mercoledì 23 agosto 2017

Grande articolo!


Lorsignorri

di Marco Travaglio

Farà piacere alla Nazione tutta, e dunque anche ai nostri lettori, apprendere che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, appresa la notizia della tragica fatalità sismica che ha colpito proditoriamente e inaspettatamente l’isola di Ischia, ha prontamente chiamato i sindaci di Casamicciola e Lacco Ameno, i comuni più colpiti, per esprimere “il cordoglio per le vittime e la solidarietà e la vicinanza alla popolazione colpita dal terremoto”. I primi cittadini, riverenti e deferenti, ma soprattutto ignari dell’abusivismo selvaggio nei rispettivi comuni, “hanno manifestato l’apprezzamento e la riconoscenza per i soccorsi tempestivi ed efficienti”. Al che il capo dello Stato, visibilmente commosso – a quanto riferiscono fonti del Quirinale – “si è impegnato a visitare, quando possibile, i comuni colpiti e ha assicurato la sua attenzione per la ricostruzione”, non senza “condividere l’apprezzamento per Protezione civile, Vigili del fuoco, Forze dell’ordine e di tutti coloro che si stanno prodigando con abnegazione e professionalità per l’opera di soccorso” e “far giungere un augurio particolare ai fratellini estratti dalle macerie con grandi complimenti alla squadra dei soccorritori”. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dal canto suo, essendo un tipo sveglio e soprattutto giovane, ha twittato con agile gesto quanto segue: “L’Italia si unisce nel dolore per le vittime e nella solidarietà. Siamo tutti a fianco delle forze impegnate nei soccorsi”. 

Non poteva mancare, nel coro delle prefiche, la voce tonante del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha invitato a rinviare le polemiche ai prossimi giorni (ci farà sapere lui quali saranno i più indicati), perché “questo è il momento di salvare vite, non di altro. E sul fronte dei soccorsi stiamo producendo insieme a tutte le forze dell’ordine e alle istituzioni nazionali e locali il massimo sforzo. Bisogna mantenere i nervi saldi. Ci saranno da domani anche altri problemi, adesso bisogna affrontare l’emergenza”.
Parole sante, a riprova del fatto – ove mai ve ne fosse il bisogno – che l’Italia in generale e la Campania in particolare sono in ottime mani. 
Confrontando i messaggi delle Massime Autorità dopo ogni terremoto, alluvione, frana e disgrazia assortita, ci sorge il sospetto che ogni presidente, premier, governatore e sindaco tengano nel cassetto un comunicato prestampato, ereditato dai predecessori e lasciato in giacenza ai successori, buono per tutte le catastrofi e infatti sempre uguale. Mancano solo il luogo e la tipologia del disastro, che il governante pro tempore deve sforzarsi di compilare negli appositi puntini di sospensione.

Unica eccezione, in 72 anni di Repubblica, il discorso di Sandro Pertini sui ritardi nei soccorsi ai terremotati dell’Irpinia, nel 1980. Per il resto, le rituali lacrime di coccodrillo, le solite pietose bugie sulla tragica fatalità che non si poteva prevedere né evitare (la parola prevenzione è severamente vietata nel vocabolario dei politici italiani), i consueti falsi giuramenti di “mai più condoni” e gli immancabili annunci di immediata e completa ricostruzione con procedure – ci mancherebbe – più snelle e trasparenti, immancabilmente seguiti da decenni di macerie & retate. Nel 1985, cinque anni dopo il disastro in Campania, il governo Craxi vara il primo mega-condono edilizio. Risultato: 1 milione di nuove case abusive in 10 anni. Nel 1994 il primo governo Berlusconi riapre i termini della maxisanatoria, mascherata da “Misure di razionalizzazione della finanza pubblica”. E giù nuovi abusi à gogo (quasi una nuova casa fuorilegge ogni tre nel primo anno, in seguito e tuttoggi una su sei o sette). Intanto nuovi terremoti di media entità fanno danni di enorme gravità anche grazie ai condoni: Umbria 1997 e Molise 2002. Puntuale, nel 2003, ecco un nuovo condono del governo Berlusconi-2, travestito da “Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell’andamento dei conti pubblici”. Nella primavera del 2009 si discute del “Piano casa”, ultima trovata di B. per consentire agli italiani di ampliarsi la casa in barba alle norme antisismiche, norma frettolosamente ritirata in aprile, causa il devastante terremoto d’Abruzzo: quasi una vendetta di Madre Natura, purtroppo a danno di 308 innocenti, mentre i politici colpevoli si pavoneggiano facendo passerella su cadaveri e macerie.

Ma la lezione non basta: nel 2010 la solita manina tenta (fortunatamente invano) di infilare un altro condono nel Milleproroghe di fine anno. Nel 2012 tocca all’Emilia e nel 2016 al quadrilatero Lazio-Umbria-Marche-Abruzzo con epicentro Amatrice. Anche lì cordoglio, ricostruzione subito e mai più condoni. Infatti ecco il nuovo condono mascherato del ddl Falanga (fortunatamente arenato in Parlamento). E la legge regionale della Campana di don Vicienzo De Luca, che allunga i tempi delle demolizioni: il governo Gentiloni la impugna dinanzi alla Consulta e il 13 agosto il Masaniello de noantri lo sfida a mandargli “l’Esercito, il Genio Militare, i Provveditorati alle Opere Pubbliche per le immediate demolizioni”. Un governo serio chiederebbe le immediate dimissioni del governatore sedizioso e un partito serio lo espellerebbe su due piedi. Invece non accade nulla. O meglio, otto giorni dopo arriva il terremoto in uno degli epicentri mondiali dell’abusivismo: Ischia. L’isola che investigatori come il pm napoletano Henry John Woodcock e il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto avevano tentato di riportare a un minimo di legalità, pagandone le conseguenze del caso. Cordoglio, ricostruzione subito, mai più condoni. E niente polemiche, ci mancherebbe, per non disturbare i politici nelle loro due specialità: contare i morti e organizzare le esequie.




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