sabato 2 agosto 2025

L’Amaca


Dichiarare guerra alla Svizzera
di Michele Serra 

"Dichiarare guerra alla Svizzera” era una delle fissazioni parodistiche di Cuore e dei suoi lettori. Ora lo ha fatto, per davvero, Donald Trump, che dicono molto irritato perché le banche svizzere hanno spostato buona parte dei loro interessi verso il mercato asiatico, con conseguenze sgradevoli sul debito pubblico americano. E dunque, assecondando la sua sfrenata pulsione punitiva, ha imposto alla Svizzera un dazio altissimo, 39 per cento, simile a quello inflitto a Paesi produttori di jeans e elettronica a basso costo.

Pare che le autorità svizzere non siano contente, e non a causa delle difficoltà che gli orologi a cucù incontreranno sul mercato americano. È una rottura abbastanza trasparente del quieto vivere molto gradito alla finanza mondialista, una turbolenza grave: se i ricchi litigano tra loro — ci si domanda nei peggiori bar del pianeta — almeno qualche briciola cadrà nel nostro piatto?

Il problema, evidente anche ai non economisti e ai non analisti di politica internazionale, è che il sovranismo, lo dice la parola stessa, non ha la concordia tra i popoli tra i suoi obiettivi, optando, semmai, per una lotta suprematista senza tregua, nel continuo desiderio di stabilire chi è il più forte, il più ricco, il più armato, eccetera. Non c’è dubbio che il precedente ordine mondiale non fosse favorevole ai poveri; ma nemmeno si può dubitare del fatto che se i ricchi litigano tra loro, nemmeno mezzo vantaggio potrà confortare il resto dell’umanità. I danni collaterali, possiamo scommetterci, saranno tutti a carico del cosiddetto popolo, che paga il suo dazio da tempo immemorabile, ben prima di Trump.

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