venerdì 27 maggio 2016

La pesa


E quindi dopo averlo evitato, in piega meglio di Valentino, dopo aver fatto passare eternità fingendo indifferenza, amnesie, sono andato al controllo medico. Entrato, come un novizio al Moulin Rouge, ho assunto un atteggiamento simile ad un lavavetri di grattacieli, arrampicandomi per cercar di distogliere, senza successo, colei che, a breve, mi avrebbe mandato, come un manzo al mercato, in pesa. 
Già sapevo, posizionando il fermo della cinta al primo buco o, qualora desiderassi assumere postura tipica di chi sta per soffiare su una torta con decine di candeline accese, addirittura al secondo, che l'adipe s'era rigenerato alla grande, facendo scomparire la vista della bottoniera di mezza vita e rendendo la cravatta simile ad un arco! 
E mentre parlavo, adocchiavo lo strumento di tortura, di verdetto, rimanere inflessibile sullo zero. 
"Bene adesso vada sulla bilancia!" mi dice il medico. Ed io, sconsolato più di Orfini davanti alla parola decisionismo, salgo e rivedo, come ai bei tempi, la lancetta indicatrice girare a gran velocità come quella del pungiball del luna park colpito ai tempi dal braccio di ferro de noantri, fermandosi a sfiorare impercettibilmente il quintalozzo, le nefaste tre cifre, l'applauso a scena aperta dei club dei goduriosi culinari di tutto il globo. Come scoperto con una chianina in valigia ad una convention vegana, ho atteso il giudizio scoprendo il collo, che è arrivato in versione sibilo fischio, propria di quell'ammirazione deleteria di chi, al primo movimento dei tuoi bulbi, è pronto a sgusciare la spada scintillante da samurai.
Cercando di nascondermi dietro la frase alla Picierno "si, ma sono vestito!" manco fossi Tyron Lannister nel Trono di Spade, sono stato redarguito alla grande ed uscendo mi sono diretto triste e sconsolato dal mio amico ristoratore dove, tra linguette al polpo, filetto di tonno, fragole con gelato, caffè e sambuca, ho cercato di ritrovare me stesso, riuscendovici.
Hic!

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