L’ultimo crimine
DI MARCO TRAVAGLIO
È vero quel che dice Riccardo Pacifici, ex leader degli ebrei romani: Israele è più odiato che nel 1982 dopo Sabra e Chatila, dove i falangisti maroniti libanesi trucidarono oltre un migliaio di palestinesi sotto lo sguardo complice delle sue truppe. Lo vediamo anche noi nelle lettere che riceviamo e nei commenti sui social. Ciò che Pacifici non vede, o non vuole vedere, è che la causa di quell’odio non sono la propaganda di Hamas e le parole più o meno appropriate usate da politici e intellettuali, anche ebrei, per condannare i crimini di Netanyahu&C.: sono i crimini del governo Netanyahu&C. e la totale impunità che li accompagna da 22 mesi. L’effetto, sui cittadini dei Paesi alleati e complici di quel governo terrorista, è un misto di orrore, impotenza e frustrazione. Che impedisce a molti di distinguere fra gli ebrei e gli israeliani, fra gli israeliani e il loro governo, fra Netanyahu e i predecessori.
Se scrivi un’ovvietà storica – cioè che i palestinesi pagano ancora il tragico errore dei loro leader e dei governi arabi che rifiutarono la risoluzione Onu 181 del 1947 sui due popoli in due Stati, scatenando quattro guerre in 25 anni per cancellare Israele anziché fondare la Palestina – ti rispondono persone inferocite che preferiscono ignorare la storia e negano spensieratamente il diritto degli ebrei ad avere uno Stato perché Netanyahu lo nega ai palestinesi. Se ricordi che per 30 anni Israele fu governato da politici illuminati della sinistra socialista, e poi da un ex terrorista di destra che però restituì all’Egitto i territori occupati nel 1967 in cambio della pace, ti replicano come se dal 1948 avesse sempre governato Netanyahu. Non vogliono sentirsi dire che Begin firmò la pace a Camp David e Rabin a Oslo, che persino il falco Sharon accettò l’idea dei due Stati e ritirò esercito e coloni da Gaza, che Barak e Olmert offrirono invano all’Anp il 96% e oltre il 100% dei territori occupati. Se sbatti ogni giorno in prima pagina gli stermini di Netanyahu perché siano sanzionati, ti becchi dell’“antisemita”; e contemporaneamente del “sionista” da chi non vuol vedere che anche nell’ora più buia Israele è pieno di politici, giornali, intellettuali, militari, magistrati e cittadini che contestano il governo, come accade solo nelle democrazie. Proprio questo è il problema di Netanyahu: non può annettere i territori occupati, sennò darebbe la cittadinanza e il voto a 5,3 milioni di palestinesi di Gaza e Cisgiordania, che coi 2,1 milioni di palestinesi d’Israele supererebbero i 7,1 milioni di ebrei. Ma oggi, in questo inferno di sangue, fame e odio, è quasi impossibile ragionare: Netanyahu e la sua cricca, oltreché dei morti ammazzati, degli affamati, degli assetati e dei deportati, dovranno rispondere anche di questo crimine.
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