E' bastata una frase, letta su un giornale, per farmi
ricadere nella depressione letteraria, frutto della mia abissale ignoranza.
"Vergin di servo encomio e di codardo
oltraggio"
Ecco la miccia del percuotermi petto e animo per gli
anni giovanili passati ad infiascare, a lanciare tappi in aria, a deliziarmi di
nullità!
Una frase già letta, di un'altisonante bellezza.
Basandomi sulla memoria, offuscata da fumo e lipidi e non da una struttura
portante eretta attraverso l'apprendimento, sono riuscito a focalizzare la
fonte: Manzoni - "Cinque Maggio".
Il dolore però non si è affievolito, tutt'altro! Sono
entrato nell'età del fagocitar pensieri, letture, prose, meravigliandomi della
bellezza, intrinseca di scritti alla portata di tutti ma, per doli personali,
trasformati in enclave di sapere per pochi, eletti e fortunati.
Il sapere è il nettare della vita ma come tutte le
belle cose, va iniziato a coltivare nell'età della crescita. Il ritardo causato
da scuole sbagliate, da negligenze strutturali, dall'esterno pulsante e
voglioso di realizzazioni nell'immediatezza, provoca coll'andar del tempo
reazioni dolorose dovute all'incapacità di afferrare bellezze oramai sbiadite.
Mi dolgo profondamente di non essere riuscito a
spasimare per questa nobile causa, a non abbeverarmi alle fonti umane dello
scibile, della poesia, del racconto!
Esorto i giovani a non scialacquare dissennatamente
questa opportunità che non torna, purtroppo, più!
Potessi tornare indietro mi lascerei avvolgere da
epica e poeti greci, mi trastullerei il core accanto al Leopardi, al Manzoni,
ai poeti stranieri, leggerei d'un fiato nei pomeriggi estivi tomi immensi
scoccanti dardi infuocati generanti acciaio nell'intimo, granito per il
divenire, incrollabilità nelle certezze, fuoco animante il relazionarsi con gli
altri, gioia per il substrato desideroso da sempre di scrollarsi d'intorno le
inezie profuse a grandi mani da chi vorrebbe vederci inerti ed inermi!
Tardi sono diventato divoratore di letture, generando
una dissolutezza senza pari tanto è l'impellenza di riportarmi a galla,
formante un inizio simultaneo di letture credo unico al mondo, senza riuscire a
completarne alcuna, saltando di palo in frasca abbacinato dal nuovo che oscura
l'appena iniziato, in un turbinio confuso e borioso, lontano anni luce dalla
cultura vera, quella non ostentata ma appagante in solitario.
"Vergin di servo encomio e di codardo
oltraggio"
Rileggendo il "Cinque Maggio" sono planato
nel lago delle emozioni, nel circolo delle bocche spalancate dal meraviglioso.
Leggere ci porta fuori dall'impasse, certifica il primato umano, consolida
sentimenti, corrobora sinapsi, differenzia gli animi, permette di godere di noi
stessi, consentendoci di convivere con l'Io, esulando bruttezze e bassezze,
rendendoci teatranti zingari, affabulatori in cammino sul crine, a volte
pericoloso, delle vette di quella catena montuosa che chiamiamo, in modalità
bignami, Vita.
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