mercoledì 13 febbraio 2019

Ottimo articolo


mercoledì 13/02/2019
CORO BIPARTISAN
La furia dei pasdaran, uniti nel fanatismo
BORDATE - DA CHIAMPARINO A DELRIO, A FOIETTA E B. TUTTI CONTRO IL DOSSIER E PONTI & C: “SONO CAZZATE”. MA I DATI NON INTERESSANO

di Giorgio Meletti @giorgiomeletti

Sedicenti competenti - Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino è un sostenitore del Tav - Ansa
È come sottoporre un trattato del professor Burioni ai No-vax. Manco lo guardano: “Tutte puttanate”. Logica stringente: essendo il luminare favorevole ai vaccini, se dimostra che i vaccini servono ci sta imbrogliando. Il caso del Tav è ancor più agghiacciante. Il terrapiattista che rischia di far morire di morbillo il figlio per dimostrare che Burioni è un coglione, è un caso statisticamente inevitabile .

Ma sul Tav si manifesta il fanatismo di un’intera classe dirigente. I sedicenti competenti hanno intonato un coro da osteria contro l’economista Marco Ponti e gli altri autori dell’analisi costi-benefici, accusandoli di essere prevenuti. Il maestro del coro è il commissario di governo per Tav, Paolo Foietta, sedicente servitore dello Stato che ieri lo ha sobriamente servito dichiarando che “lo studio da farsa corre il rischio di trasformarsi in truffa”. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, altro uomo delle istituzioni definisce Ponti e gli altri “cinque capricciosi esperti No-Tav”, neanche avessero detto che Toninelli è nipote di Mubarak.

In nome dell’ambiente e della razionalità economica, i neofanatici vogliono rapinare i contribuenti per togliere i camion dall’autostrada meno trafficata d’Italia (e non, per esempio dall’A22 del Brennero, che è dieci volte più trafficata, ma lì i pedaggi li incassa anche la provincia di Reggio Emilia, cioè il collegio elettorale di Graziano Delrio). Da decenni molti autorevoli economisti spiegano con calma, come se parlassero a persone normali, che è un’idiozia. Per esempio Roberto Perotti, bocconiano, commissario alla spending review scelto da Matteo Renzi, lo ha detto già dieci anni fa: “Deturpare una vallata per ridurre le emissioni dell’1% al costo di 16 miliardi è un buon investimento per le imprese appaltatrici, ma non per il Paese”. Ponti dice le stesse cose da ancora prima, perché sono evidenti. Ma i nostri terrapiattisti, imitando i sottosegretari grillini che amano spernacchiare, ringhiano: “Questo lo dice lei”. Allora Ponti glielo spiega in 80 paginette in cui una delle frasi più tirate via è “P=V*Dj– Dj/Vf * V2 (1)”. È qui che i terrapiattisti ferroviari si incazzano e gli danno del falsario.

SERGIO CHIAMPARINO

Affidare lo studio a Marco Ponti è stato un po’ come affidare a Dracula la guardiania della banca del sangue
È proprio Delrio, ex ministro delle Infrastrutture che pure l’analisi costi-benefici l’aveva promessa senza mai farla, a dare il la: “Uno studio cieco e inaffidabile”. Il prossimo segretario Pd Nicola Zingaretti, gli fa eco: “Lo studio è manipolato da interessi politici”. Zingaretti deve sapere qualcosa, forse gliel’ha detto il fratello Montalbano. Par di vederlo Ponti, a 78 anni, che va da Toninelli e gli dice: “Dimmi Danilo, quale numero vuoi che ti manipoli? Vediamo: SO = SM × (1 – d) × (1 – t), che ne dici? Tolgo un meno e aggiungo un più? No, dai, Chiamparino se ne accorge”. E infatti il governatore del Piemonte, obiettivo come sempre, ha scoperto il gioco: “Affidare lo studio a Ponti è stato un po’ come affidare a Dracula la guardiania della banca del sangue”.

Poi c’è B., che ha il cemento al secondo posto tra i profumi preferiti: “Uno studio costruito apposta per dare ragione ai 5 stelle, ma è pieno di sciocchezze”. Paolo Zangrillo, fratello del suo medico messo in Parlamento, misura le parole: “Una pagliacciata”. Giorgia Meloni, fresca vincitrice delle regionali abruzzesi con i voti di Salvini, si adegua: “Una buffonata”.

Poi c’è la tragedia dei posti di lavoro. I trucchi di Ponti “ne faranno perdere 50 mila”, tuona il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia. “Cinquanta mila, sì sì”, ripete la leader della Cisl Annamaria Furlan. In realtà i posti di lavoro dei cantieri Tav saranno 450 in media per dieci anni: una media impresa che si aggiungerà alle 4 mila già esistenti. E questo dato non se l’è inventato il No-Tav Ponti. È sul sito dell’Osservatorio di Foietta. La distanza da 450 a 50 mila misura la disperazione di chi riponeva nel grande affare speranze di vario tipo.

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