di Andrea Scanzi
Mi domando se davvero Renzi non abbia amici. Non c'è davvero nessuno che lo aiuti, che gli voglia bene, che lo induca anche solo a migliorarsi un po'? E' appena riuscito a sbagliare tutto anche nel suo discorso post-voto. È andato persino oltre le dimissioni surreali di Tavecchio. Nello specifico.
1. Dopo una sconfitta clamorosa e totale, peraltro l'ennesima, Renzi (presentandosi in largo ritardo) esordisce dando la colpa a chi ha votato "no" il 4 dicembre. Geniale: finge di non sapere che quel troiaio di Italicum è stato bombardato dalla Consulta, che il vile Rosatellum l’ha imposto il suo partito e che quell'abominio di "riforma costituzionale" scritta da Boschi&Verdini, laddove approvata, gli avrebbe consegnato il paese. Gettandoci seduta stante nella merda.
1 bis. Dice che è colpa della data, come se nel 2017 avrebbe preso il 50%.
1 ter. Prende a esempio Minniti sconfitto "perfino" da Cecconi, non rendendosi conto di quanto ormai stia così sulle palle agli italiani che, pur di vederlo perdere, gli elettori appoggerebbero chiunque.
2. Continua a non capire che doveva e deve smettere, come aveva promesso, e se lo avesse fatto un anno e mezzo fa avrebbe arrecato bene anzitutto a stesso. Nonché incidentalmente al paese.
3. Si dimette, ma non si dimette. Decide lui il come e il quando. Minaccia, pontifica, straparla. E lascia intendere che imporrà un suo nome alle Primarie (Richetti, azzardo da mesi).
4. Soprattutto: fa ancora il ganassa e lo sbragione. Mena fendenti a Mattarella, a Franceschini, a Orlando e ad Emiliano, dall'alto di questo eminentissimo stocazzo. Quest'uomo perde da anni ogni partita, anche a briscola col Poro Asciugamano, eppure ancora fa il bomba e si pavoneggia. Quanto ci mette ancora il Pd a liberarsi di questo Mister Bean frainteso per Adenauer?
5. Si stupisce che dopo 14 anni a Firenze ancora lo votino (ammissione inconscia della propria insipienza) e si vanta di essere "il politico più amato a Scandicci". E non lo fa per scherzo. Per molto meno, nel Novecento hanno internato per disagio psichico milioni di persone.
6. Continua a essere spaventosamente refrattario a qualsivoglia autocritica, roba che in confronto Fonzie era umile.
7. La mena ancora con l'europeismo (lui che a novembre 2016 tolse le bandiere dell'UE su consiglio di Jim Messina per vincere il referendum), col Pil, col lavoro, con la "ripartenza" e con questa narrazione da Hello Kitty disagiato tipo "crediamo nell'ottimismo, nell'apertura e nel futuro". Parla di un mondo che esiste solo nella sua testa e non capisce che il tempo dell'asilo nido è finito da un pezzo.
8. Detta la linea al partito, come se nel frattempo il partito non esistesse quasi più e non fosse dilaniato da spaccature enormi al suo interno, figlie anzitutto del superomismo (ahahahah) renziano e di una classe dirigente che fa schifo al Gasparri.
9. Straparla del desiderio di essere un semplice membro del Senato (che ha peraltro finto di abolire), ma in realtà è sempre ben ancorato non solo alla poltrona quanto al dominio.
10 (e concludendo). Renzi oggi non si è dimesso: ha rilanciato la sfida. E nel Pd temo saranno in tanti a credergli ancora.
Una prece.
(Nella foto, una delle molte espressioni intelligenti del nostro eroe e, al contempo, una delle tante mosse azzeccate dalla sfavillante comunicazione renziana)
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