ironizzare su Sua Eccelsitudine – e sicuramente non lo farà se è povero o non ha genitori facoltosi e intraprendenti capaci di pagarne gli errori; motivo per cui Lo ringraziamo, Lo benediciamo e Lo salutiamo, con la nostra faccia sotto i Suoi piedi.

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