lunedì 11 settembre 2017

Assalitori


Vagano e vegetano come zombie, ribaldi come pochi, canuti nella loro follia, senza nerbo e, soprattutto dignità.
Brancolano come ebbri fuoriusciti da un'osteria, alla ricerca del sangue vitale, che per loro è esclusivamente la visibilità.
Gracchiano senza fine, senza un fine, cogliendo l'occasione propizia, che nel loro caso, essendo anche avvoltoi, è la sciagura tipicamente italica, l'alluvione. 
Sono portati, da sempre, a cavalcare l'eccezionalità dell'evento senza comprendere che il popolino che li mantiene non tende in coglionaggine all'infinito. 
Conosciamo i delitti ambientali perpetrati in questi decenni da questi orchi, dediti alla concessione edilizia fuori controllo, alla voltata di spalle giudaica permettente l'abuso, sanato successivamente con l'abbraccio mortale del condono. 
Permettono di coprire canali, di cementificare in ogni dove, fingendo di non sapere che la natura e soprattutto l'acqua, tornano sempre nei loro letti. E quando muoiono famiglie, come quelle livornesi, eccoli vomitare falsi e stridenti moti d'indignazione, di fuoriuscite criminali di invettive al fato, all'imprevedibile, al non programmato. 
Falsi e bugiardi usano delle tragedie per scannarsi a vicenda, per incolpare l'ultimo arrivato, dimenticando che lo scempio ha altri padri antichi come la stagnazione della corruttela. 
Sanno che le parole fanno ancora un certo effetto, per cui oggi che è l'indomani del lutto, sparano solidarietà e commozione a profusione, intenerendo cuori ancora distratti per mancanza di memoria. 
E come da tempo immemore oggi si ripiangono vittime innocenti, uccise dal maltrattamento della natura, dall'impreparazione di molti, dalla stoltezza dei soliti noti. 
Questo succede in una nazione dedita esclusivamente alla preservazione della specie di casta. 

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