venerdì 15 settembre 2017

Cosa t'aspettavi?


Oh nulla, Mister Stoner! Nulla! Non mi aspettavo né mi aspetto nulla. L'ho accompagnata anch'io nella sua vita, Mister Stoner. E ringrazio il cielo di aver letto il libro in cui Ella è fulcro vitale, sconclusionato ma vitale, irto e incazzoso, sveniente e accartocciante mandrie di masturbazioni mentali che, mi creda, fagocitano tanto di noi stessi. 

Il suo creatore, John Williams, è stato Michelangelo, Bernini, Raffaello nel concepirla Mister Stoner! 
L'inizio del libro farebbe passare voglia di continuare nella lettura a chiunque, anche ai più maniaci ed accaniti lettori.
Ricorda come il fuoco sacro inizia ad avvinghiare le retine Mister Stoner?

"William Stoner si iscrisse all'Università del Missouri nel 1910, all'età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato in Filosofia ed ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò ad insegnare fino alla sua morte, nel 1956. Non superò mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido." 

Ora, Mister Stoner, questo inizio indurrebbe chiunque a chiudere il libro lanciandolo nelle cianfrusaglie! E si, è tutto chiaro! Parrebbe, parrebbe. Oddio, anche la Recherche con il suo primo squillo "Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera" non preannunciava certamente il viaggio verso l'inconscio infinito mai tanto esplorato così magnificamente ! 
Ma il suo ondivagare Mister Stoner, il suo porsi nascostamente tra le pieghe di una normalissima vita, in apparenza, melliflua, inconsistente, a volte aspra, bastarda, la povera figliola Grace, specchio dell'oggi di molti figli sommersi dal nulla, cercanti il nulla, viventi nel nulla; quella freddezza sconvolgente nei sentimenti, la sua aspra ed inusuale moglie Edith, straordinariamente viva e fuoriuscente dalle pagine, soffocante quasi come la glacialità, la spietatezza nei suo confronti, l'assordante mutismo, la stupefacente insensatezza di vita e poi l'Amore alias Katherine, che abbiamo anche noi amato allorché spandeva languori in ogni dove. 
Mister Stoner! Splende quella piattezza riqualificante ogni "io", la spudorata immersione nei testi letterali che incutono in me pazzia al solo pensiero di non poterli apprezzare in toto, vista la brevità di vita di ognuno di noi, l'insensatezza visibile nel quotidiano spreco di tempo in inezie simili alla sua insensatezza culturale apparente, il suo vivere per la letteratura, trasformante il resto in dettagli, il più delle volte mellifluo al punto da non modificare alcunché nei suoi progetti, anzi, del suo progetto di vita sfociante alla fine nella domanda madre: "Cosa t'aspettavi?"
Come non emozionarsi nelle ultime pagine, allorché come non mai ella ci fa compartecipare agli ultimi attimi di esistenza, nell'effluvio di dolore rasserenante, trasportante i fortunati che l'assistono, emozionati come me, nella dipartita?
E' con frenetico slancio che d'ora in poi consiglierò a tanti la lettura di Stoner di John Williams! 
Perché ci siamo noi in quelle pagine. C'è ogni uomo ricalcante chi più chi meno, sentimenti, dolori, inesattezze, squilibri, rimandi in domande basilari, trasporto trasformante la quotidianità in arma contro apatia, decadimento, e poi quella domanda recalcitrante, subdola, spegnente sogni, desideri, per un'infausta caduta nella soffice e tenebrosa sconfitta che, a mio modesto parere, è compagna di tutti, anche di chi crede di essere arrivato, non si sa dove. 
Cosa t'aspettavi? 
Già!   

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