Questa immagine mi ha incuriosito, anche perché l'interno non lo avevo mai visto:
E' uno di quei luoghi per cui prende forma, si concretizza, si rivela il demonio ed il suo sterco: questo infatti è l'interno dello IOR, la cavernosa banca luogo di misfatti, di sotterfugi, d'immondizia finanziaria sito all'interno della Città del Vaticano.
Qui dentro ha circolato e, forse, continua a circolare moneta immonda, frutto di guadagni di malavite organizzate, di riciclaggio, di mercato della droga, insomma una immensa centrifuga, una beata lavatrice.
Guardate la sontuosità, quel tavolino al centro dove il dio denaro scruta i clienti indaffarati ad occultare, a riciclare, a sottrarre ricchezze alla comunità per i propri porci comodi.
Intendiamoci: ci sono anche conti intestati a fin di bene ma, pare oramai chiaro, anche cloache segrete ed eterne, riconducibili a squallidi personaggi a cominciare dal Gobbo Scomparso, l'amico delle mafie che qui faceva quel che gli pareva, convinto com'era di lavarsi quotidianamente attraverso la presenza alla Messa mattutina, a cui partecipava con scorta (come l'inizio del film "il Divo" ci ricorda alla perfezione)
Emerge da questa foto anche una clamorosa idiosincrasia, una sfacciata incongruenza, una presenza inspiegabile come se in casa Siffredi vi fosse il "Manuale della santa castità", la Treccani in quella di Gasparri, la raccolta dell'Osservatore Romano nell'abitazione di Odifreddi, il premio per la migliore arguzia nella magione della Picierno, "Come cuocere alla perfezione una chianina" in casa di un vegano, o la summa dell'indefesso giornalista nella dimora di Gianni Riotta, ed infine "Come risparmiare spazio in casa" nella bicocca del Cardinal Bertone.
Non sentono durante le notti, nelle sacre mura un lamento, flebile ma costante, che ricorda parole tipo "ma che ci faccio qui?"
Già! Ma che ci fa Lui in quel luogo della perdizione?
Chi lo avrà posizionato su quel muro, con quale coraggio? Forse per superstizione, per sperare che gli affari continuino ad andar a gonfie vele come in questi decenni?
Lo avranno scambiato per un amuleto?
E chi entra per disbrigare occulti affari, lo noterà?
E se lo notasse, che penserebbe? Magari qualche losco monsignore potrebbe arrivare a dire "bello quell'oggettino lassù appeso! Mi ricorda qualcuno! Ah si! Quand'ero in seminario! Si facevano delle riunioni di gruppo, un po' pallose, e si recitavano a memorie delle storielle! Ah che bei tempi! Com'ero giovane e senza problemi allora!"
Direttore dello Ior! La prego! Lo sposti! Sposti il Simbolo della sofferenza, la calamita dell'Amore. Lo metta in qualche cassetto. Perché lì dentro stona più che Calcagno a gestire le fortune murarie e i lasciti dei citrulli che ancora credono di fare la cosa giusta nell'affidare ai paonazzi ingordi, fortune per pochi, gli amici dello Ior.
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