“Nel distretto di Palermo si registra un incremento del 97% di procedimenti per reati di corruzione, del 77% per i reati di concussione, del 27% per i reati di malversazione a danno dello Stato e di indebita percezione dei contributi (…). Il numero dei soggetti coinvolti, i ruoli apicali o strategici da tanti di essi ricoperti all’interno di ministeri nazionali, di vari assessorati della Regione siciliana, della più diversa tipologia di uffici ed enti pubblici – dai Comuni alle Asl, dal Genio Civile alla Inail e via elencando, la serialità delle condotte criminose, la vastità delle reti di relazioni e di complicità, la rilevantissima entità economica dei danni causati dalle condotte criminose all’Erario e alla collettività, ricompongono – tessera dopo tessera – il quadro di un collasso etico e di una deriva criminale di segmenti significativi della classe dirigente.
La crescita costante di tale fenomenologia criminale, in larga misura sommersa (nell’ultimo triennio l’andamento di crescita a Palermo è stata del 23%) attesta che anche in questo settore la giustizia penale non riesce ad assolvere la funzione general-preventiva di disincentivare la consumazione dei reati con la minaccia dell’irrogazione delle sanzioni e la loro successiva comminazione.
Il deficit degli effetti della risposta penale in tale specifico settore appare il risultato di politiche legislative stratificate nel tempo che hanno depresso ai minimi termini in vari modi il rischio ed il costo penale derivanti dalla consumazione di tali reati, alimentando così la crescita di una cultura impunitaria che, a sua volta, ha operato da propellente per la crescita del fenomeno (…). In un paese caratterizzato da un livello di corruzione tra i più elevati al mondo, il numero di persone detenute in espiazione pena definitiva per i reati più gravi contro la P.A. è statisticamente talmente irrisorio da non essere neppure quotato. I pochi condannati con sentenza definitiva, quelli nei cui confronti si è reso possibile definire i tre gradi del giudizio prima che intervenisse la prescrizione, sono pressoché tutti ammessi a usufruire di misure alternative alla detenzione che dovrebbero risocializzare e rieducare alla legalità mediante l’istruzione e il lavoro colletti bianchi altamente scolarizzati, di reddito elevato e già professionalmente realizzati.”
(Roberto Scarpinato - Procuratore Generale Corte d’Appello di Palermo)
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