giovedì 24 agosto 2017

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giovedì 24/08/2017
ANTICIPAZIONE -
Sorrentino a caccia di olgettine, ma B. non si cura di “Loro”

di Daniela Ranieri

Se come crediamo Berlusconi vincerà le prossime elezioni, da solo o in coalizione o per mezzo di qualche alambicco nazareno, il film di Paolo Sorrentino intitolato Loro, dal cui set ieri sono uscite le prime foto, sortirà un effetto iper-straniante. Quel che credevamo ormai consegnato al sabato sera della Repubblica e agli archivi del kitsch, del trash, e in definitiva della storia del circo italiano, tornerà sdoppiato, sullo schermo e nella realtà, col primo che, come sempre quando si tratta di B., arrancherà dietro alla seconda come Achille con la tartaruga.

Le foto dal set diffuse dall’Ansa sono un’epigrafe promettente: ragazze acchittate in quella mise che ha superato ampiamente il sottile crinale tra l’essere provocanti ed esercitare la professione del meretricio, contemplano il Foro romano; e già qui rileviamo che la realtà era di gran lunga più ingegnosa, ricordando che B. faceva esplicita richiesta al fornitore Tarantini che le ragazze scaricate a carrettate a Palazzo Grazioli indossassero tubini neri discreti e scarpe col tacco basso, neanche dovesse scritturarle per condurre il pomeriggio di Canale 5.

È che quel che i semiologi chiamano détournement (spostamento, deviazione), cioè il prendere i codici della catastrofe estetica che è stato il berlusconismo per usarli in chiave critica, con B. e il suo mondo non funziona. Perché questi sono stati già iper-reali, sono già passati attraverso la sua Tv che ne ha amplificato la potenza, e soprattutto perché proprio in quella catastrofe ha sempre risieduto la forza personale, politica, immaginifica ed elettorale di B.

Non è un caso se da genio dell’immagine qual è, lui abbia accettato di buon grado di incontrare il regista mettendogli a disposizione le sue case come location. Lui sa che la sua audience, educata nello sguardo e nel giudizio da 23 anni di videocrazia, non sarà in grado di cogliere lo “spostamento” e si fermerà al primo livello dello “specifico filmico”: quello in cui B. è stato ed è talmente importante per la storia nazionale da meritare un film-biografia. Dunque da tornare a condurre i giochi di una politica a buon bisogno ridotta peggio di quando c’era lui. B. non ha paura del suo fantasma cinematografico perché nessuna ricostruzione, verista o “spostata”, delle sue malefatte può raggiungere il vero. Niente sarà infamante o calunnioso, per uno che la cronaca nera la produceva. Così mentre Sorrentino racconta da par suo cosa è stato B., lui, imprendibile, è già avanti, e si fa fotografare in un prato mentre allatta agnellini, poi in un McDonald’s con lo sguardo alienato da sciantosa di Toulouse-Lautrec, poi al compleanno della Pascale, davanti a una torta della Disney che da sola, più della frode fiscale allo Stato, in un Paese civile gli sarebbe valsa la galera.

Ovviamente tutti ci domandiamo se vedremo il bunga-bunga, o il suo simulacro caricaturizzato e grottesco (nel caso Loro avrà le stesse atmosfere de Il Divo): sarebbe come, finalmente, scassinare l’ultimo tabù e buttare giù la porta nella cui serratura lui ci ha costretto a guardare per anni, condividendo il suo stesso voyeurismo (ma già fece luce a Un giorno in pretura il diario di Iris Berardi, minorenne nel 2008: “Le ragazze fanno un balletto attorno al palo, si spogliano e nelle chiappe hanno scritto abbiamo voglia di pisellone”). Origlieremo ancora le telefonate alla D’Addario, quelle tra le ragazze su tariffari e regalie, quelle di Tarantino e Lavitola su colui che chiamavano “Nano maggiore”, “Quello là” e “Verme marcio”. Ma confidiamo che il sesso berlusconiano, invero tra le cose meno sessuali della storia della sessualità umana, non sarà il centro di Loro. Vedremo i personaggi secondari della pochade – Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti, Ruby Rubacuori, l’avvocato Ghedini (che coniò l’espressione “utilizzatore finale”), marionette di un Goldoni pecoreccio/poliziesco ambientato tra Arcore e Villa Certosa, un po’ la Villa Adriana del XXI secolo, col vulcano e il mausoleo. Speriamo non manchino i dettagli barocchi, i menu tricolore imposti alle olgettine, i gioiellini di marca Recarlo anch’essi coi colori della bandiera (quando uno alla Patria ci tiene), tutto il Walhalla geriatrico-sanitario e para-carcerario dei servizi sociali, i due cancri sconfitti a reti unificate, lifting, prostatiti, uveiti, tendiniti, malori da comizio (“colpa della sinistra”), lanci di duomi in faccia con ostensione del volto insanguinato, la sua Sindone mediatica. Se B. non vincerà, il film ci farà capire meglio chi è stato. Se vincerà, capiremo meglio chi sono gli italiani.

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